Caso firme false, la Procura indaga alcuni parlamentari del M5S. Di Maio: “Sospendetevi”
Update Resa nota la notizia, sul Blog di Beppe Grillo è apparso un post a firma Luigi Di Maio con un chiaro invito destinato agli indagati palermitani: "Chiediamo a tutti gli indagati nell'inchiesta di Palermo di sospendersi immediatamente dal MoVimento 5 Stelle non appena verranno a conoscenza dell'indagine nei loro confronti a tutela dell'immagine del Movimento e di tutti i suoi iscritti. L'avvenuta sospensione deve essere comunicata attraverso una mail all'indirizzo listeciviche@movimento5stelle.it".
In seguito alla denuncia della trasmissione Le Iene, la Procura sta proseguendo con le indagini relative alla vicenda delle firme false presentate dal Movimento 5 Stelle palermitano a sostegno della candidatura a sindaco del capoluogo siciliano di Riccardo Nuti. Dopo la confessione della deputata regionale Claudia La Rocca, che ha ammesso di aver partecipato alla falsificazione delle firme dei sottoscrittori della lista del Movimento 5 Stelle, la Procura di Palermo ha iscritto nel registro degli indagati otto persone, tra parlamentari e attivisti del M5S. L'accusa mossa è la violazione del testo unico 570, falso in atto collegato a consultazione elettorale.
L'inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Bernardo Petralia e dalla Pm Claudia Ferrari, proseguirà dunque con l'interrogatorio degli otto indagati e mirerà a suffragare le testimonianze rilasciate dalla La Rocca e da alcuni attivisti del territorio, attualmente indagati dalla procura, oltre che la versione fornita inizialmente dal superteste Vincenzo Pintagro, che ha denunciato più volte la vicenda sia alla Procura, due anni fa, sia alla trasmissione Le Iene, servizio grazie al quale è stata riaperta l'inchiesta inizialmente archiviata. Verranno inoltre chiamati i sottoscrittori della falsa lista presentata a sostegno della candidatura di Nuti, che dovranno disconoscere le firme false presentate – ricopiate dai fogli ufficiali nella notte del 3 aprile 2012 – e avallare dunque le testimonianze depositate.
Ricapitolando, la vicenda delle firme false di Palermo sostanzialmente è nata a causa di un errore formale commesso dagli attivisti nella compilazione dei dati anagrafici dei candidati alle elezioni comunali: il luogo di nascita di uno di loro era stato trascritto in maniera errata e questo sbaglio avrebbe potuto pregiudicare l'accettazione della lista da parte del Tribunale. Per evitare il respingimento degli atti di candidatura, alcuni attivisti del movimento palermitano hanno dunque deciso di ricopiare su altri fogli le firme dei sottoscrittori, di fatto falsificando l'atto.
Il reato, dunque, sarebbe stato commesso, secondo le testimonianze finora giunte agli inquirenti. Nonostante la lista all'epoca della consultazione elettorale non riuscì a ottenere nemmeno un consigliere comunale, la procura ipotizza che diversi attivisti che parteciparono a quella campagna elettorale di fatto ottennero numerosi vantaggi dalla candidatura palermitana, ad esempio il permesso di partecipare alle successive elezioni regionali e politiche, venendo poi eletti successivamente.
Claudia La Rocca, la deputata regionale che per prima si è auto-denunciata in Procura, facendo inoltre i nomi di altri attivisti coinvolti nella vicenda come la deputata nazionale Claudia Mannino e l'aspirante sindaco di Palermo Samantha Busalacchi, ha annunciato ai compagni del Movimento 5 Stelle di volersi sospendere. Altri sospetti invece ricadono sulle parlamentari Giulia di Vita e Chiara Di Benedetto e sull'allora candidato sindaco Riccardo Nuti, che secondo alcuni testimoni sarebbero stati a conoscenza della falsificazione attuata durante la notte del 3 aprile. Commentando il caso, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha ironizzato sul Movimento 5 Stelle dichiarando: "Gridavano onestà, ma oggi hanno cambiato solo una consonante: da onestà a omertà".