Caso Abedini, cosa è successo all’ingegnere iraniano arrestato in Italia: da Cecilia Sala alla liberazione
La vicenda che ha coinvolto Mohammad Abedini Najafabadi, ingegnere iraniano arrestato a Malpensa il 16 dicembre 2024 e liberato il 12 gennaio 2025, è stata un intreccio complesso di diplomazia, giustizia internazionale e scambi di prigionieri. Abedini è stato arrestato su richiesta degli Stati Uniti con l’accusa di terrorismo e di violazioni legate alla tecnologia dei droni. La rapida liberazione di Abedini è il risultato di una serie di trattative diplomatiche complesse, che hanno avuto il loro fulcro nella vicenda di Cecilia Sala, la giornalista italiana arrestata a Teheran il 19 dicembre. Sala era stata incarcerata solo tre giorni dopo l’arresto di Abedini, con il governo iraniano che, pur non confermando ufficialmente un legame tra i due casi, ha comunque manifestato l’intenzione di risolvere la situazione in cambio di concessioni da parte dell’Italia. La situazione si è evoluta con l’intensificarsi dei negoziati tra i servizi segreti italiani e iraniani, culminando con la decisione del governo italiano di liberare Abedini per sbloccare la situazione e facilitare la liberazione di Cecilia Sala.
Chi è Mohammad Abedini Najafabadi e perché è stato arrestato in Italia
Mohammad Abedini Najafabadi è un ingegnere e imprenditore iraniano, specializzato in tecnologie avanzate, tra cui la produzione di droni. Il 16 dicembre 2024, è stato arrestato in Italia su richiesta delle autorità statunitensi. L’accusa contro di lui era quella di aver violato sanzioni internazionali, legate all’utilizzo di tecnologie avanzate per scopi militari, e di aver intrattenuto legami con organizzazioni accusate di attività terroristiche. Le accuse, tuttavia, si sono scontrate con la realtà giuridica italiana, che non ha trovato sufficiente evidenza a giustificazione delle richieste americane di estradizione; la mancanza di prove concrete a supporto delle accuse e il fatto che alcuni dei reati a lui contestati non fossero considerati reati in Italia hanno portato quindi alla sua scarcerazione nonostante le sollecitazioni internazionali. Dopo 27 giorni di reclusione in Italia, il 12 gennaio scorso, Abedini è stato rilasciato, dopo che il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha firmato la revoca degli arresti.
Cosa c’entrava Abedini con l’arresto di Cecilia Sala in Iran
Il legame tra l’arresto di Abedini e quello di Cecilia Sala, pur non ufficialmente confermato, è stato presto evidente. L’Iran ha reagito al fermo dell’ingegnere con l’arresto di Sala, nonostante la giornalista fosse in Iran per motivi professionali e non politici. La decisione di incarcerarla è stata interpretata come una mossa per esercitare pressione sull’Italia, chiedendo il rilascio di Abedini in cambio della libertà della giornalista; le trattative diplomatiche si sono concentrate proprio su questa equazione: liberazione di Cecilia Sala in cambio dell’impegno italiano a non estradare Abedini negli Stati Uniti.
La liberazione di Cecilia Sala e le richieste dell'Iran all'Italia
L'8 gennaio 2025, Cecilia Sala è finalmente tornata in Italia, dopo circa tre settimane di detenzione nel carcere di Evin, a Teheran, in Iran. La sua liberazione è stata considerata un successo diplomatico, anche se non privo di difficoltà: l’Iran aveva posto infatti come condizione per la liberazione di Sala l’assicurazione che Abedini non venisse estradato. L’Italia ha così tentato di bilanciare le richieste iraniane con gli impegni internazionali e le necessità interne. La pressione mediatica, le trattative tra i servizi segreti italiani e iraniani, e le richieste delle autorità di Teheran hanno spinto il governo italiano ad agire rapidamente.
Il ruolo degli USA e l'incontro di Giorgia Meloni con Donald Trump
Il ruolo degli Stati Uniti in questo caso è stato determinante, anche se gli Stati Uniti non hanno inviato nuove prove a sostegno delle accuse contro Abedini. L’amministrazione Biden, nonostante non fosse direttamente coinvolta nelle trattative, infatti, ha dato il via libera all’Italia per concludere l’accordo con l’Iran. Il coinvolgimento degli Stati Uniti si è poi concretizzato anche nel supporto a Giorgia Meloni, che il 4 gennaio 2025 ha incontrato Donald Trump a Mar-a-Lago. Un incontro che è stato cruciale per ottenere il consenso degli Stati Uniti, che hanno dato il loro assenso alla soluzione proposta. In seguito, un colloquio telefonico con il presidente uscente Joe Biden ha completato il quadro, con l’approvazione finale per la scarcerazione di Abedini, avvenuta il 12 gennaio.
La liberazione di Abedini: cosa c'è nell'accordo per la sua scarcerazione
La liberazione di Abedini non sembra esser stata quindi una semplice decisione giuridica, ma il risultato di un delicato accordo diplomatico tra Italia, Stati Uniti e Iran. Nonostante le accuse che gli Stati Uniti avevano mosso nei suoi confronti, il governo italiano ha deciso di non procedere con l’estradizione, citando la mancanza di prove concrete alle accuse, e il fatto che i reati a lui contestati non fossero considerati reati in Italia. La scarcerazione di Abedini è stata interpretata sì come una concessione per facilitare la liberazione della giornalista Cecilia Sala, ma è stata di conseguenza una mossa mirata a rispettare le richieste di Teheran. L’accordo che ha portato alla sua scarcerazione prevedeva che Abedini non fosse estradato negli Stati Uniti, una condizione fondamentale posta dall’Iran per risolvere il caso Sala: in cambio, l’Italia ha così ottenuto la promessa che Sala sarebbe stata liberata e riportata in patria, permettendo così la chiusura di entrambe le vicende. Nonostante le smentite ufficiali da parte dell’Iran circa il legame tra i due casi, la tempistica delle liberazioni suggerisce un collegamento stretto. L’accordo, dunque, ha rappresentato un compromesso tra la necessità di tutelare gli interessi giuridici e diplomatici italiani e le pressioni politiche internazionali.