Caso Ferragni, la politica spaccata tra chi la difende e chi la attacca (da destra a sinistra)
Tra chi la attacca e chi la difende, Chiara Ferragni continua a far parlare di sé anche nell'universo della politica. L'influencer e imprenditrice, indagata per truffa nel caso Balocco, resta al centro della bufera mediatica e – come spesso accade – anche gli esponenti di partiti molto diversi tra loro intervengono nel dibattito pubblico. Lo ha fatto per prima Giorgia Meloni nelle scorse settimane, attirandosi le ire del centrosinistra per la frase pronunciata ad Atreju. L'accusa delle opposizioni era quella di continuare a cercare nemici in singoli cittadini, mentre la premier si è difesa dicendo che il suo obiettivo non era attaccare direttamente Ferragni, ma piuttosto porre una "questione di valore su chi fa l'eccellenza italiana".
Il dibattito, però, prosegue, e se Meloni per ora sembra aver rinunciato a parlarne ancora – solo dopo aver attaccato "la sinistra" che "se l'è presa" neanche "fosse Che Guevara" – c'è chi continua a commentare i fatti su cui sta indagando la Procura di Milano. "Il Paese non dipende da Chiara Ferragni – ha detto questa mattina Matteo Salvini a Rtl 102.5 – la politica ha cose più importanti dei pandori di cui occuparsi. Non mi piace l'accanimento a prescindere su qualcuno in difficoltà. Quante volte Fedez ha polemizzato con me? Ma il problema dell'Italia non è Chiara Ferragni. Ci sarà un processo. L'accanimento e la cattiveria di questi giorni mi lasciano sconcertato".
Ieri sera, intervenendo a Otto e Mezzo su La7, del caso ha parlato anche Pierluigi Bersani: "Un capo del governo dovrebbe preoccuparsi di far vedere che conosce i problemi dell'Italia, non occuparsi della Ferragni e di Che Guevara – ha detto l'ex leader del Pd – È un caso disdicevole, la magistratura andrà a fondo. Ferragni finirà dove deve finire, ma ora che scarichiamo su di lei tutti i problemi dell'Italia anche no".
La tendenza, in generale, è quella di chiedere una sorta di regolamentazione della beneficienza. Ultima a chiederlo è stata la vicepresidente del Senato ed esponente di punta di Forza Italia Licia Ronzulli: "Il mondo della beneficenza va normato per evitare truffe, perché beneficienza e vantaggio economico non possono mai andare insieme. Su un tema come questo è necessario che tutta la politica lavori insieme – ha detto su Rai 1 – quando questo accade, si fa prima e si fa meglio".