Casadei (FdI): “Basta paradisi fiscali in Europa, sulle tasse servono norme condivise in tutta l’Ue”
Tra i candidati di Fratelli d'Italia alle prossime elezioni europee ci sarà, nella circoscrizione del Centro, Dorina Casadei. Vicepresidente della fondazione Telos (centro studi dell'Ordine dei dottori commercialisti ed esperti) e coordinatrice dell'area Fisco per i commercialisti di Roma, Casadei ha risposto alle domande di Fanpage.it sulle sue proposte per l'Unione europea. A partire dal campo in cui è specialista, ovvero le tasse. Ma, per prima cosa, ha spiegato la sua decisione di entrare in politica.
Per lei questa candidatura è la prima esperienza in ambito politico: cosa l'ha spinta a mettersi in gioco per il Parlamento europeo con Fratelli d'Italia?
Non mi sono mai occupata in modo diretto e attivo di politica, fino a quando mi è stata proposta la candidatura dal partito di Giorgia Meloni. Ho aderito perché sono rimasta colpita dal fatto che un partito che per definizione è conservatore, da quando sta al governo, ha portato una ventata di novità, spazzando via la situazione stagnante che ha caratterizzato i governi precedenti, intervenendo con importanti riforme in molti settori, tra i quali, in particolare, il lavoro e la riforma fiscale.
La sua esperienza da commercialista la possono aiutare in politica?
Il dottore commercialista ha una funzione sociale molto importante e spesso non considerata in modo adeguato. Senza l’attività svolta dai commercialisti, lo Stato non riuscirebbe ad incassare le imposte. Inoltre il dottore commercialista ha una visione concreta delle problematiche delle società e di tutto ciò che riguarda il mondo del lavoro per la sua conoscenza dei clienti più diversi, dalle imprese ai professionisti, e della conoscenza delle materie che regolano l’attività d’impresa e di lavoro autonomo.
Quali sono le priorità dell'Ue per la prossima legislatura, e quale contributo intende portare lei?
L'attività che svolgo ha per oggetto in particolare la fiscalità delle imprese e dei professionisti, e mi porta a essere particolarmente sensibile ad alcuni temi di respiro europeo, ma strettamente legati allo sviluppo del territorio. Innanzitutto, garantire la libera circolazione delle persone e società all'interno di un mercato davvero unico, per creare concrete nuove occasioni di lavoro all'interno dei 27 Paesi della Ue.
Per realizzare questa libertà non si può prescindere dalla armonizzazione delle norme che regolano la quantificazione dei redditi prodotti e delle norme che regolano il diritto commerciale e il diritto della crisi d’impresa, cioè, in particolare le regole che disciplinano la vita delle imprese. Ma oltre a questo, il mercato unico si realizza anche attraverso l’allineamento dei tempi dei processi davanti ai giudici.
Per "rendere l’Europa davvero un mercato unico", ha scritto che bisognerebbe anche cambiare le "norme fiscali e commerciali che favoriscono la fuga delle imprese verso ‘paradisi fiscali' che ancora esistono all’interno dell’Europa". Come bisognerebbe intervenire?
Nell’Unione europea uno degli elementi più importanti è stato l’abbattimento delle frontiere tra i Paesi che sono entrati a far parte dell’Unione. Tale obiettivo è stato raggiunto, tra l’altro, anche eliminando le tasse sulle importazioni e le esportazioni nei Paesi membri e, nello stesso tempo, armonizzando l’Iva. Prossimo passo è quindi quello di fare in modo di uniformare le imposte sui redditi dei diversi Paesi, in maniera tale che almeno la quantificazione della base imponibile su cui applicare le imposte sia analoga in tutti gli Stati membri. In questa maniera si potrebbero anche eliminare, all'interno dell’Unione, alcuni ‘paradisi fiscali’ che generano concorrenza sleale all’interno dell’Unione stessa.
Ha detto anche che intende "portare alle urne tanti italiani che si sono allontanati dalla politica europea". Qual è la ricetta per combattere l'astensionismo, e perché la politica di oggi non ci riesce?
Sì, è il primo punto del mio programma. La politica di oggi forse non riesce ad attrarre gli elettori alle urne perché sembra che le decisioni politiche non incidano sul quotidiano di ognuno di noi, e forse soprattutto perché molti politici non trasmettono un messaggio chiaro sull’importanza che riveste l’Europa nella vita di tutti noi. In realtà la politica incide fortemente sul quotidiano di ciascuno di noi, e quella europea in particolare.
Probabilmente il modo migliore di riportare i cittadini alle urne sarebbe quello di far capire che le decisioni politiche hanno ricadute immediate sulle nostre vite. Anche sui nostri portafogli. Prendiamo ad esempio la conosciuta direttiva Case Green.
Cosa ne pensa?
Leggendola con attenzione emerge chiaramente che l’efficientamento energetico degli edifici dovrà essere sostenuto da ogni singolo cittadino. Ne consegue che la direttiva deve essere ripensata, soprattutto chiarendo dove devono essere trovati i fondi per le ristrutturazioni edilizie. Una soluzione potrebbe essere quella di mettere nero su bianco che dovrà essere l’Europa a finanziare gli interventi.
La campagna elettorale si avvicina al termine. Come l'ha vissuta? Se non dovesse risultare eletta, pensa che continuerà l'impegno nella politica attiva?
Ho aderito alla richiesta che mi è stata fatta da Fratelli d’Italia perché penso che un commercialista possa contribuire a fare un’Europa migliore. L’esperienza vissuta mi ha fatto conoscere delle realtà che non conoscevo ed è comunque un’esperienza umana formidabile. Per adesso penso solo a concentrarmi su queste elezioni, che sono estremamente importanti e per le quali chiedo alle persone che mi conoscono in modo diretto o indiretto di leggere il mio programma e di sostenermi con il voto.