Caso Paragon, il governo non risponde e minaccia querele a chi lo accusa di aver spiato giornalisti
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Il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, alla Camera, ha risposto all'interrogazione delle opposizioni sul caso Paragon. Ha negato che i contratti di Paragon con l'Italia siano stati stracciati – come invece hanno riportato diverse testate internazionali – e ha riaffermato che i servizi italiani non hanno messo in atto alcuno spionaggio nei confronti di giornalisti. Ma non ha risposto alla domanda centrale posta dai parlamentari: ovvero, chi abbia spiato il direttore di Fanpage.it e altre sei persone, e perché. In chiusura, il ministro ha anche annunciato possibili querele nei confronti di chi lo ha accusato di aver spiato giornalisti.
"Come tutte le intelligence del mondo, anche i servizi italiani al fine di contrastare le organizzazioni terroristiche e criminali" usano da molti anni "strumenti come quelli prodotti da Paragon Solutions", ha detto Ciriani. "Il governo ribadisce che le agenzie di intelligence rispettano nel modo più rigoroso la Costituzione e le leggi", in particolare per quanto riguarda "i soggetti tutelati per legge, in primis i giornalisti. Tutto ciò avviene sotto il controllo – ciascuno per la sua parte dell'Autorità delegata, del Copasir e della magistratura".
Ciriani ha specificato che anche nelle ultime settimane "Paragon ha garantito la fornitura del servizio in ottemperanza alle clausole contrattuali con massima professionalità e serietà". Allo stesso tempo, quindi, il ministro ha confermato che l'Italia ha un contratto con Paragon e ha smentito che siano stati cancellati: "Nessuno ha rescisso in questi giorni alcun contratto nei confronti dell'intelligence, tutti i sistemi sono stati e sono pienamente operativi contro chi attenta agli interessi e alla sicurezza della nazione". A dare la notizia che i contratti fossero stati disdetti era stato il Guardian, e anche il quotidiano israeliano Haaretz aveva confermato poco dopo.
Toccherà "all'autorità giudiziaria accertare l'origine delle vulnerabilità denunciate, e i servizi italiani sono pronti a dare tutto il loro supporto", ha proseguito Ciriani. "Puntuale risposta è stata data al Copasir ieri dall'audizione del direttore di Aise, e altre ne arriveranno nelle prossime settimane se richiesto".
Oggi è la prima volta che il governo ha preso ufficialmente posizione sul caso Paragon da quando è emersa la notizia sui contratti disdetti. Prima di allora, l'unica nota era arrivata da Palazzo Chigi per smentire che l'intelligence avesse spiato giornalisti. E Matteo Salvini, in conferenza stampa, aveva fatto un riferimento poco chiaro a una "regolamento di conti interno" tra i servizi segreti.
Rispondendo al Movimento 5 stelle sullo stesso argomento, poi Ciriani ha aggiunto una minaccia a chi ha accusato l'esecutivo Meloni di essere coinvolto nel caso: "Il governo intende adire a vie legali contro chiunque in questi giorni lo ha direttamente accusato di aver spiato i giornalisti. Come tutti possono constatare, il governo non ha spiato i giornalisti, ma semmai li ha portati in salvo". Il governo Meloni, insomma, oltre a non rispondere direttamente alle domande dell'opposizione è sembrato più preoccupato di difendersi da chi lo attacca che a cercare la verità nel caso Paragon.
"Ci dicono che il contratto con Paragon è ancora attivo, che non è stato rescisso e che è tutta un'invenzione", ha commentato Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi-Sinistra. "L’unica cosa che non ci dicono è chi ha spiato giornalisti e attivisti delle Ong. Non ci dicono chi ha dato l’ordine di spiare Cancellato, Casarini e le altre persone che non dovevano essere spiate". Forse, ha concluso Fratoianni, "è il momento che il governo Meloni anche qui si assuma le proprie responsabilità".