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Caso Giulia Cecchettin, Meloni attacca Lilli Gruber: “Io patriarcale? La mia famiglia è di donne”

Giorgia Meloni ha risposto sui social al commento della giornalista Lili Gruber, che aveva detto che la stessa presidente del Consiglio è espressione di una cultura patriarcale. “Tesi bizzarra”, l’ha definita Meloni, criticando chi “strumentalizza anche le tragedie più orribili pur di attaccare il governo”.
A cura di Luca Pons
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Dal profilo Facebook di Giorgia Meloni
Dal profilo Facebook di Giorgia Meloni

"Non so come facciano certe persone a trovare il coraggio di strumentalizzare anche le tragedie più orribili pur di attaccare il governo". Lo ha scritto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni sui social, riferendosi al femminicidio di Giulia Cecchettin. Il caso ha attirato l'attenzione pubblica nazionale e – anche grazie all'intervento della sorella di Giulia, Elena Cecchettin – ha aperto un dibattito più ampio sulla violenza di genere e la società patriarcale. Ieri, su La7, la conduttrice Lili Gruber ha detto che anche Meloni stessa è espressione una cultura patriarcale. O meglio, lo potrebbe essere la sua scelta di essere chiamata al maschile ("il" presidente del Consiglio).

"La nuova bizzarra tesi sostenuta da Lilli Gruber nella sua trasmissione di ieri sera", ha scritto Meloni, "è che io sarei espressione di una cultura patriarcale. Come chiaramente si evince da questa foto che ritrae ben quattro generazioni di ‘cultura patriarcale' della mia famiglia. Davvero senza parole". Meloni ha pubblicato, insieme al post, anche un'immagine che la ritrae insieme alla figlia, la madre e la nonna.

Il commento di Gruber in particolare è arrivato durante un'intervista alla scrittrice Carlotta Vagnoli. La conduttrice e giornalista ha chiesto: "C'è strumentalizzazione politica da parte della sinistra di questo femminicidio?", poi ha aggiunto: "Abbiamo per la prima volta una donna presidente del Consiglio, che però ci tiene a essere chiamata il presidente del Consiglio. Un mistero della fede per me, ma sarà anche questo una cultura di destra patriarcale…". Poi ha chiesto se la cultura patriarcale e la cultura politica di destra ("Dio, patria e famiglia, questo è lo slogan") abbiano un legame con il femminicidio di Cecchettin.

Non è la prima polemica politica nata dal fatto che il dibattito sull'omicidio ha messo al centro temi legati al patriarcato e alla violenza di genere più strutturale. Ieri, il consigliere veneto di centrodestra Stefano Valdegamberi ha accusato la sorella della vittima di aver "recitato" un "messaggio ideologico". Questo ha portato alla richiesta di dimissioni, e anche alla presentazione di un'interrogazione parlamentare. In serata però Valdegamberi ha fatto sapere che non intende dimettersi, spiegando: "Quelli che mi hanno votato la pensano come me".

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