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Il caso Cospito

Caso Cospito, il Comitato di bioetica risponde a Nordio: nessun trattamento contro la sua volontà

Il Comitato nazionale di bioetica ha risposto al ministro della Giustizia: il detenuto Cospito non può essere sottoposto a trattamenti sanitari contro la sua volontà.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Alfredo Cospito non può essere sottoposto a un trattamento sanitario obbligatorio contro la sua volontà. È arrivata la risposta del Comitato Nazionale di Bioetica, interpellato dal ministro Nordio sulle condizioni dell'anarchico detenuto al 41bis, che da mesi sta facendo discutere l'opinione pubblica con la sua battaglia. Il rigetto della Cassazione ha di fatto ridotto al lumicino le speranze di Cospito di uscire dal regime di carcere duro, ma anche di sopravvivere, visto che è in sciopero della fame dal 20 ottobre e non ha intenzione di fermarsi se non davanti a un passo indietro delle istituzioni sul 41bis.

Nei giorni in cui Cospito è stato trasferito nuovamente in ospedale, per via delle sue condizioni di salute, arriva il pronunciamento del Comitato, che condivide il "rifiuto di adottare misure coercitive contro la volontà attuale della persona" e ritiene che "non vi siano motivi giuridicamente e bioeticamente fondati che consentano la non applicazione della L.219/2017 nei confronti della persona detenuta, che, in via generale, può rifiutare i trattamenti sanitari anche mediante le Disposizioni Anticipate di Trattamento (Dat)".

Il Comitato "si è in primo luogo interrogato sulla possibilità di rispondere a quesiti per i quali è evidente il collegamento a una vicenda personale chiaramente riconoscibile, per quanto non esplicitamente menzionata". Secondo il regolamento non si possono dare opinioni su casi singoli e personali, salvo che in casi eccezionali. Perciò "la risposta ha un carattere generale". La maggioranza dei componenti del Comitato "ha ritenuto che, nel caso di imminente pericolo di vita, quando non si è in grado di accertare la volontà attuale del detenuto, il medico non è esonerato dal porre in essere tutti quegli interventi atti a salvargli la vita" e rileva che "la stessa Cedu ha sostenuto di recente che: ‘né le autorità penitenziarie, né i medici potranno limitarsi a contemplare passivamente la morte del detenuto che digiuna'".

La minoranza del Comitato, invece, ritiene che "non vi siano motivi giuridicamente e bioeticamente fondati che consentano la non applicazione della L.219/2017 nei confronti della persona detenuta in sciopero della fame, anche in pericolo di vita. Anche in questo caso la nutrizione e l'idratazione artificiali possono essere rifiutate, anche mediante le Dat e la pianificazione condivisa delle cure. Il diritto inviolabile di vivere tutte le fasi della propria esistenza senza subire trattamenti sanitari contro la propria volontà costituisce un principio costituzionale fondamentale del nostro ordinamento".

Cospito chiede i domiciliari per motivi di salute

Nel frattempo Cospito, attraverso il suo legale Flavio Rossi Albertini, ha depositato ieri al Tribunale di sorveglianza di Milano una richiesta di differimento pena, per motivi di salute, nella forma della detenzione domiciliare. Ora i giudici dovranno fissare l'udienza. Al momento si parla del 24 marzo come data ipotetica.

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