Caso Open, l’ex ministro Lotti indagato per corruzione insieme a Toto e Bianchi
Aggiornamento del 3 luglio 2024: la posizione del Sig. Donnini Gallo Patrizio è stata archiviata con decreto del Tribunale di Firenze, Sezione GIP, del 13.1.2022, nel procedimento n. 9059/2019 RG GIP, che ha rilevato l'infondatezza della notizia di reato.
Il deputato ed ex ministro del Partito democratico, Luca Lotti, l'avvocato Alberto Bianchi, e gli imprenditori Alfonso Toto e Patrizio Donnini sono indagati nell'ambito dell'inchiesta della procura di Firenze sulla fondazione Open, da cui sono arrivati i finanziamenti per l'organizzazione della Leopolda di Matteo Renzi. L'ipotesi di reato, a quanto si apprende da fonti investigative, sarebbe quella di corruzione.
L'inchiesta era stata aperta per finanziamento illecito, un reato per il quale sono iscritti al registro degli indagati anche lo stesso Renzi e l'ex ministra Maria Elena Boschi. Solo nei mesi scorsi sarebbe poi spuntata anche l'ipotesi di corruzione, anche se non era chiaro a chi fosse stato contestato il reato. Nell'avviso di proroga delle indagine, tuttavia, non sarebbe stato specificato l'episodio a cui è riferito il reato contestato. L'ipotesi da cui sono nate poi le indagini, ad ogni modo, è quella per cui la fondazione sia stata usata come un'articolazione di una corrente di partito (cioè il Partito democratico), violando quindi le norme sul finanziamento.
Sotto la lente della guardia di Finanza ci sono oltre 7 milioni di euro, che sarebbero confluiti nelle casse della fondazione tra il 2012 e il 2018. Fin dalle prime fasi delle indagini risultavano indagati l'ex presidente di Open, Alberto Bianchi, e l'imprenditore Marco Carrai, accusati appunto di finanziamento illecito ai partiti. Lo stesso reato era stato poi ipotizzato dai pm anche per Renzi e i componenti del consiglio direttivo della fondazione, Boschi e Lotti.
"Tecnicamente è stata fatta una richiesta di proroga delle indagini per le quattro persone, con riferimento all'articolo 318, senza contestazioni particolari: una richiesta vaga", ha spiegato a LaPresse l'avvocato Nino D'Avirro, difensore di Bianchi. Oltre alle somme ricevute illecitamente dalla fondazione per finanziare l'attività politica della corrente renziana, Open avrebbe anche rimborsato delle spese ad alcuni parlamentari: nel caso di Lotti si ipotizza che abbia messo a disposizione direttamente carte di credito e bancomat.