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Caso dossieraggi, ci sono novità nell’indagine: oltre 200mila file scaricati su politici e celebrità

Dall’inchiesta sui presunti dossieraggi ai danni di politici e personalità note è emerso che gli atti scaricati dalle banche dati della Direzione antimafia non sarebbero 30mila, come si pensava inizialmente, ma circa 230mila. Il procuratore di Perugia ha chiesto che i due indagati, il finanziere Pasquale Striano e l’ex magistrato Antonio Laudati, vadano agli arresti domiciliari.
A cura di Luca Pons
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Il caso sui presunti dossieraggi potrebbe essere più ampio di quanto si fosse pensato inizialmente. La vicenda era diventata nota lo scorso anno a seguito di una denuncia del ministro della Difesa Guido Crosetto, e quest'anno la Procura di Perugia ha visto importanti passi avanti nelle indagini. Il principale indiziato, sospettato di aver illegalmente fatto accesso alle banche dati della Direzione nazionale antimafia per ottenere informazioni su centinaia di personaggi noti, è il finanziere Pasquale Striano. Ad appoggiarlo sarebbe stato, secondo gli inquirenti, l'ex pm Antonio Laudati. Per i due la Procura ha chiesto l'arresto in via cautelare, rivelando che sarebbero stati 230mila gli atti privati scaricati – e non, come si pensava inizialmente, circa 33mila ottenuti tra il gennaio 2019 e il novembre 2022.

La linea degli inquirenti è che Striano accedesse alle banche dati – a cui aveva accesso per la sua posizione lavorativa – e poi scaricasse migliaia di informazioni: in alcuni casi, anche 10mila atti in un giorno solo. Si trattava naturalmente di dati riservati, riguardanti ad esempio interrogatori, informative o ordinanze legate a indagini chiuse o in corso.

Ci sarebbero stati anche moltissimi accessi (2mila in più di quanto trovato inizialmente) alle banche dati che contengono le Sos, o Segnalazioni di operazioni sospette. Queste sono informazioni inviate dalla Banca d'Italia alle autorità di vigilanza e di polizia quando una persona effettua un'operazione bancaria insolita, magari perché particolarmente grande. In molti casi le segnalazioni sono automatiche, e non sempre portano a indagini della magistratura, anzi. Con ogni accesso alla banca dati, Striano avrebbe potuto scaricare migliaia di queste Sos, ottenendo informazioni sui movimenti bancari di politici e celebrità.

Finora non è emerso chiaramente cosa abbia spinto il finanziere a effettuare tutte queste presunte ricerche. Gli inquirenti hanno ricostruito che alcune di queste informazioni andavano a giornalisti, offerte dallo stesso Striano, ma ritengono poco probabile che questa fosse l'unica motivazione. Dunque, l'obiettivo ora sarebbe quello di capire se ci fossero dei mandanti dietro le ricerche. D'altra parte, vista la mole di documenti, è quasi impossibile che fosse Striano in persona a leggerli tutti.

L'attenzione si è spostata per qualche tempo su esponenti dei servizi segreti e il loro possibile coinvolgimento, ma la Procura di Perugia resta concentrata soprattutto sul ricostruire i moventi e individuare i possibili mandanti. Anche il termine che ha dato il nome al caso, "dossieraggi", al momento è solo un sospetto: non è dimostrato, infatti, che queste informazioni venissero raccolte, catalogate e conservate per avere un eventuale potere di ricatto.

La prima richiesta di arresti domiciliari per Striano e Laudati è stata respinta, e ora il pm Raffaele Cantone ci ha riprovato. Resta da vedere cosa decideranno i giudici su un caso che sembra continuare ad aumentare nelle proporzioni.

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