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Casini eletto presidente della commissione sulle banche. Ad aprile diceva: “Farla è demagogia”

Con 21 preferenze il centrista Pier Ferdinando Casini è stato eletto presidente della commissione bicamerale d’inchiesta sulla banche. Ad aprile criticò la sua istituzione, sostenendo che l’insediamento della commissione Banche fosse “demagogica e propagandistica”. M5S protesta: “La presidenza Casini è la pietra tombale su qualsiasi velleità della commissione di portare alla luce anche un barlume di verità”.
A cura di Charlotte Matteini
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Pier Ferdinando Casini è stato eletto presidente della neonata Commissione Banche con 21 voti su 40 totali. La commissione bicamerale d'inchiesta sulle banche, da tempo richiesta allo scopo di indagare su alcune operazioni avvenute nel corso di questa legislatura, non è però mai stata ben vista dall'onorevole centrista e già presidente della commissioni Esteri. Solo pochi mesi fa, infatti, proprio Pier Ferdinando Casini, replicando all'ipotesi di insediamento di una specifica commissione sul tema, dichiarava che "farla è demagogia, rischiosa propaganda". Pochi mesi dopo, nonostante la reputasse una commissione puramente demagogica, né è divenuto presidente e supervisionerà i lavori insieme ai vice-presidenti Mauro Maria Marino, senatore del Partito Democratico, e a Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei Deputati. Stando alle risultanze delle votazioni, Casini è stato l'esponente più votato: in seconda posizione Enrico Zanetti, che ha totalizzato 9 preferenze, a seguire il grillino Carlo Martelli con 5 voti e Bruno Tabacci con 3. Due le schede nulle.

Al momento di votare in Aula il disegno di legge che prevedeva l'istituzione della Commissione, Casini sostenne che "dall’inizio della legislatura si sono istituite commissioni d’inchiesta per quasi ogni argomento. È un cedere continuo alla demagogia e alla propaganda che non mi trova d’accordo. Il più delle volte questi organi sono istituiti solo per interessi dei singoli o per affrontare in modo puramente scenografico quello che il legislatore dovrebbe risolvere con gli strumenti normativi a disposizione. Le commissioni d’inchiesta vanno maneggiate con cura istituzionale, evitando che siano solo cassa di risonanza di polemiche tra i partiti o all’interno di essi. La Commissione sulle banche sarebbe questo. Strumentalizzare questioni tanto delicate, che riguardano i risparmi degli italiani e che sono già all’attenzione della magistratura, significa prepararsi a una campagna elettorale irresponsabile. Lasciamo le inchieste alla magistratura, senza ingerenze del Parlamento”.

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L'elezione di Casini alla presidenza della commissione bicamerale non è stata ben accolta da numerosi esponenti delle opposizioni. Il senatore M5s Enrico Cappelletti ha contestato la scelta sostenendo che "diventa chiaro a tutti perché il Pd bocciò il mio emendamento che impediva ai parlamentari in conflitto di interesse con le banche di partecipare ai lavori della commissione d’inchiesta sul sistema bancario. Il Pd e la maggioranza hanno eletto Pier Ferdinando Casini, un conflitto di interessi vivente amico di diversi banchieri e suocero di quel Caltagirone che oltre ad essere il principale finanziatore del Udc è stato vicepresidente e azionista di Mps. Lo stesso Casini, poi, è diventato da pochi mesi socio di Carisbo, fondazione azionista di Intesa San Paolo. Una commissione d’inchiesta nata in grave ritardo e sotto i peggiori auspici viene oggi di fatto dichiarata morta. Il messaggio lanciato dal Pd ai risparmiatori truffati è chiaro: non avranno giustizia”.

Fratelli d’Italia ha deciso invece di astenersi dalla votazione: "Il presidente avrebbe dovuto essere espressione dell’opposizione ma non c’è stata disponibilità della maggioranza. È un altro segnale che il Pd con l’istituzione tardiva di questa commissione vuole mettere solo a tacere quello che è successo. Vuol dire che perderanno tempo senza arrivare a nulla, noi avevamo chiesto che i lavori andassero avanti oltre la scadenza della legislatura ma ci hanno votato contro. Noi continueremo a dare battaglia all’interno della commissione per fare in modo che nei pochi mesi a disposizione la commissione arrivi a qualche risultato”.

La composizione della commissione

I componenti della neonata commissione bicamerale d'inchiesta sulle banche sono: Francesco Bonifazi, Renato Brunetta, Daniele Capezzone, Susanna Cenni, Gian Pietro Dal Moro, Carlo Dell’Aringa, Giorgia Meloni, Matteo Orfini, Giovanni Paglia, Carla Ruocco, Giovanni Sanga, Sandra Savino, Carlo Sibilia, Bruno Tabacci, Paolo Tancredi, Luigi Taranto, Franco Vazio, Alessio Villarosa, Enrico Zanetti e Davide Zoggia, Andrea Augello, Raffaela Bellot, Pier Ferdinando Casini, Remigio Ceroni, Antonio D’Alì, Mauro Del Barba, Paola De Pin, Camilla Fabbri, Stefania Giannini, Gianni Pietro Girotto, Andrea Marcucci, Mauro Maria Marino, Carlo Martelli, Maurizio Migliavacca, Franco Mirabelli, Francesco Molinari, Lionello Marco Pagnoncelli, Gian Carlo Sangalli, Paolo Tosato e Karl Zeller.

M5S contesta la scelta di Pier Ferdinando Casini

I parlamentari del Movimento 5 Stelle hanno duramente contestato l'elezione di Pier Ferdinando Casini a presidente della commissione bicamerale d'inchiesta sulle banche: “Gli scheletri rimarranno tutti nell’armadio. I partiti non vogliono che si scopra alcunché. La designazione di Pier Ferdinando Casini a presidente della commissione di inchiesta sulle banche è l’atto di killeraggio definitivo ai danni dell’organismo. La bicamerale nasce morta. Possiamo celebrarne il funerale. Rimane il cortocircuito perverso tra la politica e gli interessi delle banche. Abbiamo già ricordato che Casini è il perfetto uomo di sistema, amico di Geronzi e di molti banchieri. Ma soprattutto egli è dal marzo scorso socio della fondazione Carisbo, azionista di Intesa Sanpaolo, la banca cui il governo ha regalato 5 miliardi sull’unghia per convincerla a prendersi la parte buona degli istituti veneti”, si legge nella nota stampa diffusa subito dopo la votazione.

"Ma il conflitto di interessi non finisce qui. Andando a ritroso, Francesco Gaetano Caltagirone, oltre ad essere il maggiore finanziatore dell’Udc, è stato fino al 26 gennaio 2012 vicepresidente e azionista di Mps. Nel 2009 il Monte dei Paschi, attraverso Antonveneta, successivamente incorporata in Mps Immobiliare, ha venduto alcuni immobili proprio alla Immo 2006 srl, società controllata indirettamente dallo stesso Caltagirone. Costo dell’operazione: 37,58 milioni di euro. La presidenza Casini è la pietra tombale su qualsiasi velleità della commissione di portare alla luce anche un barlume di verità. L’ipocrisia del Pd e degli altri partiti raggiunge l’apice se si pensa che lo stesso neo-presidente votò contro l’istituzione dell’organismo e lo bollò quale ‘impasto di demagogia e pressapochismo’. Hanno lasciato fuori dall’ufficio di presidenza l’unica forza politica che non ha mai avuto a che fare con scandali bancari e che ha difeso limpidamente i risparmiatori. Quando saremo al governo porteremo seriamente alla luce nomi e responsabilità di chi ha messo sul lastrico centinaia di migliaia di cittadini e ha ucciso la loro fiducia nel sistema del credito”.

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