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Caso coop, Soumahoro: “Non rifarei il video in lacrime, chi ha sbagliato deve pagare”

Il deputato si difende sul caso coop che ha coinvolto la suocera: “Non sapevo nulla, ma non mi perdono la mia leggerezza – dice Soumahoro – chi ha sbagliato deve pagare, non c’è legame familiare che tenga”. E sul video in lacrime ammette: “Non lo rifarei”.
A cura di Tommaso Coluzzi
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"Mi sono autosospeso perché credo fermamente nei valori dell'integrità umana, ma soprattutto per il rispetto e la tutela della storia che mi porta qui". Comincia così la lunga intervista-verità di Aboubakar Soumahoro alla trasmissione Piazza Pulita, su La7. Il deputato – finito al centro della bufera per il caso coop che ha coinvolto la suocera – si presenta dicendo di voler raccontare la sua versione dei fatti. Retorica a parte, però, di fatti nel suo discorso ce ne sono ben pochi. Soumahoro – da oggi autosospeso dal suo gruppo parlamentare – ribadisce più e più volte di essere stato completamente all'oscuro di ciò che accadeva nelle coop di Latina.

"Mi sento trascinato, mi sento nell'angolo – spiega il deputato, riferendosi a quanto pubblicato sui suoi socialE da quell'angolo ho fatto quel video e chiedo scusa a tutte le persone che conoscono Abou per quelle lacrime". E aggiunge: "Ho sempre vissuto la vita con passione e senso del sentimento, ma quelle lacrime erano espressione della debolezza umana. Sono qui per dire che sono pronto, nella trasparenza a dire tutta la verità. Erano giorni che non dormivo, non rifarei mai più quel video. È stato un momento di debolezza umana".

"La mia famiglia gestisce un centro di accoglienza, ma quella gestione è lì da una ventina d'anni e la mia compagna l'ho conosciuta nel 2018 quando quell'attività già esisteva – spiega – Prima di conoscere la mia attuale compagna ero colui che era nei luoghi in cui bisogna combattere queste situazioni. Una volta che l'ho conosciuta, erano già all'interno della gestione dei centri d'accoglienza, mi risultava che la cooperativa era virtuosa. C'era una pagina intera sul Corriere della Sera con 70 persone responsabili di una buona impresa, c'era la foto della mamma della mia compagna".

Soumahoro racconta la sua versione dei fatti:

Successivamente sono venuto a sapere che c'erano degli stipendi non pagati. Le chiedo come mai, perché è la ragione delle mie lotte. La risposta che ho ricevuto è che vi erano ritardi nei pagamenti da parte della Pubblica amministrazione, che dà l'appalto. In uno dei centri ci sono stato, le condizioni che ho visto non corrispondeva a queste immagini. Ho commesso una leggerezza, avrei dovuto non solo improvvisare delle visite ma andando a verificare. Le testimonianze che ho sentito, bene hanno fatto lavoratrici e lavoratori a rivendicare il loro diritto. E chi ha sbagliato dovrà rispondere.

"Non sapevo nulla, se fossi stato a conoscenza non mi sarei nemmeno candidato per come sono fatto – continua Soumahoro – Non mi perdono la mia leggerezza".

Poi difende ancora la sua famiglia:

A mia moglie ho chiesto perché, ma lei non lavora più nella cooperativa. Quando ci siamo conosciuti nel 2018 pochi mesi dopo aspettava un bambino, la cooperativa si trova a Latina e io ho sempre vissuto a Roma con la mia compagna e subito dopo c'è stato il lockdown. Davanti a una situazione del genere non c'è legame familiare che tenga. Avere la gestione di una cooperativa non è un reato, ma diventa un problema quando i diritti e le condizioni di lavoro non vengono garantiti. Per me non c'era alcuna forma di imbarazzo. Io sapevo solo che c'erano degli stipendi arretrati e sono pronto a confermare questa mia versione in ogni sede. Sono io ad affidarmi alla magistratura.

Sulla questione del bilancio della Lega Braccianti, su cui Fanpage.it aveva indagato prima del voto, il parlamentare si difende: "Non ho usato quei soldi per finanziare la mia scalata politica. Anzi, ci ho anche rimesso. Chi mi accusa oggi che con me ha fondato l'associazione Lega Braccianti, successivamente è tornato nell'Usb. Mi avevano chiesto di destinare loro, in forma di stipendio, i soldi della donazione. Ho detto che i soldi raccolti servivano a finanziare la causa".

"Ho detto la verità, sono nato per strada. Sono sempre stato nell'angolo, ma l'essermi mosso dall'angolo non è stato un percorso individuale ma collettivo. Non sono un personaggio – chiude Soumahoro – Chiedo scusa per essere stato poco attento mentre giravo per il Paese per ciò che accadeva a casa. Non sono parte della cooperativa, ma approfondirò tutti i contorni di questa vicenda".

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