Caso Gregoretti, processo a Salvini: tutte le tappe di un caso che può cambiare la politica
Oggi 3 ottobre si terrà al Palazzo di Giustizia di Catania l'udienza preliminare in cui è imputato per sequestro di persona il leader della Lega Matteo Salvini, per la gestione del caso della nave Gregoretti, della Guardia costiera italiana: nell'agosto 2019 il Viminale ha impedito per giorni lo sbarco dei migranti a bordo della nave, concedendo l'autorizzazione solo dopo aver accertato la disponibilità da parte di altri paesi alla redistribuzione. Proprio a Catania il segretario leghista ha convocato tutti i parlamentari e dirigenti, una sorta di raduno del partito, una vera e propria campagna di sostegno, in sostituzione del consueto appuntamento di Pontida.
Salvini rischia infatti fino a 15 anni di carcere. In caso di condanna, anche in primo grado, per effetto della legge Severino, Salvini potrebbe essere sospeso da ogni incarico; in caso di condanna definitiva decadrebbe dalla sua carica politica. "Sabato prossimo alle 9 sarò in Tribunale a Catania, simbolicamente, per noi in questi giorni capitale europea della libertà", ha detto nei giorni scorsi Salvini. "Ci vado a testa alta difendendo orgogliosamente quanto ho fatto da ministro per difendere il mio Paese, fermando gli sbarchi, riducendo il numero dei morti nel Mediterraneo, assestando duri colpi ai trafficanti di esseri umani e alle mafie del business dell'accoglienza. So che in tanti sarete al mio fianco: dalla Sicilia, umiliata e trasformata da questo governo in campo profughi del continente, e da tutta Italia. Vi abbraccio e vi ringrazio per il sostegno e l'affetto che ogni giorno mi dimostrate".
"Ho totale fiducia nella magistratura – ha aggiunto il capo della Lega – Spero solo di non trovare in tribunale a Catania a giudicarmi un Palamara qualunque perché Palamara, intercettato, disse: Salvini ha ragione, Salvini fa quello che gli chiede la gente, però bisogna trovare il modo di fermarlo, di processarlo".
La vicenda Gregoretti
La vicenda della nave Gregoretti è iniziata il 26 luglio dell'anno scorso. In quel momento Matteo Salvini, che è a capo del Viminale, annuncia: "Non darò nessun permesso allo sbarco finché dall'Europa non arriverà l'impegno concreto ad accogliere tutti gli immigrati a bordo della nave. Vediamo se alle parole seguiranno dei fatti. Io non mollo". Il riferimento è ai 135 migranti soccorsi il giorno prima in due diverse operazioni in acque Sar maltesi, che si trovano a bordo dell'unità Gregoretti della Guardia costiera.
Il 27 luglio la nave italiana arriva alla fonda davanti al porto di Catania in attesa di indicazioni da parte del ministero dell'Interno sull'eventuale porto di sbarco. Intanto le unità della Guardia Costiera di Catania offrono assistenza ai migranti. A bordo tra i profughi c'è anche una donna all'ottavo mese di gravidanza con il marito e altri due figli minori. La coppia si costituirà poi parte civile nel processo a Salvini.
Il 28 luglio la Gregoretti arriva e ormeggia al molo Nato di Augusta, con 132 persone. Ma nessuno scende. Solo il giorno dopo vengono fatti sbarcare 16 migranti, che si dichiarano minorenni.
Il 31 luglio Matteo Salvini annuncia su Facebook: "Cinque Paesi europei e strutture dei vescovi italiani, ecco dove andranno i 116 immigrati a bordo della nave Gregoretti: lavoro fatto, missione compiuta", spiegando che lo sbraco sarebbe stato imminente.
Il 21 settembre la Procura della Repubblica di Catania trasmette al tribunale dei ministri gli atti dell'inchiesta sul caso della nave Gregoretti chiedendo l'archiviazione per il leader della Lega, per il quale l'ipotesi di reato è sequestro di persona: "La Procura ha detto che ho ragione", sostiene Salvini. Il 17 dicembre però il tribunale dei ministri di Catania ribalta quella decisione, inviando al Senato la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini.
Il 18 dicembre, in attesa che si pronunci la Giunta per le Immunità del Senato (il verdetto arriverà il 20 gennaio 2020) e poi l'Aula di palazzo Madama, Salvini chiama in causa il M5s: "La magistratura italiana butta soldi e tempo a perseguire me che ho agito nel pieno interesse del Paese, sulla scorta di accordi internazionali e non persegue chi davvero delinque. Sono curioso di vedere che posizione terrà il Movimento 5 Stelle che sulla vicenda analoga della Nave Diciotti votò contro la richiesta del Tribunale dei Ministri. Sono sereno e la serenità mi è data anche dall'affetto delle persone che incontro ogni giorno che mi esortano ad andare avanti, a filare dritto per difendere il nostro Paese".
Poco dopo però Luigi Di Maio rimanda al mittente la provocazione: "Voglio ricordare una cosa: quando un anno prima bloccammo la Diciotti, era perché l'Europa non ci ascoltava. Facemmo la voce grossa e poi riuscimmo ad ottenere la redistribuzione in altri Paesi europei. Un anno dopo, la redistribuzione funzionava, quindi il blocco della Gregoretti non fu un'azione decisa dal governo, ma dal ministro dell'Interno Salvini. In questo caso l'interesse pubblico prevalente non c'era, fu un'azione personale, tanto che dopo li fece sbarcare. Noi voteremo contro l'interesse pubblico prevalente". Di Maio in sostanza lo scarica senza troppi giri di parole: "Il caso Diciotti – continua Di Maio – fu un atto di governo perché l'Ue non rispondeva e servì ad avere una reazione, che poi arrivò. Quello della Gregoretti, dopo un anno, fu invece un atto di propaganda, perché il meccanismo di redistribuzione era già rodato e i migranti vanivano redistribuiti in altri Paesi Ue. È questa la differenza enorme tra i due casi, la differenza enorme tra la realtà e la bugia. Nelle ultime settimane di governo con la Lega si alzavano i toni anche per questo, perché qualcuno pensava più alla propaganda e a fare campagna elettorale che a governare".
Ma Salvini insiste: "Ci sono i fatti, le carte, le mail che dimostrano che fu una decisione collegiale. I decreti sicurezza li abbiamo approvati insieme e no agli sbarchi anche".
Il 20 gennaio la Giunta per le Immunità del Senato respinge la relazione del presidente Maurizio Gasparri. Il rischio di andare a processo per Salvini è sempre più concreto. In Giunta la Lega, su richiesta esplicita del Capitano, vota a favore dell'autorizzazione a procedere, mentre Forza Italia e Fratelli d'Italia votano contro. Gli esponenti della maggioranza non partecipano alla riunione definita "illegittima".
"Penso di essere il primo politico al mondo che chiede di essere di essere processato", sottolinea Salvini. Per poi annunciare: "Domani digiuno anch'io". È stata lanciata infatti un'iniziativa online per esprimergli solidarietà. L'iniziativa però si rivelerà poco trasparente: sul sito non ci sono controlli, e per apporre la propria firma basta creare degli indirizzi mail falsi, e compilare quindi il form online con un profilo falso.
Il 12 febbraio tocca invece al Senato esprimersi: i parlamentari confermano l'ok alla richiesta di procedere avanzata dai magistrati.