Case popolari, il sindaco leghista di Ferrara contro il vescovo: “Riempia di migranti il suo Palazzo”
Il sindaco di Ferrara, il leghista Alan Fabbri, attacca il vescovo della città perché dice che sia giusto destinare le case popolari ai migranti. "Dovrebbe iniziare a riempire di migranti il suo Palazzo e lasciare le case popolari ai ferraresi. La sua reggia non solo è molto grande, ma mi sembra anche piuttosto vuota. È facile fare i caritatevoli con i soldi e i beni degli altri, molto meno unire con coerenza parole e fatti", scrive Fabbri sui social. E ancora: "Ma ormai dal vescovo di Ferrara ci si può aspettare di tutto: che non sia lui il prossimo candidato del Pd ferrarese?".
Facciamo un passo indietro. La polemica nasce da un provvedimento della Regione Emilia Romagna per l'assegnazione delle case popolari, che rivede il criterio di "residenzialità storica", introdotto proprio da Fabbri. Intervistato da Il resto del Carlino, monsignor Gian Carlo Perego – che è anche presidente della fondazione Migrantes – aveva detto di apprezzare le modifiche e aveva definito le vecchie regole "discriminatorie", in quanto legavano il diritto alla casa alla cittadinanza e non alla persona, alla sua condizione di povertà e disagio.
Ora Fabbri accusa il vescovo di "andare oltre le sue competenze" e si dice deciso a commentare le sue parole "almeno fino a quando farà il politico e non il pastore della sua comunità". Il sindaco leghista prosegue: "Anche in questa occasione, ha voluto dire la sua: prima consiglia di affidare la nostra terra ai migranti, adesso sostiene coerentemente la causa del Partito Democratico della Regione Emilia Romagna, chiedendo di dare loro anche una casa popolare, superando così tutte le famiglie in coda da anni ed eliminando il criterio della residenzialità storica".
E ancora: "Il “vangelo della domenica” di monsignor Perego parla delle case popolari dei ferraresi e di tutti i cittadini emiliano-romagnoli che, secondo la sua visione, dovrebbero andare praticamente alle persone migranti. Io continuerò a pensare che le case popolari siano prima di tutto proprietà dei cittadini, né del Vescovo né della Regione Emilia Romagna, perché costruite con i sacrifici delle nostre generazioni. Ritengo più giusto affidare gli alloggi a chi ha investito da più tempo in questo territorio. E qui non è solo una questione di italianità, ma di rispetto per chi paga le tasse da sempre e si è trovato improvvisamente in difficoltà. In questo grande contenitore ci sono italiani e anche tanti stranieri ben integrati, che hanno scelto di vivere onestamente nel nostro territorio e che contribuiscono da anni al welfare della nostra Regione".
Quindi l'affondo alla segretaria del Partito democratico: "Continuare ad assecondare questa follia ideologica, tutta interna all’area ‘schleiniana’ del Partito Democratico, non farà altro che alimentare le tensioni sociali, il razzismo e l’ingiustizia sociale. Mi dispiace molto che il Presidente Bonaccini non intervenga a distanza di diversi giorni dallo scoppio della polemica che ha fatto il giro d'Italia. Cari cittadini emiliano-romagnoli, la battaglia delle case popolari va sempre peggio: non solo la Regione non intende fare un passo indietro, forse già caduta nelle mani di Elly Schlein, ma ci sono addirittura i sindacati che pressano per eliminare anche i 3 anni di residenza. Bisogna reagire subito con una raccolta firme e una mobilitazione di massa per cercare di invertire la rotta e assicurare alle nostre famiglie, dopo anni di sacrifici, un futuro dignitoso in una casa, e non sotto un ponte, cosa che, se dovesse passare la nuova legge sulle case popolari, non sarà più solo un modo di dire".
Dopo aver chiesto al governatore Bonaccini di intervenire e aver lanciato un appello agli altri sindaci di "combattere nell'interesse dei propri cittadini" e di "non essere servi del proprio partito di appartenenza", la richiesta al vescovo: quella di "riempire di migranti il suo Palazzo" e di "lasciare le case popolari ai ferraresi".