Cartello con i prezzi medi al distributore bocciato dal Consiglio di Stato, cosa cambia adesso
Il Consiglio di Stato ha stabilito che l'idea di un cartello con i prezzi medi al distributore, da aggiornare ogni giorno, è "manifestamente irragionevole e sproporzionata". La sentenza ha messo un blocco alla politica che il governo Meloni aveva lanciato lo scorso anno, nel pieno del caro carburanti, e messa in atto da agosto, che aveva sollevato le proteste dei gestori perché sembrava scaricare sui distributori la responsabilità dei prezzi troppo alti.
Dopo che il Tar del Lazio aveva temporaneamente annullato l'intero decreto Carburanti, è arrivato il ricorso del ministero delle Imprese al Consiglio di Stato, che ha raggiunto il suo verdetto. Il decreto è salvo, ma i cartelloni devono cambiare. In particolare è la "cadenza giornaliera" degli aggiornamenti obbligatori a creare un problema.
L'idea promossa dal governo era che tutti i distributori mostrassero non solo i loro prezzi, ma anche i prezzi medi della Regione, comunicati ogni mattina dal ministero e quindi aggiornati dai gestori. In questo modo, i clienti avrebbero avuto più chiaro quali distributori praticavano un prezzo sopra la media.
Il Consiglio di Stato ha contestato, però, che esistono già il sito del ministero e le app per sapere quali distributori hanno i prezzi più bassi. Così, invece, si addossa ai gestori un costo in più, che è sproporzionato rispetto ai vantaggi che porta. Oltre al fatto che avere troppi prezzi esposti può confondere i consumatori.
Così, il ministero delle Imprese sta lavorando per riformulare l'articolo problematico. L'obbligo di esporre il cartello resta in vigore, ha detto il ministro Adolfo Urso: "La cadenza sull'esposizione è stata contestata, non il tabellone e l'obbligo di esposizione". Così, nelle prossime settimane si aspetta un aggiornamento delle regole per capire cosa ne sarà dei cartelli.
Intanto, i rappresentanti dei gestori esultano. Fegica e Figisc Anisa Confcommercio hanno parlato di "vittoria di ogni singolo gestore" contro "la chiusura e la volontà del governo (e del ministro Urso) di andare comunque avanti, ignorando anche le azioni sindacali". La loro richiesta è di cancellare del tutto l'obbligo. Il presidente Faib Confesercenti, Giuseppe Sperduto, ha dichiarato che il cartello dei prezzi medi è stato "inutile e finanche dannoso". Anche le associazioni dei consumatori, che erano state molto attive per chiedere un intervento nel periodo del caro benzina, hanno sostenuto che più che il cartello con i prezzi medi servirebbe un taglio delle accise (chiesto da Assoutenti), oppure il lancio dell'app ufficiale sui prezzi: "Era prevista dal decreto legge 14 gennaio 2023, è sparita", ha denunciato l'Unione nazionale consumatori.