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Processo sulla morte di Stefano Cucchi

Caso Cucchi, Di Maio contro Salvini: “Si deve scusare con la famiglia”

Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, torna sulla sentenza sul caso Cucchi e critica il leader della Lega, Matteo Salvini, che non ha voluto scusarsi con la famiglia di Stefano e con la sorella Ilaria: “Salvini, non puoi dire che la sentenza su Cucchi dimostra che la droga fa male. Cosa significa? Che se uno sbaglia nella vita deve essere pestato a morte? Credo che sarebbe meglio porgere le scuse”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Si riapre lo scontro tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Ora che non sono più alleati di governo, i due si fronteggiano sul caso Cucchi, dopo la sentenza che ha condannato due carabinieri per omicidio preterintenzionale. Ieri Salvini ha dichiarato di non doversi scusare con la famiglia di Stefano Cucchi e con la sorella Ilaria, aggiungendo che questo caso – nonostante la sentenza – “testimonia che la droga fa male”. Oggi è Di Maio, durante una diretta Facebook, a tornare sul tema e a ‘suggerire’ al leader leghista di scusarsi con la famiglia Cucchi: “Salvini, non puoi dire che la sentenza su Cucchi dimostra che la droga fa male. Cosa significa? Che se uno sbaglia nella vita deve essere pestato a morte? Credo che sarebbe meglio porgere le scuse”, dice il ministro degli Esteri.

Di Maio commenta la sentenza sul caso Cucchi dicendo che si è trattato di una “bella notizia”: “Credo che la giustizia sia arrivata troppo tardi ma do un grande abbraccio alla sorella e alla famiglia. Nessuno provi a criminalizzare l'Arma, quella sentenza dimostra che lo Stato è in grado di processare se stesso ed espellere coloro che non si comportano correttamente e questo è un grande valore”.

Venezia, Di Maio e le accuse a Zaia

Di Maio se la prende anche con un altro leghista, il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ieri presente a Bologna – nel pieno dell’emergenza per l’acqua alta a Venezia – in occasione del lancio della campagna elettorale per Lucia Borgonzoni in vista delle regionali in Emilia Romagna: “Non è stato bellissimo ieri vedere il governatore del Veneto Zaia con Venezia sott'acqua andare a un comizio elettorale a Bologna e dire ‘sarei arrivato anche a nuoto'. Trovo inopportuno che si metta a fare campagna elettorale con la città sotto l'acqua in seria difficoltà”.

Di Maio e gli scontri interni al M5s

Ieri Di Maio, da Washington, aveva lanciato un primo avvertimento nei confronti di qualche componente del Movimento 5 Stelle. Oggi il messaggio viene ribadito durante la diretta Facebook del capo politico pentastellato: “Se continuiamo con un certo modo di parlare, con quel linguaggio sugli organi direttivi, sugli organi decisionali ci trasformiamo in un partito senza esserlo. E chi vuole trasformare il Movimento in un partito non ha che da scegliere: ci sono tutti i partiti del mondo, vada in uno di quelli già esistenti o che stanno nascendo. Oggi ad esempio è il giorno di Calenda, poi ne verranno altri. Il Movimento non è un partito e non lo diventerà mai”.

Sul futuro del Movimento Di Maio rilancia anche un’altra questione: “Non sottovalutate il team del futuro, che sta per nascere a dicembre. Perché è un evento unico, perché è il primo organo decisionale del Movimento. Lo dico agli attivisti ma anche agli eletti, perché lì si prenderanno le decisioni del futuro”. Poi, tornando su alcuni temi come quello dell’ex Ilva, Di Maio afferma che bisogna reagire per evitare che ogni colpa venga addossata al M5s: “Dobbiamo resistere e contro-informare anche attraverso il web, ma anche con le tv: ci sarò molto di più”.

L’ex Ilva e lo scudo penale

L'ex ministro dello Sviluppo economico torna a ribadire che lo scudo penale, sulla questione dell’ex Ilva, non ha inciso: “Lo scudo penale non c'entra niente, qualcuno vuole fare il furbo. Dobbiamo farci rispettare a farli restare a Taranto. Se ci sono dei problemi occupazionali, si mettano al tavolo e troviamo una soluzione. Non possiamo accettare la campagna mediatica sullo scudo penale. Ci accusano che non l'abbiamo voluto? Come mai allora se ne sta andando anche dalla Polonia e dal Sudafrica e lì non c’è lo scudo? Non ci facciamo prendere in giro. La maggior parte dei giornali ha fatto la corsa a difendere una multinazionale che ha sbagliato i conti”.

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