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Caso dossieraggi e dati rubati

Caso dossieraggi, cosa non torna negli accessi sul figlio di La Russa: “Voglio sapere chi ha ordinato quella ricerca”

Crescono i dubbi attorno alla maxi inchiesta sullo spionaggio della Dda di Milano. Tra le incognite, una riguarda il dossier sulla famiglia di Ignazio La Russa. Tante le cose che non tornano, a partire dalla data del primo accesso, esattamente il giorno dopo il presunto stupro di cui è accusato il figlio, ma di cui all’epoca nessuno ne era a conoscenza.
A cura di Giulia Casula
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Crescono i dubbi attorno alla maxi inchiesta della Dda di Milano sull'attività di spionaggio che sarebbe stata gestita dalla società di investigazioni Equalize.

Tra le tante incognite, più di una riguardano senza dubbio Ignazio La Russa, finito assieme alla sua famiglia, sotto la lente d'ingrandimento della presunta rete di hacker all'interno della società guidata da Enrico Pazzali e dall'ex poliziotto Carmine Gallo.

A restare ancora da chiarire sono innanzitutto, le ragioni per cui Pazzali avrebbe chiesto di avere recuperare informazioni riservate sulla situazione immobiliare e sulle partecipazioni societarie del Presidente del Senato e dei suoi figli, dal momento che i due erano tutt'altro che sconosciuti.

Lo stesso La Russa ha raccontato di conoscere Pazzali da tempo e di considerarlo "una persona per bene", persino "un amico di vecchia data. Mai avrei immaginato che potesse fare una cosa del genere. Non sapevo nemmeno che avesse una società che si occupa di queste cose", ha proseguito.

Ma a non tornare sono soprattutto le date degli accessi. L'operazione sarebbe avvenuta il 19 maggio 2023, non un giorno qualsiasi, bensì all'indomani dello stupro di cui è accusato il figlio di La Russia, Leonardo Apace. Come è possibile che Pazzali ne fosse già a conoscenza del fatto?

All'epoca infatti, il caso non era ancora balzato alle cronache e peraltro la ragazza non aveva ancora sporto denuncia. Ci arriverà solo oltre un mese dopo, il 7 luglio, quando dopo la deposizione della querela, la procura di Milano deciderà di aprire un fascicolo. La prima notizia sul caso, infatti, viene pubblicata in quella data.

Ora la seconda carica dello Stato si chiede chi lo sapesse già. "È questa la cosa strana, perché di quello che era avvenuto ne veniamo a conoscenza 40 giorni dopo, quando l’avvocato decide di presentare denuncia", ha dichiarato intervistato dal Fatto quotidiano. "Ma fino a quel momento io non avevo cognizione minima di questa vicenda, né io né altri. Voglio capire chi poteva in quella data avergli dato questa richiesta su mio figlio. Di certo non io, perché non chiedo informazioni su mio figlio", ha detto.

Ospite del salotto di Bruno Vespa, La Russa ha poi detto di non credere che si tratti di una coincidenza. "Ho esaminato le date di questo e degli altri dossieraggi, non credo alle cose occasionali, che motivo aveva? Bastava chiedere a me. Se avesse voluto sapere qualche cosa, anche se non ci incontravamo così di frequente, non credo fosse un segreto se mi avesse chiesto ‘i tuoi figli hanno procedimenti penali?’ Gli avrei risposto no", ha detto.

Secondo il senatori, forse Pazzali si è trovato davanti una richiesta "che non si può rifiutare: su questa ipotesi incentro la mia attenzione. Credo che se Pazzali avesse potuto dire no a chi gli ha chiesto di dossierare me e i miei figli probabilmente avrebbe detto no. Voglio sapere a chi non ha potuto dire no. È molto inquietante", ha detto.

Secondo alcuni retroscena di Dagospia, la questione avrebbe a che fare con il pressing esercitato nei confronti del governatore Attilio Fontana per sostituire al vertice della sanità lombarda l'assessore Guido Bertolaso, per favorirgli – sarebbe la tesi – Angelucci.

Un'altra ipotesi è che le informazioni sui La Russa siano state vendute e utilizzate a fini estorsivi. Dal canto suo, il senatore chiede trasparenza, ma per il momento restano ancora molti i nodi da chiarire.

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