Caso Diciotti, da Bruxelles nessuna soluzione e Salvini tira dritto: “Non scende nessuno”
Il livello dello scontro con l'Europa non era mai stato tanto elevato in questi mesi. Oggi si è tenuto a Bruxelles il vertice dei dodici sherpa dei Paesi membri dell'Ue, convocato d'urgenza dalla Commissione per trovare una soluzione allo stallo di nave Diciotti, ormeggiata da quattro giorni al porto di Catania con 150 migranti a bordo. Per il Viminale è stata "l'ennesima dimostrazione che l'Europa non esiste". Secondo il ministero nessuno stato membro ha sottoscritto un comunicato, perché non ci sono le basi di un accordo per indicare una procedura standard per il soccorso, lo sbarco e la ridistribuzione degli immigrati.
Fonti della Commissione hanno però spiegato che l'incontro di oggi serviva solo a "raccogliere idee e contributi sul lavoro in corso per mettere in piedi un approccio prevedibile, sostenibile e cooperativo sugli sbarchi e la condivisione della responsabilità", e che comunque è stata "discussa la necessità di una soluzione condivisa e rapida per i migranti a bordo della Diciotti". Ma discussioni proseguiranno adesso a tutti i livelli in vista del vertice Ue informale di settembre.
Dalla nave della Guardia costiera italiana "non sbarca nessuno, per quello che mi riguarda", ha ripetuto in serata il ministro degli Interni Matteo Salvini a Radio 1 Rai, "L'Ue si era impegnata ad accogliere 35 mila profughi e non ne ha preso neppure un terzo. Con 5 milioni di italiani che vivono in povertà assoluta, un milione dei quali minorenni, le tasse pagate dagli italiani e dagli immigrati regolari, che sono miei fratelli".
Anche il premier Giuseppe Conte si è espresso con tono critico: "E' noto a tutti che l'Italia sta gestendo da giorni, con la nave Diciotti, un'emergenza dai risvolti molto complessi e delicati. Ancora una volta misuriamo la discrasia, che trascolora in ipocrisia, tra parole e fatti. Bene. Se questi sono i ‘fatti' vorrà dire che l'Italia ne trarrà le conseguenze e, d'ora in poi, si farà carico di eliminare questa discrasia perseguendo un quadro coerente e determinato d'azione per tutte le questioni che sarà chiamata ad affrontare in Europa". E ha aggiunto: "L'Europa non è riuscita a battere un colpo in direzione dei principi di solidarietà e di responsabilità che pure vengono costantemente declamati quali valori fondamentali". Non ci sarebbe dunque alcuna ripartizione dei migranti all'orizzonte. Secondo il governo italiano nella riunione di oggi non solo sono state ignorate le conclusioni dell'ultimo Consiglio Europeo di fine giugno, ma anche, da parte di alcuni Stati, è stato proposto un passo indietro, proponendo come soluzione un regolamento di Dublino mascherato, che individuerebbe l'Italia come Paese di approdo sicuro, con l'eventuale disponibilità degli altri Stati a partecipare alla redistribuzione dei soli aventi diritto all'asilo.
Le minacce di Conte hanno suscitato la risposta immediata del Commissario europeo al Bilancio Gunther Oettinger: "Se l'Italia si rifiutasse di pagare i suoi contributi all'EUbudget, sarebbe la prima volta nella storia della Ue. Questo comporterebbe interessi per ritardi nei pagamenti. E una violazione delle obbligazioni dei trattati che condurrebbe a possibili ulteriori pesanti sanzioni", ha scritto su Facebook.
Ma la linea dura dell'Italia è ribadita prontamente dal vicepremier e capo politico del M5S Luigi Di Maio: "A questo punto l'Italia deve prendersi in maniera unilaterale una riparazione. Non abbiamo più intenzione di farci mettere i piedi in testa. Noi siamo pronti a tagliare i fondi che diamo all'Unione Europea. Vogliono 20 miliardi dei cittadini italiani? Dimostrino di meritarseli".
La Commissione europea ha commentato seccamente le dichiarazioni sul taglio dei fondi dall'Italia: "C'è un chiaro obbligo legale a pagare il contributo al budget dell'Unione. Le minacce in Europa non portano da nessuna parte. Il ricatto è una categoria di nessuna rilevanza quando si tratta di trovare soluzioni". Una posizione condivisa anche dal ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi, ha spiegato invece che "pagare i contributi all'Unione europea è un dovere legale". Anche il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani si è dissociato dalla linea del governo: "Mi auguro sia uno scherzo, non è questo il modo di confrontarsi con l'Europa".