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Caso Diciotti, la Giunta per le immunità del Senato salva dal processo Matteo Salvini

La Giunta per le immunità parlamentari del Senato vota contro l’autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, sul caso della nave Diciotti. Contro l’autorizzazione a procedere hanno votato Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia, Autonomie e anche gli esponenti del Movimento 5 Stelle dopo il voto online degli iscritti.
A cura di Stefano Rizzuti
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La Giunta per le immunità parlamentari del Senato salva dal processo il ministro dell’Interno Matteo Salvini. I senatori della Giunta, dopo il voto online degli iscritti del M5s, hanno deciso di negare l’autorizzazione a procedere nei confronti del vicepresidente del Consiglio per il caso Diciotti, in seguito alla vicenda dei 177 migranti fatti rimanere per giorni a bordo dell’imbarcazione una volta arrivati al largo delle coste italiane. Il Tribunale dei ministri di Catania aveva chiesto al Senato l'autorizzazione per portare a processo il vicepresidente del Consiglio. Dopo il voto negativo rispetto alla richiesta di autorizzazione a procedere da parte della Giunta, toccherà ora (si parla di tempi di circa un mese) all’Aula di Palazzo Madama dare il suo responso definitivo, decidendo se ratificare o ribaltare la proposta emersa oggi dalla Giunta. Sono stati 16 i voti contro l'autorizzazione, sei quelli a favore. La Giunta ha quindi approvato la relazione di Maurizio Gasparri (presidente della Giunta e relatore sul caso) in cui si chiedeva, appunto, di negare l'autorizzazione. Hanno votato a favore della proposta di Gasparri (e quindi contro l'autorizzazione a procedere) i senatori di: Lega, Movimento 5 Stelle, Forza Italia, Fratelli d'Italia e Autonomie.

Il voto in Giunta rispecchia quanto atteso dopo la decisione del Movimento 5 Stelle di votare contro l'autorizzazione a procedere. La Giunta è infatti composta da 23 senatori e si prevedeva una larga maggioranza a favore del voto che permette a Matteo Salvini di evitare il processo sul caso Diciotti. In Giunta a farla da padrone sono proprio i componenti del Movimento 5 Stelle (sono sette, ma c'è un'assente per maternità). Insieme a loro ci si attendeva il voto a favore anche da parte di quelli di Forza Italia (altri quattro), della Lega (sempre quattro) e di Fratelli d'Italia (uno) e del gruppo Autonomie (uno). Fortemente favorevoli all'autorizzazione a procedere nei confronti del ministro dell'Interno si erano invece detti sia gli esponenti del Pd (anche loro quattro) che l'unico senatore di Leu (Pietro Grasso), oltre a Gregorio De Falco, ex esponente del Movimento 5 Stelle, ora aderente al Gruppo misto.

La protesta del Pd

Al termine della seduta della Giunta alcuni senatori del Pd hanno contestato gli esponenti del Movimento 5 Stelle al grido di "onestà" e "vergogna". In particolare, è stato preso di mira Mario Michele Giarrusso che ha risposto al grido dei dem rivolgendosi verso di loro e facendo il gesto delle manette. Poi, ai cronisti che gli chiedevano di replicare alla protesta, ha detto:" Sono quelli che hanno i parenti arrestati", con chiaro riferimento agli arresti domiciliari per i genitori di Matteo Renzi. "Mio padre e mia madre – afferma Giarrusso – sono regolarmente a casa: altri sono ai domiciliari. E poi sono loro che parlano di onestà". I senatori del Pd sono arrivati a Sant'Ivo alla Sapienza armati di cartelli con su scritto "vergogna", "la chiamavano onestà", "ha deciso Casaleggio". Tra gli esponenti dem presenti ci sono Teresa Bellanova, Davide Faraone, Simona Malpezzi e un'altra decina di rappresentanti.

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