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Caso Mose, parla Galan: “Mi sento come Enzo Tortora”

L’ex Governatore del Veneto respinge in blocco le accuse degli inquirenti e prende le distanze dallo “scandalo Mose”.
A cura di Redazione
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Torna a parlare Giancarlo Galan, ex Governatore della Regione Veneto coinvolto nello scandalo Mose di Venezia, con una intervista a Repubblica nella quale prova a rilanciare la sua linea difensiva. L'esponente forzista rivela il suo stato d'animo e si lancia in un paragone destinato comunque a far discutere: "Mi sento come Enzo Tortora. Come lui vengo accusato da persone assolutamente inaffidabili, che hanno degli interessi per agire come hanno fatto". Galan infatti si ritiene "vittima delle dicerie di Giovanni Mazzacurati, Piergiorgio Baita e Claudia Minutillo", che hanno tra l'altro scelto di patteggiare la propria pena, ammettendo dunque parte delle loro responsabilità.

Poi l'affondo: "Vorrei essere giudicato come un uomo. Non come il politico Giancarlo Galan, non come il fedelissimo di Berlusconi o l'amico di Dell'Utri". E anche all'interno del suo partito, Galan vede un fondo di ipocrisia: "Ci sono quelli che sono garantisti sempre, e quelli che lo fanno solo quando gli conviene. Mi sono stati accanto Capezzone, la Carfagna, la Giammanco, la Santanché. La Gelmini e Romani, invece, sono della seconda specie".

Insomma, l'ex Governatore del Veneto si mostra determinato a voler controbattere punto su punto, rilanciando come aveva fatto solo qualche settimana fa la tesi della sua estraneità alla vicenda, a partire dalla questione della casa: "Altro che restauro milionario, altro che balle. L’ho comprata già restaurata nel 1999 per 300 milioni di lire da un dentista di Pantelleria, dopo che l’asta era andata deserta 15 volte. Ho speso 700 mila euro, ma quante balle…".

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