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Caro Salvini, sul biotestamento sbagli: la libertà di scelta migliora la vita di chi soffre

Preferisco occuparmi dei vivi che dei morti, ha detto Matteo Salvini parlando di biotestamento. Che dire, caro Salvini, hai espresso non solo una posizione totalmente illogica, visto che il biotestamento lo richiedono e redigono le persone ancora in vita, ma anche crudele, un insulto nei confronti di quei malati che soffrono e vorrebbero poter decidere della propria morte ed esprimere la propria volontà.
A cura di Charlotte Matteini
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Niente da fare, per Matteo Salvini il biotestamento non è affatto una priorità perché per lui è più importante occuparsi dei vivi che dei morti. Ha detto proprio così, ignorando forse che il biotestamento si redige e si firma proprio da vivi, per dare disposizioni in caso di gravi malattie e in caso di sopravvenuta incapacità di intendere e di volere, glissando le domande dei cronisti presenti che chiedevano la sua posizione in merito all'approvazione della legge. "Più che di fine vita io mi preoccupo della vita. A me piacerebbe che questo Parlamento si occupasse degli italiani che stanno vivendo. Un cittadino deve essere libero di scegliere, ma io mi preoccupo di più di quelli che stanno vivendo e stanno vivendo male. Poi di morte, di una buona morte, ci occuperemo al momento giusto", ha spiegato Salvini, scatenando un vero e proprio putiferio. Un putiferio prevedibile, vista la posizione assolutamente contraddittoria e illogica. Il biotestamento riguarda i morti? Proprio no, visto che chi lo richiede è vivo e vegeto.

Una posizione crudele, caro Salvini, forse più votata ad accaparrarsi i voti dei cattolici conservatori che non a esprimere una concreta posizione politica. Quando morì Dj Fabo, caro Salvini, dicesti ai cronisti che il Parlamento avrebbe dovuto fare "una buona legge, non come quella che propone il Pd che porta solo confusione e mette tutto in mano a un giudice. Su questo tema è giusto che ci sia libertà di scelta". La legge attualmente bloccata in parlamento, però, ci si dimentica di dire che è stata snaturata rispetto al testo base presentato inizialmente proprio a causa dell'ostruzionismo politico di destra e centristi, i quali hanno fatto sì che si potesse giungere solamente al solito compromesso al ribasso ed è per questo motivo che l'attuale proposta non garantisce una concreta libertà di autodeterminazione dell'individuo in caso di malattia.

Ma poi, ancora, caro Salvini, quale sarebbe il momento giusto per occuparsi di buona morte, visto che ormai la discussione su questa specifica proposta di legge va avanti ormai da anni e quella invece relativa all'innomibile legalizzazione dell'eutanasia risale quanto meno ad almeno dieci anni fa, con la morte di Piergiorgio Welby? Non è mai tempo per i diritti civili in questo Paese, c'è sempre qualcuno che invoca il benaltrismo quando si discute di diritti individuali e di permettere a ciascun individuo di poter decidere della propria vita. Però, caro Salvini, questa volta non solo hai espresso una posizione che non sta né in cielo né in terra, ma hai anche velatamente insultato tutte quelle persone malate che vorrebbero poter decidere del proprio destino, vorrebbero poter decidere quali cure accettare e quali no e vorrebbero poter esprimere la propria volontà senza essere costretti a sottostare a quella altrui, cittadini che stanno vivendo male – proprio quelli di cui sostieni vorresti occuparti – perché privati della libertà di autodeterminazione.

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Milanese, classe 1987, da sempre appassionata di politica. Il mio morboso interesse per la materia affonda le sue radici nel lontano 1993, in piena Tangentopoli, grazie a (o per colpa di) mio padre, che al posto di farmi vedere i cartoni animati, mi iniziò al magico mondo delle meraviglie costringendomi a seguire estenuanti maratone politiche. Dopo un'adolescenza turbolenta da pasionaria di sinistra, a 19 anni circa ho cominciato a mettere in discussione le mie idee e con il tempo sono diventata una liberale, liberista e libertaria convinta.
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