video suggerito
video suggerito

Caso Padova, Ue contro il governo: “Chi è genitore in uno Stato deve esserlo in tutti i Paesi europei”

L’Ue critica l’Italia per le discriminazioni contro la comunità Lgbt e le famiglie arcobaleno: “Chi è genitore in uno Stato deve esserlo anche negli altri Paesi Ue”.
A cura di Annalisa Cangemi
83 CONDIVISIONI
Immagine

L'Unione europea è stata interpellata sul caso di Padova, dove la Procura ha deciso di impugnare ben 33 certificati di nascita relativi a 33 coppie di mamme, dal 2017 ad oggi, perché secondo il pm queste registrazioni violano la legge. Pertanto ora si vorrebbe privare quei bambini, alcuni dei quali hanno 6 anni, del genitore non biologico, che di fatto sarebbe cancellato per legge.

"Personalmente non sono al corrente del caso e normalmente non commentiamo casi individuali. Più in generale ricordo la proposta della Commissione dei diritti genitoriali transfrontalieri. Chi è genitore in uno Stato deve esserlo anche negli altri Paesi Ue, ma il diritto di famiglia è competenza dei Paesi membri", ha detto il portavoce della Commissione Christian Wigand rispondendo, nel briefing quotidiano, ad una domanda sul caso della città veneta, che potrebbe fare da apripista e potrebbe spingere altre procure in altri Comuni d'Italia ad andare in quella direzione.

Proprio questa mattina in un'intervista la ministra per la Famiglia Eugenia Roccella aveva esplicitamente appoggiato la decisione del pm di Padova di rettificare quegli atti di nascita. "Non entro nel merito delle decisioni dei magistrati. Mi pare chiara però la cornice in cui questa vicenda si inserisce: in Italia si diventa genitori solo in due modi, o per rapporto biologico o per adozione. Lo ha ribadito anche la Cassazione. La genitorialità per contratto in Italia non esiste", ha detto al Corriere della Sera,

"Nella sua intervista di oggi Eugenia Roccella afferma una serie di menzogne, falsità e inesattezze non degne di un ministro della Repubblica. Secondo lei l'adozione "non è una procedura discriminatoria": ma come si può definire se non una discriminazione l'imposizione di una procedura del genere a chi ha costituito una famiglia ormai da anni o ha già concluso un percorso di adozione all'estero? Il portavoce della Commissione europea per la Giustizia, l'uguaglianza e lo Stato di diritto, Christian Wigand ha affermato che "se si è genitori in uno Stato membro, è necessario che anche gli altri Stati rispettino questa decisione", smentendo Roccella su questo punto", ha commentato la coordinatrice del comitato politiche di genere e diritti civili del M5s Alessandra Maiorino.

"Seconda menzogna: secondo Roccella "i bambini non si accorgeranno del cambiamento che probabilmente durerà pochi mesi". Ma come fa a dire una cosa del genere? Può escludere oggi che ci saranno dirigenti scolastici che chiederanno l'autorizzazione al genitore per andare a prendere il figlio? E soprattutto: secondo lei i colloqui con i servizi sociali, le valutazioni di idoneità, le udienze in tribunale tipiche dei procedimenti di adozione rientrano nelle normali attività di una famiglia? E infine, Roccella dice che "Sono stati i sindaci, per scelta politica, a compiere atti in contrasto con quella sentenza, sapendo che avrebbero potuto essere impugnati". Anche qui mente. Gli atti sono quasi tutti precedenti alla sentenza, e questa peraltro si riferisce al caso di una coppia che ha fatto ricorso alla gestazione per altri all'estero, mentre a Padova verranno impugnate le trascrizioni di mamme. Almeno questo la ministra dovrebbe saperlo, ma invece continua ad essere la testa d'ariete di una campagna vergognosa di questo governo che attacca la comunità LGBTQ+ per evitare di affrontare le vere emergenze del paese e non si fa scrupolo di calpestare i diritti dei nostri concittadini più fragili: i bimbi", ha aggiunto Maiorino.

83 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views