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Processo sulla morte di Stefano Cucchi

Caso Cucchi, il deputato leghista Tonelli non si scusa: “Aspettiamo le motivazioni”

Gianni Tonelli, deputato della Lega ed ex segretario del Sindacato autonomo di polizia, non si scusa con la famiglia Cucchi per le sue affermazioni degli scorsi anni sulla morte di Stefano Cucchi. Neanche dopo la sentenza di oggi con la condanna per omicidio preterintenzionale di due carabinieri: “Sentenza non è in giudicato”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Neanche dopo la sentenza sul caso Cucchi, con la condanna a 12 anni per omicidio preterintenzionale per due carabinieri, arrivano le scuse di Gianni Tonelli, ex segretario del Sindacato autonomo di polizia e ora deputato della Lega, nei confronti della famiglia e della sorella di Stefano, Ilaria Cucchi. Intercettato dalle telecamere di Fanpage.it a Bologna, Tonelli non chiede scusa per le sue affermazioni sulla morte di Stefano Cucchi, così come non l'ha fatto Matteo Salvini, leader del Carroccio. Tempo fa, infatti, l’ex segretario del Sindacato autonomo di polizia, aveva dichiarato, parlando della morte di Cucchi: “Se uno ha disprezzo per la propria condizione di salute, se uno conduce una vita dissoluta, ne paga le conseguenze”. E aveva anche parlato di responsabilità di “chi abusa di alcol e droga”.

Tonelli è diventato deputato della Lega, ma la sua posizione sul caso Cucchi non sembra cambiare più di tanto, neanche dopo la sentenza della Corte d’assise di Roma in primo grado. Tonelli afferma di non aver mai messo in dubbio che Cucchi fosse morto per le botte ricevute e riferendosi alle sue vecchie dichiarazioni spiega: “Lei deve vedere quello che c’è scritto nella commissione bicamerale di inchiesta presieduta da Ignazio Marino e nelle perizie che sono agli atti”. Secondo il deputato leghista, tutti quegli atti “vanno in una certa direzione”.

Tonelli ritiene di non dover chiedere scusa alla famiglia Cucchi: “No, assolutamente”. E spiega il perché: “Io semplicemente ho parlato per voce di sentenze”. Sentenze passate e lontane nel tempo, diverse da quella di oggi. Che, però, ci tiene a sottolineare Tonelli, “non è in giudicato”. Ovvero, non è definitiva, trattandosi di una sentenza di primo grado. Per il deputato leghista ora “staremo a vedere”. Una frase che sembra voler dire che il secondo grado, a suo parere, potrebbe ribaltare la decisione dei giudici: “È in giudicato?”, chiede ancora riferendosi alla sentenza di oggi. Di cui, afferma ancora, “voglio vedere le motivazioni”.

Tonelli ritiene di aver sempre aspettato le sentenze in passato, prima di parlare del caso. In realtà si riferisce a sentenze precedenti, del primo processo Cucchi. Infatti spiega: “Io ho parlato di quella volta là. La mia dichiarazione è datata 31 ottobre 2014, il giorno della sentenza dell’appello”. E, per questo, ribadisce: “Io ho parlato per voci di sentenza”. Infine, al cronista che gli chiede se crede di poter restare a fare il deputato, Tonelli replica lasciando intuire di non avere dubbi e di ritenere che non debba scusarsi con la famiglia Cucchi né dimettersi dalla sua carica per quelle affermazioni.

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