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Caso Soumahoro, le tappe dell’indagine che ha portato all’arresto di moglie e suocera del deputato

Nel caso della presunta mala gestione di due cooperative per l’accoglienza di migranti, Karibu e Consorzio Aid, sono arrivati gli arresti domiciliari per gli indagati. Tra di loro anche Marie Therese Mukamitsindo e Liliane Murekatete, suocera e moglie del deputato Aboubakar Soumahoro, eletto con Alleanza Verdi-Sinistra. L’annuncio dell’inizio delle indagini era arrivato a novembre 2022.
A cura di Luca Pons
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La moglie e la suocera del deputato Aboubakar Soumahoro (eletto con Alleanza Verdi-Sinistra e oggi nel gruppo Misto) sono agli arresti domiciliari. Marie Therese Mukamitsindo e Liliane Murekatete, madre e figlia, hanno ricevuto questa mattina la misura cautelare disposta dal giudice per le indagini preliminari di Latina. Si tratta di una svolta nelle indagini sul caso cooperative Karibu e Consorzio Aid: le due sono indagate a vario titolo, insieme ad altre due persone, per frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale (per distrazione) e autoriciclaggio.

La vicenda è iniziata lo scorso novembre, quando le indagini sono state rese note. La notizia aveva avuto risonanza soprattutto perché le due sono legate a Soumahoro, deputato ed ex sindacalista da tempo pubblicamente impegnato nelle rivendicazioni per i diritti dei migranti e dei lavoratori agricoli. Con l'andare del tempo l'inchiesta si è allargata, fino alla misura adottata oggi. Soumahoro non è coinvolto in alcun modo nelle indagini.

L'indagine e l'autosospensione di Soumahoro da Alleanza Verdi-Sinistra

Il caso era scoppiato il 17 novembre 2022, quando era diventato noto che la Procura di Latina aveva avviato delle indagini sulle due cooperative, Karibu e Consorzio Aid. A originarle erano state le denunce raccolte dal sindacato Uiltucs. L'accusa era che le condizioni di vita per i braccianti ospitati dalle due cooperative fossero pessime e i pagamenti per i dipendenti irregolari o mancanti.

Soumahoro non era coinvolto, e anche oggi il suo nome non appare nelle carte dell'inchiesta. Tuttavia, la vicenda aveva dato il via a degli attacchi politici nei suoi confronti, visto anche il suo passato da sindacalista e attivista per i diritti dei migranti. Il deputato aveva risposto in lacrime con un video diffuso sui social, dicendo: "Mi dite cosa ho fatto? Da una vita sto lottando per i diritti delle persone. Voi mi volete morto". Ai giornali, Soumahoro aveva sottolineato di essere estraneo alla vicenda, cosa che ha ribadito anche oggi. Il deputato si era poi autosospeso dal gruppo di Alleanza Verdi-Sinistra, con cui era stato eletto e con cui c'erano state alcune tensioni per la richiesta di fare chiarezza sulla sua posizione, e più tardi aveva aderito al gruppo Misto.

Le accuse a moglie e suocera di Aboubakar Soumahoro

Le indagini nel giro di pochi giorni si erano allargate alla suocera di Suomahoro, la prima iscritta nel registro degli indagati. Tra le accuse era emersa quella di truffa aggravata, false fatturazioni e malversazione di fondi pubblici. La stessa Mukamitsindo, legale rappresentante della cooperativa Karibu, avrebbe poi ammesso di non aver pagato gli stipendi per quasi due anni a una dipendente, per una somma di circa 20mila euro. Le denunce presentate però erano 26, per un totale complessivo di 400mila euro circa. A dicembre era arrivato il sequestro di 640mila euro dalla cooperativa (il presunto "profitto del reato", secondo la Procura, per l'emissione di fatture false tra il 2015 e il 2019) e tra gli indagati era stata inserita anche Liliane Murekatete, moglie di Soumahoro.

Le indagini sulla presunta evasione fiscale si sono chiuse ad aprile di quest'anno, con la richiesta di rinvio a giudizio arrivata a fine settembre e le udienze preliminari proseguite in queste settimane: il 3 novembre il giudice dovrà decidere se mandare a processo le due donne e le altre persone coinvolte. La Procura intanto ha continuato a lavorare sui fondi pubblici, fino alla svolta di oggi: gli arresti domiciliari con l'accusa di aver usato le carte prepagate della cooperativa Karibu per acquistare vari prodotti ("ristoranti, gioiellerie, centri estetici, abbigliamento, negozi di cosmetica").

Insieme agli arresti è arrivato anche il sequestro per un totale di quasi due milioni di euro. Soldi che invece avrebbero dovuto essere usati per le strutture che ospitavano migranti, le quali invece erano fatiscenti: si parla di muffa, mancata derattizzazione, carenza di cibo, sovraffollamento e basso livello di igiene. La somma è stata confiscata alla coop, che a marzo è stata messa in liquidazione coatta amministrativa.

Cosa rischiano ora le due donne agli arresti domiciliari e gli altri indagati

Gli arresti domiciliari sono scattati, ma l'indagine sul caso non sono ancora chiuse. C'è però il rischio di processo: la Procura potrebbe chiedere un nuovo rinvio a giudizio, e se questo fosse accettato si potrebbe arrivare in tribunale. Per capire le intenzioni dei pm e dei giudici bisognerà comunque aspettare le prossime settimane. Uno dei reati su cui si indaga è la frode nelle pubbliche forniture, che prevede il carcere fino a cinque anni, senza contare le potenziali aggravati per il concorso di più persone e per il fatto che i presunti reati sarebbero stati commessi più volte.

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