Caso Diciotti, il mancato sbarco dei 177 migranti è costato 300mila euro allo Stato
La vicenda della nave Diciotti, per cui il ministro degli Interni Matteo Salvini dovrà attendere la decisione del Senato in merito all'autorizzazione a procedere, ha comportato una spesa per lo Stato di 300mila euro. A dirlo sono i pm della Corte dei Conti del Lazio, che a settembre avevano aperto un fascicolo, partendo da un esposto presentato da Possibile (con la collaborazione degli avvocato Alessandra Ballerini e Andrea Maestri) lo scorso 23 agosto, per appurare l'esistenza o meno di un danno erariale, causato dal mancato sbarco dei migranti, e dagli spostamenti prolungati nel Mediterraneo.
Gli elementi sotto la lente dei giudici sono tre: il primo è quello dei costi sostenuti dallo Stato per far attraccare al porto di Valencia nave Aquarius, con a bordo 629 migranti dopo 9 giorni in mare; poi il rinvio dello sbarco di nave Diciotti a Trapani, deciso dal Viminale; e infine lo stallo imposto ai 177 migranti del pattugliatore della Guardia costiera, salvati al largo di Lampedusa. Il costo ipotizzato era di 10mila euro al giorno. Il danno per i conti dello Stato potrebbe ovviamente ripetersi anche per la situazione della nave Sea Watch 3, da 11 giorni in mare, e ferma al porto di Siracusa, con 47 migranti a bordo. Anche se bisogna sottolineare che nel caso dei 177 migranti dell'estate scorsa si parlava di un'imbarcazione della Marina militare italiana, quindi la ricaduta nelle casse dello Stato è più immediata.
Il costo calcolato per il caso Diciotti, riportato dal Messaggero, potrebbe essere un elemento di cui i giudici terranno conto in un eventuale processo contro il ministro, già accusato di sequestro di persona. "Salvini ha in pratica pagato con i soldi pubblici un suo atto di propaganda, che così si è rivelato scellerato politicamente, con i rivolti giudiziari che stiamo vedendo, ma anche uno spreco di risorse evitabile", ha scritto Possibile.
"Con questa iniziativa – si legge nella nota – avevamo l'intenzione di sollevare una questione politica perché riteniamo doveroso che i cittadini sappiano quanto costa la disumanità: insomma quanto viene speso per questi atti brutali e insensati. Sempre da fonti stampa sappiamo che arriveranno presto le cifre del caso-Aquarius, altro grande scempio avvenuto nei mesi scorsi. E sapremo il prezzo della disumanità, messo sul conto dei contribuenti. Perché è bene ribadire un concetto: il prolungato trattenimento a bordo di unità navali italiane, e il loro prolungato utilizzo ha avuto costi per lo Stato che sono fonte di responsabilità amministrativa, a carico delle autorità che hanno ordinato il trattenimento".