Direzione PD, Renzi: “Astenersi al referendum è sacrosanto e legittimo”
Ore 19:15 – La replica di Matteo Renzi riassume gli spunti di discussione emersi nel corso del dibattito: "Si è discusso e lavorato in questi mesi, ma la ricostruzione del Giglio Magico che decide da solo è buona solo per qualche tweet […] Il referendum non discute delle simpatie o delle antipatie nel PD, ma solo se quella concessione va rinnovata fino all'esaurimento del giacimento. L'astensione non è disinteresse, ma è un modo per dire no, e chi la propone non vuole ingrossare le fila dell'antipolitica. Aver insistito su questo referendum, come hanno fatto alcune Regioni, è stato un errore politico; noi sentiamo la responsabilità delle famiglie che rischiano il posto di lavoro". Poi precisa: "Non ho attaccato magistratura, ho solo detto che ‘loro' erano quelli del legittimo impedimento, noi siamo quelli che vogliono fare i processi e si mettono a disposizione. È una diversità strutturale, dire che abbiamo attaccato magistratura è una cosa che non fa i conti con la realtà". Su emendamento "Tempa Rossa", dice: "L'emendamento è stato portato in Commissione, subemendato, discusso e poi approvato, sapevamo perfettamente cos'era e ce ne assumiamo la responsabilità". Poi la risposta a Cuperlo: "Mi ritiene non all'altezza, ed è posizione legittima che non discuto. Ma per me oggi la sinistra è creare posti di lavoro, che si fanno con investimenti, anche pubblici, e imprese, sbloccando ciò che è fermo e semplificando".
Ore 17:20 – Durissimo intervento di Gianni Cuperlo, sfidante di Renzi alle primarie del PD e tra i leader della minoranza: "Matteo, a volte coltivi l'arroganza dei capi, non stai facendo il segretario ma stai distruggendo la sinistra. Ora sento molto il peso di restare in questo partito e tu potresti anche dirmi "ciao", ma io ho il dovere di dirti queste cose in faccia".
Ore 16:30 – Sulle trivelle Renzi spiega: "La legge attuale è stata voluta e votata dal PD e la posizione del partito è quella; noi non faremo abiure o scomuniche verso chi ha una posizione diversa, ma c'è un punto chiaro. Chi pensa che sarebbe uno spreco di energia ha tutto il diritto di non andare a votare sperando che il quorum non si raggiunga, la posizione dell'astensione è sacrosanta e legittima".
Ore 16:25 – Il segretario del PD parla della questione banche: "Abbiamo intrapreso una battaglia per cambiare il meccanismo delle banche popolari, ce l'abbiamo fatta grazie al Parlamento (che è lo stesso del precedente Governo, anche se non sembra). Della nostra riforma io sono fiero, se qualcuno ha dei dubbi vada a vedere nelle singole banche, come ad Arezzo dove abbiamo commissariato Banca d'Etruria […] La demagogia ha le gambe corte, se volete discutere nel merito io sono pronto".
Ore 16:20 – Renzi attacca: "Se è reato sbloccare opere pubbliche, allora sono colpevole. Io annuncio che continueremo a sbloccarle e chiedo alla magistratura di essere inflessibile e noi saremo in prima fila affinché si faccia pulizia. Chi però sostiene che il PD abbia preso tangenti ne risponderà in sede civile e penale, noi non siamo una comunità di delinquenti".
Ore 16:10 – "Su Tempa Rossa abbiamo svolto un'attività di sblocco di un'opera che era ferma dal 1989, quando c'era ancora il muro di Berlino. Lo scandalo non è l'approvazione dell'emendamento, ma il fatto che si sia fatto con 27 anni di ritardo. Ora chiedo che la magistratura faccia più in fretta possibile, e arrivi a sentenza, come non ha mai fatto nel passato per le indagini sul petrolio". Poi Renzi spiega: "Il punto è che se sull'opera pubblica qualcuno ruba, si deve fermare chi ruba, non l'opera pubblica. Per questo abbiamo fatto le nuove norme, che sono più dure, come quella sui reati ambientali. Il conflitto di interessi? Votiamo la legge che c'è in Parlamento".
Ore 16:05 – "Sbloccare le opere pubbliche e private è la priorità di questo esecutivo". In questo modo Renzi introduce la questione "Tempa Rossa", provando a rispondere alle polemiche degli ultimi giorni. E utilizza anche un cartello per spiegare come "le multinazionali sono una parte fondamentale dell'economia del Paese" e aggiungere: "Certo che lavoriamo e incontriamo le multinazionali, perché quando vanno via è un disastro per il Paese".
Ore 15:50 – Comincia l'intervento di Matteo Renzi che parte dalla “crisi della sinistra europea”, collegandola alla difficoltà dell’Europa nel gestire i macroprocessi in corso. E sulla questione immigrazione attacca: “Abbiamo la crisi dell'ideale europeo. Abbiamo la crisi del modello istituzionale dei singoli governi che non riescono spesso a formarsi dopo le elezioni. E se la sinistra europea non cambia il paradigma economico, allora non può essere leader nella ricostruzione dell’idea di Europa. Essere di sinistra in Europa oggi significa avere come obiettivo di fondo l'idea del meno tasse per i cittadini che investono nel lavoro e più investimenti privati, senza dimenticare la questione del ceto medio, che è centrale negli Stati Uniti e non solo in Europa”.
Le premesse della vigilia indicano che si tratterà di una direzione nazionale tesa, come solo poche volte è capitato in passato. Se già la posizione ufficiale del Partito Democratico sull’imminente referendum del 17 aprile aveva provocato le ire della minoranza del partito, gli sviluppi del caso Tempa Rossa, con le dimissioni del ministro allo Sviluppo Economico Federica Guidi, rischiano di avere un effetto deflagrante.
Come noto, infatti, da tempo i principali esponenti della segreteria democratica hanno manifestato l’intenzione di non dare indicazioni di voto al referendum sulle trivelle, propendendo per l’astensione in quello che è giudicato un referendum politico contro l’esecutivo guidato da Matteo Renzi. La minoranza, invece, sottolinea come sia un assurdo logico e concettuale invitare gli italiani a disertare le urne, soprattutto considerando che il quesito referendario è stato promosso da Regioni guidate da esponenti del Partito Democratico. Per giunta, la decisione di invitare al non voto gli italiani non è stata discussa in direzione e non si è mai aperto un vero e proprio dibattito all’interno del partito.
Il caso Guidi, poi, ha aperto nuovi interrogativi sui legami fra esponenti del Governo e lobby che operano nel settore energetico / industriale. Peraltro la nomina della Guidi era già stata oggetto in passato di polemiche e discussioni, proprio da parte di esponenti della minoranza, che la ritenevano “troppo vicina” a Confindustria.