Caso Almasri, la difesa del governo: “Nessun intervento politico. Volo di Stato? Scelta obbligata”.
A sentire le voci fuori microfono da palazzo Chigi e via Arenula, dietro la scarcerazione e il rimpatrio del comandante libico Almasri non c'è nessuna manina politica. Anche l'uso del volo di Stato per riportare a Tripoli il capo della polizia giudiziaria libica viene ritenuto corretto. Le opposizioni unite però denunciano la responsabilità del governo nella vicenda e chiedono a Giorgia Meloni di chiarire in parlamento.
Njeem Osama Almasri Habish era stato arrestato a Torino domenica 19 gennaio. Su di lui pende un mandato di cattura della Corte penale internazionale, con le accuse tra l'altro di tortura e traffico di esseri umani, per il ruolo di primo piano nella gestione dei centri per migranti in Libia. Due giorni dopo, però, Almasri è stato scarcerato e immediatamente espulso a bordo di un aereo in dotazione alla presidenza del Consiglio, che lo ha immediatamente riportato a Tripoli.
Secondo i giudici della Corte d'Appello di Roma, che hanno ordinato di liberare l'uomo, prima di effettuare il fermo la questura di Torino avrebbe dovuto informare il ministero della Giustizia, che invece sarebbe venuto al corrente del fatto solo lunedì 20 gennaio e non avrebbe poi fatto richiesta alla procura della capitale di convalidare il fermo.
Le opposizioni però sono convinte che la responsabilità del rilascio dell'uomo di vertice della polizia giudiziaria libica ricada sul governo, che aveva promesso di inseguire i trafficanti di uomini "su tutto il globo terracqueo" e invece ha permesso che un soggetto accusato di gravi crimini sulla pelle dei migranti sfuggisse al giudizio della Corte Penale Internazionale. A Fanpage.it, il segretario di +Europa Riccardo Magi sottolinea come "il non detto della vicenda sta negli accordi Italia-Libia", firmati nel 2017 e più volte aggiornati, che hanno di fatto affidato alle milizie che governano il Paese il compito di contenere le partenze.
La versione del governo
Sul caso Almasri, da parte del governo per ora non sono arrivate reazioni ufficiali. Ma la versione che filtra in queste ore nelle stanze di palazzo Chigi rimarca che se un problema c'è stato, a causarlo è stato il mancato rispetto delle procedure da parte delle parti coinvolte nell'arresto. Mentre viene escluso qualsiasi intervento politico, per favorire il rilascio del detenuto.
Ma il governo avrebbe potuto impedire la liberazione? Fonti di primo piano di via Arenula consultate da Fanpage.it negano questa possibilità, sostenendo che il ministero della Giustizia sarebbe stato avvisato troppo tardi per intervenire, prima della scadenza dei termini previsti dalla normativa. Regole stringenti, imposte dalla giurisdizione nazionale, che nemmeno un mandato di arresto della Corte penale internazionale può scavalcare.
L'altro aspetto contestato dalle opposizioni riguarda l'utilizzo del Falcon dei servizi segreti per riportare Almasri in Libia. Fonti di palazzo Chigi spiegano che si tratta di una procedura obbligatoria, in caso di rimpatri di soggetti considerati particolarmente sensibili. La necessità di far accompagnare il rimpatriato da personale specializzato delle forze dell'ordine e altre questioni di sicurezza avrebbero reso impossibile l'utilizzo di un volo di linea. Circostanze che peraltro sembrano confermare la pericolosità di Almasri.
Il caso comunque è destinato a non chiudersi a breve. Nella serata di mercoledì 22 gennaio, in una nota, la Corte penale internazionale infatti ha scritto che "sta cercando, e non ha ancora ottenuto, una verifica da parte delle autorità (italiane) sui passi che sarebbero stati compiuti". Le opposizioni hanno chiesto alla premier Meloni di riferire sul caso in parlamento. Ma almeno per il momento dovranno "accontentarsi" del ministro dell'Interno Piantedosi, che giovedì 23 gennaio risponderà a un question time e la settimana dopo terrà un'informativa sul tema.