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Caso marò, De Mistura: “Il premier Renzi ne parlerà con Obama”

Il commissario straordinario del governo alle commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato: “I fucilieri non andranno al processo. Anche gli americani hanno preso a cuore la loro questione”.
A cura di B. C.
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Il caso dei due marò italiani, ancora in attesa di processo on India, sarà discusso dal premier, Matteo Renzi, domani nel colloquio a Villa Madama con il presidente del consiglio, Barack Obama. Ne è certo il commissario straordinario del governo Staffan De Mistura, che ha parlato davanti alle commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato. "Sono sicuro che domani la questione sarà affrontata", ha detto in riferimento alla vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. "Gli americani – ha assicurato – sono molto consapevoli di quanto la questione sia importante per noi e hanno avuto anche loro momenti difficili" in India. "Al processo noi non andiamo, non presenteremo i nostri fucilieri, insistiamo per la giurisdizione internazionale della questione".

Entro 30 giorni, assicura De Mistura, si vedranno gli effetti dell'azione del governo. "L'errore più difficile, per questo poi l'Onu non ci ha sostenuto, fu di autorizzare i due marò a non opporsi alla loro discesa al suolo". Per il commissario, quel 19 febbraio 2012 i due marò non sarebbero dovuti scendere dalla nave. "Purtroppo non fu fatto", si dispiace l'inviato speciale del governo. "Toccando terra, infatti, la vicenda è diventata immediatamente una questione della giurisdizione indiana".

Secondo de Mistura il prossimo 28 marzo, giorno della nuova udienza della Corte Suprema Indiana, le ipotesi che si aprono sono tre. Anzitutto quella del rinvio – "Questa volta all'Italia non sarà fastidio dato il livello di coinvolgimento internazionale allo sdegno – la seconda è che venga mantenuto il ruolo della Nia, la polizia antiterrorismo sul cui intervento l'Italia si oppone sin dal primo momento. La terza via, per l'inviato speciale, è un ‘cocktail estetico': si elimina la Nia ma resta il suo capo, che ha formulato il capo di accusa". In quel caso la corte chiederà l'inizio del processo "usando la persona ma non la struttura".

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