Caso Boccia, che cosa ha detto Sangiuliano nell’interrogatorio ai pm: “Ero nel panico”
"Ero nel panico". Sarebbe questa l'espressione che riassume la linea difensiva di Gennaro Sangiuliano, sentito ieri dalla Procura di Roma a seguito della denuncia depositata dai suoi legali nei confronti di Maria Rosaria Boccia.
I reati contestati alla donna sono quelli di violenza o minaccia a corpo politico e lesioni aggravate, ma dopo il lungo interrogatorio dell'ex ministro della Cultura potrebbe trovare spazio anche l'accusa di stalking.
A margine del colloquio, durato quattro ore, con il procuratore Francesco Lo Voi, la pm Giulia Guccione e l'aggiunto Giuseppe Cascini, Sangiuliano ha preferito non commentare, ma come ha spiegato il legale dell'ex ministro Silverio Sica l'incontro è servito a chiarire alcuni aspetti dell'esposto presentato nei confronti dell'imprenditrice campana.
Tra questi, la ricostruzione della relazione con la donna, dapprima solo professionale poi sentimentale, degenerata secondo la versione dell'ex direttore del Tg2, in un rapporto dai connotati "inequivocabilmente tossici".
Nel suo racconto, Sangiuliano sostiene di esser stato sottoposto a una condizione di "grave turbamento psicologico" a causa delle presunte pressioni della donna, che sarebbero scattare dopo il dietrofront sulla sua nomina a Consigliera per i grandi eventi, e dei frequenti litigi tra i due.
Un episodio in particolare, viene citato dall'ex titolare del MiC e riguarda la notte tra il 16 e il 17 luglio in cui la coppia avrebbe avuto un'accesa discussione culminata nella presunta aggressione di Boccia ai danni di Sangiuliano. A riprova di ciò le immagini della ferita sulla fronte che l'uomo si sarebbe procurato proprio durante il litigio.
E poi ci sarebbero i ripetuti messaggi inviati dall'imprenditrice alla moglie di Sangiuliano, Federica Corsini, e la presunta finta gravidanza che Boccia avrebbe utilizzato per esercitare pressione sull'allora ministro e su cui gli inquirenti ora cercano dei riscontri.
Un passaggio riguarda anche le foto pubblicate dalla donna sui suoi profili social, che la ritraggono in luoghi ed eventi istituzionali e con cui l'imprenditrice avrebbe cercato di accreditarsi come membro dello staff del ministro. Comportamenti insomma, che secondo Sangiuliano presentano "modalità evocative di ricatto ai danni di un'istituzione della Repubblica".
Spetterà agli inquirenti passare al vaglio tutto il materiale fornito dai legali dell'ex ministro per capire se Sangiuliano sia stato ricattato o meno dalla donna nel periodo in cui si è svolta la relazione. Sotto gli attenti controlli dei pm passeranno anche i numerosi dispositivi elettronici (schede sim, telefoni, pc, tablet e i famosi occhiali dotati di microcamera con cui girava indisturbata a Montecitorio e via del Collegio Romano) sequestrati a Boccia durante la perquisizione della sua casa a Pompei.
È probabile che nei prossimi giorni anche la donna venga convocata in Procura e interrogata sui fatti, una volta terminato l'esame della vasta mole di dati nelle mani dei magistrati. Nel frattempo, procederà anche l'indagine in cui Sangiuliano è accusato di peculato e rivelazione di segreto d'ufficio, di competenza del Tribunale dei ministri. La Corte dei Conti del Lazio invece, si occuperà di verificare che i soldi pubblici, incluse le auto blu a disposizione dell'ex titolare del MiC, siano stati utilizzati correttamente senza procurare danni alle casse dello Stato.