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Cartabellotta a Fanpage: “Il decreto sulle liste d’attesa è un fiasco, lo ammette anche Fdi”

Alla fine anche FdI ha ammesso lo stallo sulle liste d’attesa. “I dati confermano che il decreto attuativo pubblicato è solo uno, come confermato dal senatore Zaffini”,  dice a Fanpage.it Nino Cartabellotta, presidente di Gimbe, che negli scorsi giorni era stato accusato dalla maggioranza di diffondere fake news sulla riforma del Ssn promossa dal ministro Schillaci.
A cura di Giulia Casula
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Alla fine anche Fratelli d'Italia ha ammesso lo stallo sul decreto liste d'attesa. Il provvedimento che nelle intenzioni del governo avrebbe dovuto accorciare i tempi per visite ed esami ancora non riesce a vedere la luce. O meglio, il decreto è stato convertito in legge, ben sei mesi fa, ma dei decreti attuativi necessari per dare esecuzione alla riforma – in tutto sei –  solo uno è stato emanato.   

"I dati disponibili al 29 gennaio confermano che il decreto attuativo pubblicato è solo uno, come peraltro confermato dal senatore Zaffini",  dice a Fanpage.it Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, che per prima aveva dato l'allarme sui ritardi. L'analisi di Gimbe aveva acceso le ire di Fratelli d'Italia, in particolare del presidente della Commissione Sanità e Lavoro al Senato, Franco Zaffini, che aveva accusato Cartabellotta di dire il falso. Tuttavia, nella lunga nota il senatore aveva finito per confermare la versione di Gimbe e cioè che gli altri cinque decreti – di cui due in "fase di ultimazione" ha assicurato – sono ancora in attesa.

Peraltro, secondo Cartabellotta, il decreto firmato dal ministro Schillaci non risolve il problema dell'accesso alle cure, che invece richiede "investimenti consistenti sul personale sanitario e coraggiose riforme organizzative". "Concentrarsi esclusivamente sui lunghi tempi di attesa senza risolvere le cause profonde della crisi – osserva il presidente – è un approccio semplicistico che guarda al dito invece che alla luna".

Il senatore Zaffini l’ha accusata di mentire sul Ssn, ma ha finito per ammettere che dei 6 decreti attuativi collegati al decreto liste d’attesa solo uno è stato varato. Quindi alla fine FdI ha torto?

Non si tratta di avere ragione o torto, ma di attenersi ai fatti. La Fondazione Gimbe ha condotto un monitoraggio indipendente sullo stato di avanzamento dei decreti attuativi a sei mesi dalla conversione in legge del dl Liste di attesa. Al 29 gennaio, solo uno dei sei decreti risulta pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Dei cinque rimanenti, tre sono già scaduti (due da quattro mesi e uno da quasi cinque), mentre per gli altri due non è stata definita alcuna scadenza. Quali siano i tempi di elaborazione dei decreti e tutti gli step intermedi non è noto pubblicamente: i dati disponibili al 29 gennaio confermano che il decreto attuativo pubblicato è solo uno, come peraltro confermato dal senatore Zaffini. Se si vuole garantire maggiore trasparenza e tempestività nella comunicazione degli step intermedi, le Istituzioni devono rendere pubblici i dati; altrimenti, qualsiasi dichiarazione resta non verificabile.

Dal partito ricordano che la gestione della salute è competenza regionale, anche per effetto di riforme volute dai precedenti esecutivi di sinistra. Il governo cerca di fare scarica barile?

Non intendo alimentare polemiche politiche, ma trovo paradossale che si faccia riferimento alla riforma del titolo V, approvata 24 anni fa, quando lo stesso partito ha recentemente avallato l’autonomia differenziata, una riforma destinata ad ampliare ulteriormente le diseguaglianze territoriali, in cambio di un accordo politico sul premierato. Fortunatamente, entrambe le riforme sono attualmente in stand-by. Semmai va ribadito che il DL liste di attesa ha enormemente sottovalutato le diseguaglianze regionali, sia in termini di completezza e trasparenza dei dati, sia nella gestione non sempre trasparente delle agende di prenotazione del pubblico e del privato convenzionato. E alla fine, tra la fretta per le imminenti elezioni europee e i vincoli del MEF, è stato partorito un DL con scadenze irrealistiche per i decreti attuativi.

Di questo passo, cosa ci si deve aspettare per l’emergenza delle liste d’attesa?

I lunghissimi tempi di attesa per le prestazioni diagnostiche e di specialistica ambulatoriale sono il sintomo di un indebolimento tecnologico, organizzativo e soprattutto professionale del Ssn. Per affrontare il problema in modo strutturale, servono investimenti consistenti sul personale sanitario e coraggiose riforme organizzative. Concentrarsi esclusivamente sui lunghi tempi di attesa senza risolvere le cause profonde della crisi è un approccio semplicistico che guarda al dito invece che alla luna. E la complessità del dl liste di attesa, aggravata dalla necessità di sei decreti attuativi, rallenta ulteriormente l’attuazione delle misure, scontrandosi con numerosi ostacoli: oltre alle diseguaglianze regionali già citate, pesano gli attriti istituzionali a livello centrale (in particolare tra Agenas e Direzione Generale della Programmazione Sanitaria del Ministero della Salute) così come l’impossibilità di assumere personale sanitario per i vincoli economici imposti dal Mef. A ciò si aggiunge il lodevole, ma complesso, tentativo di centralizzare dati, informazioni e decisioni che da quasi 25 anni sono sotto la gestione delle Regioni nel duplice ruolo di controllati e controllori. Questi fattori rendono impossibile prevedere tempistiche certe per l’attuazione delle misure e per il raggiungimento dei benefici attesi da milioni di cittadini e pazienti.

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