Caso Cospito, Nordio: “41 bis non si tocca, e se lo sciopero della fame lo facesse Messina Denaro?”
Il governo decide sul caso Cospito, ma poi annuncia di non aver deciso. Nell'arco di poche ore, dopo il Consiglio dei ministri in cui è stata annunciata la conferma del regime di 41 bis per l'anarchico, i titolari di Esteri, Giustizia e Interno – rispettivamente Tajani, Nordio e Piantedosi – si presentano in conferenza stampa per spiegare le decisioni prese: "Abbiamo confermato la volontà di non scendere a patti con chi usa la minaccia della violenza come strumento di lotta politica, ci auguriamo che tutte le forze politiche ci sostengano in questa lotta contro la violenza contro lo Stato – comincia il vicepresidente del Consiglio e titolare della Farnesina – Altra questione è la vicenda del 41 bis e le condizioni del detenuto Cospito, che come sapete ieri è stato trasferito per garantire la sua sicurezza sanitaria. Questo non ha cambiato assolutamente il regime carcerario del detenuto. La scelta è stata fatta perché il carcere di Opera ha la miglior struttura sanitaria d'Italia".
Poi la parola passa a Nordio, che fa un lungo riepilogo della vicenda giudiziaria di Cospito e dei diversi filoni: "Sull'applicazione del 41 bis effettuata a suo tempo dalla presidente Cartabia il detenuto ha fatto ricorso al Tribunale di sorveglianza, che però lo ha rigettato – spiega il Guardasigilli – Contro questa decisione è stato proposto il ricorso in Cassazione, che è stata anticipata al 7 marzo. La magistratura è assolutamente sovrana e il ministero non può intervenire. Dopo settimane che sentiamo dire che l'indipendenza della magistratura è sacra e la politica non può intervenire è banale dire che dobbiamo aspettare la sentenza della Cassazione".
"Sulla richiesta di revoca del 41 bis ascolteremo il Procuratore generale di Torino, ma saranno ascoltate tutte le autorità giudiziarie – spiega poi Nordio – Come è ovvio la decisione sarà presa dopo uno studio della situazione giuridica". Anche se, secondo il comunicato diffuso da Palazzo Chigi ieri sera, il ministro ha annunciato di aver sostanzialmente già deciso.
"Una cosa è l'espiazione della pena, una cosa è la tutela della sicurezza pubblica e un'altra cosa è la salute del detenuto. Questa ondata di violenze e di gesti intimidatori costituiscono la prova che questo legame tra il detenuto e i suoi compagni esterni rimane e quindi tenderebbe a giustificare il mantenimento del 41 bis, lo Stato non può venire a patti o essere intimidito da attività violente o minacciose – conclude il ministro della Giustizia – A titolo puramente personale posso dire che avendo condotto un'inchiesta sulle Brigate Rosse in Veneto, l'idea che ho sempre avuto è che di fronte alla violenza non si tratta".
"È fin troppo pleonastico dire che non ci faremo condizionare – gli fa eco il ministro Piantedosi – Il percorso del 41 bis continuerà come per qualsiasi soggetto venga sottoposto a questo regime". Per quanto riguarda le manifestazioni di piazza e la tutela dell'ordine pubblico, il titolare del Viminale sottolinea: "Non ci saranno valutazioni in relazione al detenuto Cospito. Non siamo con la minaccia terroristica dietro l'angolo. Aumenteremo l'attenzione nei confronti di possibili nuovi attacchi nelle modalità utilizzate dagli anarchici".
"Le leggi sono in evoluzione e possono avere una dimensione più o meno liberale o restrittiva a seconda del pericolo che corre l'incolumità pubblica – torna a sottolineare il ministro Nordio, rispondendo alle domande – In questo momento storico il 41 bis è indispensabile ed è auspicabile che venga ridotto con un mutamento di atteggiamento da parte di chi vi è sottoposto. Si applica nei confronti di persone che dal carcere continuano a predicare violenza e illegalità. Non solo non danno segni di una minima redenzione, ma continuano a costituire un pericolo. Questo vale per i mafiosi, ma anche per casi come quello di Cospito".
"Posso assicurare che vi è un monitoraggio continuo sulle condizioni di salute di Cospito. Il trattamento farmacologico è compito della struttura sanitaria. Per noi che si tratti di Cospito, di Messina Denaro o di Mario Rossi, la salute di un detenuto è da gestire come assoluta priorità – spiega il Guardasigilli – Il 41 bis non si tocca e va bene così. Se un domani Matteo Messina Denaro facesse la stessa cosa e lo Stato cambiasse idea sarebbe uno scandalo. È impensabile che lo Stato ceda perché lo stesso detenuto vorrebbe porre lo Stato in condizione di cedere".
Il ministro Nordio, rispondendo alla domanda di Fanpage.it, spiega che quanto riportato nel comunicato del Consiglio dei ministri rispetto alla decisione presa va inquadrato nel contesto di una considerazione provvisoria nell'attesa dei pareri competenti: "Quando il 41 bis è stato disposto, l'onere della prova spettava a chi lo applicava. Ed è stato contro questa decisione che sono stati rivolti quei ricorsi, poi respinti – ribadisce il Guardasigilli – Nel caso della revoca è il richiedente che deve dimostrare che sono venute meno le condizioni per l'applicazione del 41 bis. Dobbiamo ancora iniziare questo processo valutativo, perché mancano addirittura i pareri".
"Noi abbiamo chiesto subito i pareri, uno è in arrivo dall'Antimafia. Abbiamo dato il consenso al Procuratore di Torino. Gli altri li attendiamo il prima possibile. Non posso rispondere ora sulla decisione, ma penso sia probabile che venga discussa in Consiglio dei ministri", conclude Nordio.