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Casaleggio: “L’indignazione per lo stato del Paese mi ha spinto a fare politica”

Il co-fondatore del Movimento 5 Stelle rilascia un’intervista al Corriere della Sera: “In Rete le idee hanno un valore superiore al denaro. Il MoVimento 5 Stelle ne è una prova”.
A cura di Redazione
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Nel momento in cui le tensioni interne al Movimento 5 Stelle sembrano aver raggiunto livelli altissimi (con la telefonata di Grillo ai dissidenti che ha ricucito solo in parte uno strappo profondo), torna a parlare Gianroberto Casaleggio, co-fondatore del Movimento 5 Stelle e personaggio tra i più influenti dell'area grillina. Per farlo sceglie le colonne del Corriere della Sera, con una lunghissima intervista rilasciata a Serena Danna, nella quale si sofferma in particolare sul ruolo della Rete, sulle interconnessioni fra cittadini e politica e sul futuro del rapporto fra persone ed istituzioni. Un futuro che ha il marchio della "democrazia diretta", nella quale gli eletti sono "selezionati dal basso, dai cittadini, che propongono le persone più adatte e di cui conoscono la storia e le competenze". Un modello che può fare a meno della figura del leader, ma non della Rete, intesa non come sostituto del luogo fisico, ma come una sua integrazione; del resto "in Rete, come nella realtà, è impossibile essere competenti su tutto. Però la Rete consente a gruppi con conoscenze e interessi simili dislocati nel mondo di mettersi in contatto e di formare una conoscenza superiore su qualunque aspetto in tempi molto brevi, condividendo esperienze e fatti".

Nel racconto di Casaleggio c'è spazio anche per un excursus sul suo tanto discusso "Gaia", documentario – racconto in cui si prefigura uno scenario del tutto particolare, con addirittura "la terza guerra mondiale tra il blocco occidentale delle democrazie dirette (via web) e il blocco composto dalle «dittature orwelliane» di Cina, Russia e Medio Oriente?": "La Rete rende possibili due estremi: la democrazia diretta con la partecipazione collettiva e l’accesso a un’informazione non mediata, oppure una neo-dittatura orwelliana in cui si crede di conoscere la verità e di essere liberi, mentre si ubbidisce inconsapevolmente a regole dettate da un’organizzazione superiore. Può essere che si affermino entrambi".

Particolarmente interessante è l'analisi della comunicazione del Movimento 5 Stelle: 

"La presenza di Beppe Grillo e del M5S è ovunque in Rete, non solo nel blog, ma in tutti i principali social media, nella piattaforma Meetup. La comunicazione, più che da uno amolti, avviene tra coloro che li frequentano. I post di Grillo sono l’avvio di una conversazione collettiva. Le domande più frequenti poste a Grillo in Rete spesso diventano materia di nuovi post che sono una forma di risposta altrimenti impossibile per i milioni di contatti […] Il divieto non è mai esistito nei confronti della televisione, ma verso i talk show, contesti nei quali non è possibile esporre le proprie idee in modo puntuale e che vivono di contrapposizioni suscitate ad arte per motivi dishare. Il M5S ora è in Parlamento e la sua visibilità sarà necessariamente maggiore anche nelle televisioni che vanno considerate, comunque, un media in via di estinzione, anche per motivi economici legati alla diminuzione del gettito pubblicitario"

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