Caso Cospito, la Cassazione rigetta il ricorso: l’anarchico resta al 41 bis
La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso della difesa. L'anarchico Cospito, perciò, resta detenuto al regime di 41 bis. L'udienza era stata anticipata due volte. Nelle scorse settimane erano filtrati i contenuti della requisitoria del procuratore generale, che sembrava andare in un'altra direzione. Il ricorso contro la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Roma, che a dicembre aveva confermato il regime di 41 bis indicato dal ministero della Giustizia, era stato avanzato da Flavio Rossi Albertini, legale di Cospito. Per l'anarchico ora il destino sembra segnato, visto che le sue condizioni di salute sono già compromesse ed è ricoverato all'ospedale San Paolo di Milano.
Il caso di Alfredo Cospito, anarchico sottoposto al regime di 41 bis, è scoppiato qualche mese fa, quando il detenuto ha deciso di cominciare lo sciopero della fame per protesta contro il trattamento carcerario speciale. Mentre le condizioni fisiche di Cospito continuavano a peggiorare – e attualmente sono gravissime – ne è nato un caso politico. Per settimane si è discusso dell'anarchico e dell'istituto del 41 bis, ma anche della visita ricevuta da Cospito da parte di alcuni parlamentari del Pd nel carcere di Sassari. È diventata il pretesto, per il deputato di Fratelli d'Italia Donzelli, per attaccare i dem in Aula, accusandoli di stare dalla parte dei mafiosi.
Il caso politico, insomma, ha cominciato ad andare di pari passo con quello principale, che riguardava la protesta di Cospito. Al momento si è insediato il giurì d'onore alla Camera, che dovrà risolvere la controversia su Donzelli, mentre il sottosegretario Delmastro – che ha passato al collega di Fratelli d'Italia dei documenti in cui venivano riportate delle conversazioni di Cospito in carcere – è stato più volte confermato dal ministro Nordio. Anche se al momento la Procura di Roma lo sta indagando proprio per la diffusione di questi documenti.
Con la decisione della Corte di Cassazione, in ogni caso, le possibilità che l'anarchico interrompa lo sciopero della fame diventano minime. Così come le probabilità di sopravvivenza di Cospito, che prosegue nella sua protesta da ormai più di quattro mesi. Caterina Calia, una dei suoi legali, nel pomeriggio aveva parlato di "sorte segnata" per l'anarchico in caso di annullamento della sentenza con rinvio al Tribunale di Sorveglianza. La Cassazione, invece, ha deciso di rigettare il ricorso.
La reazione degli anarchici in piazza: "Assassini"
Subito dopo la notizia del verdetto della Corte di Cassazione, i manifestanti presenti a Piazza Cavour a Roma hanno urlato "assassini" verso la Suprema Corte. I presenti al sit-in in solidarietà con Alfredo Cospito hanno anche aggiunto: "Saranno responsabili di tutto quello che succederà". Dopo queste voci di protesta i manifestanti hanno cominciato a togliere gli striscioni e a lasciare la piazza – blindata dalle forze dell'ordine – in maniera ordinata.
L'avvocato di Cospito: "È una condanna a morte"
"Leggendo i pareri favorevoli della DNAA, DDA, DAP inviati al ministro avevamo capito che la decisione ministeriale fosse stata politica e non giuridica. Dopo la lettura della requisitoria del procuratore generale Gaeta pensavamo che il diritto potesse tornare ad illuminare questa buia vicenda. La decisione di questa sera dimostra che ci sbagliavamo", ha commentato Flavio Rossi Albertini, il legale di Cospito. E parlando con l'Agi ha aggiunto: "È una condanna a morte".
Cospito: "Sospendo il potassio e morirò, qualcuno continui la lotta"
Intanto l'anarchico, che si trova ricoverato all'ospedale San Paolo a Milano, ha rifiutato la terapia dopo aver appreso della decisione della Cassazione dalla tv. Nei giorni scorsi il suo avvocato aveva detto che Cospito aveva annunciato che avrebbe smesso di assumere gli integratori in caso di verdetto negativo. Li prendeva dalla notizia del parere favorevole del procuratore generale Gaeta che, evidentemente, non ha influito sulla decisione finale. Cospito ha deciso di smettere di assumere il potassio, dicendo di essere convinto che morirà presto: "Spero che qualcuno dopo di me continuerà la lotta" contro il carcere duro.