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Caro Calderoli, si dovrebbe dimettere anche se non è colpa sua

Calderoli si dovrebbe dimettere ma non lo farà e nessuno gli chiederà di farlo.
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Caro Vicepresidente Calderoli,
se l'Italia fosse ancora un grande paese Lei si dovrebbe dimettere. Ma purtroppo Lei non lo farà e l'Italia resterà ciò che è: un paese di serie BBB.

Caro Vicepresidente, lei si dovrebbe dimettere anche se, in fondo, non è colpa Sua. Sì, perché, vede, lei è l'espressione di questi ultimi vent'anni di politica, in cui è difficile distinguere uno stadio da un Parlamento. Lei è il frutto non il seme che ha creato l'albero. Quindi perché domandare a Lei uno scatto morale quando non è Sua la responsabilità del fango in cui affonda lo stivale?

Lei è l'espressione di quanto abbiamo siamo stati capaci di scavarci la fossa che ci ha portati dall'essere la quarta potenza mondiale ad un paese in cui, quasi, non conviene investire. Lei, caro Vicepresidente, non ne è responsabile, anzi, è il frutto di questi anni. Il frutto di un paese incapace di capire la differenza tra il tavolo del bar e l'aula delle istituzioni.

In fondo al cuore spererei in Suo gesto che ridesse, anche in minima parte, dignità ad una classe politica che non ha, neanche, avuto il coraggio di chiedere un Suo passo indietro. Mi chiedo come possano i Suoi colleghi non sentirsi offesi, come possano non cogliere quanto il proprio ruolo venga svilito da questo costante circo di provincia che è il Parlamento. Mi chiedo come mai i partiti della sinistra – cosiddetta antirazzista – non abbiano chiesto la Sua sfiducia.

E' uno spettacolo avvilente assistere alle sedute di un circo Barnum – non me ne voglia Phineas Taylor – che nulla hanno a che vedere con quelle di un parlamento di un paese “normale”. Un Parlamento pregno di ignoranza – mi perdoni ma non riesco a non ridere quando penso che la Lega rivendica le proprie radici longobarde quando l'ultimo ducato longobardo a cadere è stato Benevento -. Un Parlamento che neanche per un attimo si è posto la domanda se valesse la pena intraprendere una procedura di sfiducia successiva alle sue affermazioni sul Ministro Kyenge.

Quanto sognerei un battito di ali, un respiro, ampio, che consentisse al paese di liberarsi, come un gabbiano ipotetico, del peso del fango che ci spinge verso il basso. Quanto vorrei non esser qui oggi, a chiedere le Sue dimissioni. Ma è l'unica arma che ho per non chinare il capo dinanzi la deriva intrapresa. Se oggi non provassimo ad alzare la testa, almeno, un po' saremmo compartecipi di quanto accade. Lasceremmo che una subcultura, quella razzista, prenda il sopravvento sul sogno di un cambiamento. E questo, mi permetta, non può e non deve accadere. Se gli italiani perdono la speranza, la voglia di cambiare, allora tanto vale arrendersi qui e ora.

Vede caro Vicepresidente non è colpa sua, Lei è solo l'espressione di questi anni ma mi permetta, vorrei davvero gettarmeli alle spalle e pensare a costruire il paese del futuro.

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Ex direttore d'AgoraVox, già professore di Brand Strategy e Comunicazione Pubblicitaria Internazionale presso  GES -  Grandes Écoles Spécialisées di Parigi. Ex Direttore di Fanpage.it, oggi Direttore di Deepinto.
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