Caso Gregoretti: tra un mese la sentenza. Salvini: “Rifarò le stesse cose, la procura mi dà ragione”
Sono servite le parole del pubblico ministero Andrea Bonomo per ripagare Matteo Salvini di "mesi e mesi di amarezze". E se gli italiani gli dessero di nuovo, ma direttamente, ruoli di governo lui rifarebbe le stesse cose, rinfrancato anche dalle parole di chi avrebbe dovuto accusarlo e invece vuole proscioglierlo. Lo ha dichiarato lo stesso ex ministro dell'Interno all'uscita dall'aula bunker del carcere di Bicocca, a Catania, dove oggi si è celebrata l'ultima delle udienze preliminari prima della decisione del gup Nunzio Sarpietro, fissata per il 14 maggio. Salvini dovrà affrontare un processo per sequestro di persona a proposito di oltre un centinaio di migranti bloccati sulla nave Gregoretti alla fine di luglio 2019? La procura, senza sorprese, ha chiesto il non luogo a procedere. Ma le parti civili insistono perché il processo si celebri.
Ci sono volute parecchie ore perché tutte le parti esponessero i propri punti di vista. La parola è stata data per primo al pubblico ministero Andrea Bonomo che, nel corso della sua requisitoria, ha ripercorso le fasi salienti del caso. Dalle verifiche delle condizioni sanitarie a bordo dell'imbarcazione fino allo sbarco, anticipato rispetto agli altri, di donne e minori. "Qui non sono in discussione opinioni politiche", ribadisce più volte il magistrato. "Non è oggetto del procedimento cosa penso io, o la procura di Catania, della condotta del senatore ed ex ministro Salvini – spiega – Era legittimo che venisse individuato come place of safety la stessa imbarcazione, vincolando lo sbarco alla definizione in sede europea dei ricollocamenti?". Era legittimo, per il pm, perché quella decisione era in capo al ministro ed era condivisa con gli altri componenti del primo governo di Giuseppe Conte. La linea, del resto, è quella tenuta dai magistrati etnei dall'inizio della vicenda giudiziaria.
Di tutt'altro avviso le parti civili, che al processo ci vogliono arrivare. Per denunciare le sofferenze sopportate dai migranti in quei giorni extra a bordo della Gregoretti e per chiarire fino in fondo quale sia stato il clima sulla nave della Guardia costiera, al ministero e nei luoghi della diplomazia europea. "Non vogliamo vedere scorrere il sangue con le condanne – sintetizza Corrado Giuliano, che assiste la parte civile AccoglieRete – Vogliamo solo che vengano effettuati ulteriori approfondimenti, ovviamente anche nell'interesse di Salvini".
Per conoscere la decisione del giudice Sarpietro bisognerà attendere ancora un mese. L'avvocata Giulia Bongiorno, senatrice ed ex ministra, dal canto suo non si sposta di un millimetro rispetto alle posizioni assunte sin dal primo momento: "L'azione politica deve essere insindacabile". E quest'udienza preliminare, a detta di molti, sarà un precedente non da poco. "Giudice – è l'accorato appello di Bongiorno – lei ci può restituire la possibilità di scegliere". Cioè la possibilità di agire secondo motivazioni politiche "senza il timore dell'intervento del tribunale dei ministri". Perché, dice Bongiorno in aula, alcuni testimoni hanno parlato "con la paura di essere imputati". Il riferimento non viene mai esplicitato. Ma a udienza finita l'avvocata parla di "dispiacere" per la mancanza di coraggio di alcuni componenti del governo Conte 1, che non avrebbero difeso decisioni prese di comune accordo.