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Caro senatore Salvini, l’Europa ha fatto tantissimo per i giovani. Lei no

Cosa ha fatto l’Unione Europea per i più giovani? La risposta a Matteo Salvini in una lettera aperta di Federica Vinci, co-presidente di Volt Italia, partito transnazionale ed europeista. Che aggiunge una domanda: che cosa hanno fatto invece i politici italiani, per i più giovani, negli ultimi vent’anni?
A cura di Redazione
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Bandiera Unione Europea

Caro Senatore Salvini,

sono Federica Vinci, 27 anni, molisana, italiana ed europea. Imprenditrice e presidente di Volt Italia, partito politico presente in tutti i Paesi europei , con un europarlamentare e migliaia di membri in tutto il continente.

E si, sono anche la Federica che è stata con lei su Rete 4, quella a cui lei non ha risposto ad una domanda molto semplice: “Lei cos'ha mai fatto per la nostra generazione?”. O forse, era più semplice muovermi contro le sue truppe addomesticate?

Ma magari fossi solo io, Senatore. Perché sa, la Federica che ha interrotto, banalizzato e ridicolizzato dandomi del “tu” e sbeffeggiandomi come “l’Europeista”, quella a cui ha mancato di rispetto implicando che fosse mantenuta dai suo genitori, ma soprattutto quella a cui non ha risposto non sono io. O meglio, non sono solo io: io sono soltanto un volto.

Il volto di una intera generazione europeista, innovatrice, imprenditrice, lavoratrice, che continua ad essere denigrata, sottovalutata e minacciata.

Costantemente. Da lei, dalla sua classe politica, dal precedente governo e dalla sua stessa presenza. Siamo minacciati dalle politiche cieche, dall’acchiappa-consenso, dall'indifferenza verso i diritti umani, dalla misoginia, dalla mancanza di visione, di rispetto nei nostri confronti. Dall’essere chiamati fannulloni, scansafatiche, mangiapane sulle spalle dei propri genitori. Ma soprattutto, più di tutto, siamo minacciati dal suo antieuropeismo: perché per noi l’Europa è l’unica speranza che abbiamo per un futuro di crescita, sviluppo e stabilità.

Ad ogni modo, Senatore, la capisco. Capisco che far contenti i suoi elettori sia più importante che garantire un futuro al futuro del Paese, eppure, io non mi arrendo e le ripeto qua perché l’Europa per noi non è una sòla, ma sta diventando la nostra unica speranza.

Vogliamo parlare di numeri? Grazie all'Europa, in 7 anni abbiamo redistribuito in modo più efficiente 44 miliardi di euro per l'Italia, di cui 8 a favore delle PMI; grazie all'Europa, nel 2018 hanno avuto accesso al programma Erasmus più di 853.000 studenti, i quali sono tornati portando nuove competenze e preziose capacità a servizio del nostro Paese; grazie all'Europa, la BCE ha comprato titoli di stato italiani per più di 2.300 miliardi; grazie all'Europa, abbiamo rafforzato il nostro commercio per più di 250 miliardi, due terzi del nostro export. Se sopravviveremo al Coronavirus, sarà anche grazie all’Europa.

Senatore, deve però anche capire che citare solo numeri quando si parla di Europa per noi è ingiusto e riduttivo. L’Europa per noi è senso di libertà, apertura mentale, prospettive. È sapere di contare indipendentemente dalla nostra età, genere, etnia, orientamento sessuale. E’ poter esprimere il nostro potenziale ed essere retribuiti per farlo, senza vivere di sogni e stage non pagati. Ma soprattutto, l’Europa per noi è la speranza di un Futuro che l’Italia da sola non ci da e non ci potrà mai dare. Di un futuro in cui l’Europa è Unita: in grado di prendersi cura dei suoi cittadini e delle sue cittadine, di portare avanti una rivoluzione verde che salverà la mia e le future generazioni; di competere sugli scenari globali come un’unica grande forza economica e militare. Più di tutto, l’Europa è la certezza che c’è qualcuno che pensa al nostro futuro, mentre a casa rimaniamo ancorati ai ricordi di un passato glorioso. Come quello degli anni ‘80, quello della Liretta: ha presente?

Vede Senatore, è importante che capisca che  per noi non si tratta di quanto diamo e quanto riceviamo indietro: si tratta di quanto uno è disposto ad investire nei suoi figli e l’Europa – a differenza dell’Italia – lo è.

Da questo Paese, Senatore, non vediamo altro che immobilismo e rimpianto dei tempi andati. Reddito di cittadinanza e Quota 100 per noi non sono altri che palliativi per tenere a bada l’elettorato e generare consenso. Il primo non ha generato lavoro: solo il 3%  di chi ha fatto richiesta ha ottenuto un rapporto di lavoro dopo l’approvazione della domanda, facendoci sentire sentire ancora più inetti per mancanze che nn sono nostre. La seconda avrà al massimo fatto respirare qualche azienda che ci pensa due volte ad assumere in un costante periodo di crisi: per ogni 100 pensionamenti anticipati solo 35 posti di lavoro sono stati rimessi sul mercato. Mercato del lavoro che intanto ha provato goffamente ad adattarsi a noi, con nuove forme contrattuali, senza o con scarsissime tutele e con un mondo dell’istruzione che è rimasto al dopoguerra con investimenti minimi per adattarsi a noi e alla realtà che cambia.

Tutto ciò in un’Italia in cui, nonostante siamo imprenditori e lavoriamo per questo Paese, o almeno ci facciamo il mazzo per provarci, si è convinti che i giovani di oggi non lavorino come lavoravano i nostri genitori e i nostri nonni, che siamo irrispettosi, che viviamo sulle spalle di mamma e papà.

Allora Senatore, è ora che faccia i conti con la triste verità: se negli ultimi 10 anni, siamo stati in 250 mila a lasciare l’Italia (e la nostra fuga ha impoverito il paese di un punto percentuale di Pil) la colpa è anche sua. E se lei mi dice che l’Europa è una sòla, io penso: “Meno male che ad accogliermi c’era l’Europa, anzi ma magari ci fosse un pò di Europa anche in Italia”.

Grazie all’Europa ho capito quanto valgo io e quanto vale la mia generazione. Grazie all’Europa sono tornata in Italia. Grazie all’Europa so quello che possiamo avere. Sono tornata per creare, costruire e difendere il mio futuro. Siamo tornati per farci valere.

Federica Vinci è co-presidente di Volt Italia

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