video suggerito
video suggerito
Opinioni

Caso Ablyazov, nel Pd cresce la fronda: colpire Alfano per indebolire Letta

Cresce il fronte dei democratici disposti a votare la sfiducia ad Angelino Alfano. E Matteo Renzi attacca Letta: “Ci dica se le parole del ministro dell’Interno lo hanno convinto”.
18 CONDIVISIONI
Immagine

"Letta vada in Aula e prenda posizione su Alfano. Ci dica se le sue parole lo hanno convinto o meno". Sono bastate queste parole di Matteo Renzi per aprire anche all'interno del Partito Democratico una "sanguinosa discussione" sul caso Ablyazov – Shabalayeva e sulle responsabilità dei ministri dell'Interno e degli Esteri e dunque a catena dell'intero esecutivo guidato da Enrico Letta. A maggior ragione perché sulla questione e sulle eventuali responsabilità / determinazioni del Presidente del Consiglio sono intervenuti anche esponenti di altre correnti democratiche.

Se infatti i renziani attaccano, con il senatore Marcucci che parla di "ammissione del capo di gabinetto Procaccini che rende la posizione di Alfano ancora più difficile" e spiega che "c'è ancora tempo per un passo indietro del ministro dell'Interno, perché su una vicenda così delicata non possiamo permetterci alcuna zona d'ombra", a muoversi sono anche altri. A cominciare da Gianni Cuperlo, sempre in corsa per la segreteria Pd, che attaccca: "Quella di Alfano è stata una ricostruzione largamente insoddisfacente. Siamo di fronte ad un fatto gravissimo, di gravità enorme. Parliamo del rispetto dei diritti umani fondamentali e il nostro Paese ha una macchia che l’Europa guarda con grande allarme e preoccupazione Abbiamo ceduto una quota della nostra sovranità nazionale, di un grande paese democratico dell’Europa, ad un regime autoritario, ad una dittatura che viola sistematicamente i diritti umani".

Infine, è Corradino Mineo, da sempre critico nei confronti delle scelte del gruppo dirigente democratico (larghe intese in primis), a cogliere l'occasione per riportare il partito con i piedi per terra, immaginando un intervento del premier in Parlamento in cui annunci la volontà di riportare il Paese al voto a settembre: "Onorevoli colleghi, non per questo avete votato la fiducia al Governo che ho l’onore di presiedere, non perché cedesse al Kazakistan una parte della nostra sovranità, o perché espellesse una donna e la sua bambina che avevano tutto il diritto di restare in Italia. […] L’unica forza che ci tiene in piedi è ormai la mancanza di un’alternativa in questo Parlamento. Berlusconi – lo vedete – ci usa come un parafulmine per i suoi guai, Grillo per nascondere il vuoto sotto i suoi riccioli, il Pd per sfangare almeno il congresso. Ma io ho promesso: non resto al governo a tutti i costi. E perciò vi propongo di cambiare passo".

Il punto è che la questione Ablyazov, già gravissima in se, ha riaperto una ferita cauterizzata solo dall'intervento del Capo dello Stato e riportato a galla domande di senso: qual è il prezzo da pagare per le larghe intese? Cosa resterà del Pd dopo l'abbraccio mortale con il Popolo della Libertà? Cosa succederà quando i berlusconiani alzeranno la posta? Del resto, la considerazione unanime è che si tratta di domande cui gran parte dei dirigenti democratici non è nemmeno in grado di rispondere, dal momento che la vera partita si gioca nell'imminente congresso. E anche per preparare il terreno al cruciale appuntamento autunnale (con Epifani che continua ad essere vago sulle regole…) che sulla vicenda kazaka lo scontro rischia di essere durissimo: in gioco non vi è solo il tentativo di prendere le distanze dalle deliberazioni di Alfano, ma anche la possibilità di indebolire lo stesso Enrico Letta. Che, se ne ha quasi la certezza, non ha la minima intenzione di rinunciare a giocarsi le sue carte per la guida del Partito alle prossime elezioni.

18 CONDIVISIONI
Immagine
A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views