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Caso Boccia-Sangiuliano

Caso Boccia, Meloni convoca Sangiuliano a Palazzo Chigi: cosa le ha detto il ministro

Il caso che si è sviluppato attorno alla figura di Maria Rosaria Boccia ha portato la presidente del Consiglio Meloni a convocare il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano a Palazzo Chigi. In un’ora e mezza di confronto, il ministro avrebbe ribadito la sua versione dei fatti. Dalle opposizioni aumenta la pressione con la richiesta di dimissioni.
A cura di Luca Pons
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Dal profilo Instagram di Maria Rosaria Boccia
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Il caso di Maria Rosaria Boccia, la donna che la settimana scorsa aveva ringraziato il ministro della Cultura Sangiuliano "per la nomina a Consigliere del ministro per i grandi eventi" salvo poi essere smentita dal ministero stesso, occupa ormai l'attenzione della politica nazionale. Soprattutto dopo che, nel pomeriggio di oggi, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha convocato il ministro Sangiuliano a Palazzo Chigi. Il colloquio tra i due è durato circa un'ora e mezza, mentre si rincorrevano le voci sulle possibili dimissioni del ministro. Che, da parte sua, ha detto di essersi limitato a ribadire la propria versione dei fatti.

Cosa ha detto il ministro Sangiuliano a Giorgia Meloni sul caso Boccia

All'uscita Sangiuliano non ha rilasciato dichiarazioni, per poi dichiarare poco dopo: "Ho ribadito la verità delle mie affermazioni contenute nella lettera inviata questa mattina", in cui affermava: "Mai un euro del ministero, neanche per un caffè, è stato impiegato per viaggi e soggiorni della dottoressa Maria Rosaria Boccia che, rispetto all'organizzazione del G7 Cultura, non ha mai avuto accesso a documenti di natura riservata".

Boccia negli ultimi giorni non ha chiuso lo scontro con il governo, rispondendo colpo su colpo: prima alle parole della presidente del Consiglio Meloni, smentita praticamente in diretta tv tramite un post sui social, e poi allo stesso ministro Sangiuliano, che aveva dato una sua versione dei fatti. Così, dalle opposizioni è arrivata la richiesta che il ministro faccia un passo indietro, di fronte a un imbarazzo istituzionale difficile da spiegare.

La richiesta delle opposizioni: "Si dimetta, è imbarazzante"

Per la capogruppo del Partito democratico nella commissione Cultura della Camera, Irene Manzi, "la convocazione del ministro Sangiuliano a palazzo Chigi è la prova che la ricostruzione che è stata fatta ieri da Meloni in diretta televisiva non è veritiera e piena di imprecisioni". Il ministro, ha detto Manzi,  "ha mentito e lo ha fatto anche alla più alta carica del governo, le cui dichiarazioni sono state sbugiardate". Ora quindi "il Parlamento deve essere informato con urgenza, siamo davanti a una vicenda grave che sta disonorando le istituzioni e i cui contorni torbidi lasciano pensare che il ministro Sangiuliano non si trovi più nelle condizioni di agire autonomamente".

Sangiuliano "deve venire in Parlamento a riferire su come sono stati usati soldi e informazioni delicate del governo, se sono andati nelle disponibilità di una imprenditrice e perché", aveva scritto sui social il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte, prima della convocazione del ministro a Palazzo Chigi. "Non possiamo permetterci teatrini, gossip social, mezze dichiarazioni e lettere alla stampa, alla vigilia di importanti appuntamenti internazionali", aveva continuato. Il G7 della cultura, infatti, è previsto a Napoli dal 19 al 21 settembre. "È imbarazzante assistere a questo spettacolo con la premier Meloni che viene smentita in diretta dai documenti pubblicati sui social da una privata cittadina".

Sempre dal M5s, dai parlamentari delle commissioni Cultura, era arrivata una nota critica sull'intervento di Meloni: "Ci aspettavamo, al posto delle parole spocchiose di ieri sera, che garantisse un intervento del ministro nella sede formale del Parlamento per spiegare ogni dettaglio di questa vicenda così inquietante per come è emersa fino a ora. È chiaro che l'Italia non può affrontare il G7 della Cultura in queste condizioni e con questo ministro tanto screditato".

Anche Alleanza Verdi-Sinistra aveva preso posizione. Peppe De Cristofaro, capogruppo al Senato, aveva attaccato: "A questo punto è necessario che la Meloni si assuma la responsabilità di sostituire Sangiuliano, perché le spiegazioni e i chiarimenti forniti si stanno rivelando fragili come un castello di carte". Angelo Bonelli, portavoce di Europa Verde: "Un teatrino squalificante che mortifica cultura e istituzioni. Presenteremo un ‘interrogazione alla premier Meloni per chiedere conto dell'operato del ministro Sangiuliano".

Italia viva, il partito di Matteo Renzi, aveva annunciato una petizione per chiedere le dimissioni del ministro. Lo stesso Renzi aveva scritto: "Che aspetta a dimettersi Gennaro Sangiuliano? Il ministro della Cultura sta coprendosi di ridicolo. In questo governo si è dimesso il Sottosegretario alla Cultura, Sgarbi, e ha fatto bene perché era indifendibile, ma almeno di cultura ci capiva".

Riccardo Magi, segretario di +Europa, aveva parlato di "scandaletto da film di serie B al ministero della Cultura con tanto di smentita in diretta Tv alla premier Meloni. Il ministro può dimettersi o meno, la premier può chiederne la testa o meno, ma resta sullo sfondo lo squallore di un sottobosco di governo inadeguato e imbarazzante". Carlo Calenda, leader di Azione, aveva specificato che "questa di Sangiuliano è una vicenda tragicomica. Le dimissioni devono essere chieste per come fa il ministro della Cultura".

Tra gli esponenti della maggioranza, invece, quasi nessuno si era esposto sulla questione, né prima né dopo l'intervento di Giorgia Meloni. Nei giorni scorsi Tommaso Foti, capogruppo di FdI alla Camera, si era limitato a dire a Sky Tg24: "dei gossip estivi non me ne occupo. Io sono per dire se c'è da discutere si discuta pure ma si discuta di cose serie, di atti e non di pettegolezzi". Giorgio Mulè (FI), vicepresidente della Camera, aveva commentato a Affari italiani: "Io, fino a prova contraria, ho fiducia nelle persone e fino a questo momento non ci sono elementi per non avere più fiducia nel ministro. Si mettano tutte le carte sul tavolo, tutte. E si faccia piena chiarezza sulla vicenda, dividendo nettamente il campo da eventuali fatti personali da ciò che riguarda l'attività istituzionale. Se ci saranno delle novità vedremo e valuteremo i fatti e non i gossip".

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