Caro affitti, Caso (M5s) a Bernini: “Diritto allo studio non si può lasciare nelle mani del privato”
Il deputato del M5S Antonio Caso illustra a Fanpage.it il contenuto di una mozione sul caro-affitti, che pesa soprattutto sugli alloggi per studenti universitari fuori sede, ma non solo. Nella mozione ci sono alcune proposte per risolvere il problema e offrire risposte concrete ai ragazzi che continuano in molte città la protesta delle tende. Il M5s chiede innanzitutto al governo di rifinanziare il Fondo annuale per la copertura delle spese di locazione sostenute dagli studenti fuorisede, che il Movimento aveva finanziato e che l'esecutivo Meloni ha invece tagliato.
Caso chiede inoltre conto al governo dei 660 milioni del Pnrr per gli alloggi studenteschi, che erano stati annunciati ma che in questo momento risultano ancora bloccati: la preoccupazione del M5s è che quesi soldi vadano per la maggior parte a vantaggio dei soggetti privati, contraddicendo l'obiettivo del Piano nazionale di ripresa e resilienza, che invece dovrebbe sostenere finanziamenti strutturali e pubblici. Antonio Caso ricorda infatti che "Il diritto allo studio è garantito dalla Costituzione e non può essere lasciato nelle mani esclusive del privato".
Prosegue in diverse città la protesta delle tende. Cosa si può fare nell’immediato per aiutare gli studenti e le famiglie? I manifestanti hanno detto che non si fermeranno se non avranno prima risposte concrete.
Il caro-affitti sta soffocando migliaia di studenti e pensiamo sia giusto che la protesta non si fermi. Per aiutarli nell’immediato il governo sa che cosa deve fare: rifinanziare da subito e seriamente il Fondo annuale per la copertura delle spese di locazione sostenute dagli studenti fuorisede. Nel 2021 il M5s finanziò il Fondo con 15 milioni di euro, questo governo ce ne ha messi appena 4 nell’ultima Legge di Bilancio.
Cosa chiedete con la vostra mozione che sarà discussa oggi?
Chiediamo al governo un deciso cambio di passo sull’Università. Si istituisca subito un tavolo interministeriale coinvolgendo anche le associazioni studentesche per affrontare il problema. Occorre di sicuro: rifinanziare immediatamente il Fondo per le spese di locazione per i fuorisede, aumentare le risorse per la realizzazione di nuovi alloggi universitari, più soldi per le borse di studio tenendo conto anche delle spese per l’affitto e di quelle accessorie, adottare misure strutturali di contenimento del canone di locazione di mercato e soprattutto introdurre una serie di agevolazioni fiscali per i proprietari di immobili al fine di aumentare l’offerta di posti letto, a patto ovviamente che i vantaggi vengano trasferiti anche agli studenti attraverso una riduzione dei canoni di locazione. Questi i punti principali della mozione.
Come si può garantire a tutti il diritto allo studio?
Occorre tornare ad investire in Istruzione. Siamo il Paese in Europa che spende meno per Istruzione ed Università, appena l’8% del budget statale. Se invece ci concentriamo solo sull’Università, cadiamo a picco. Spendiamo solo lo 0,6% della spesa pubblica. Diversi paesi europei addirittura ci doppiano. E come è facile intuire, minori sono gli investimenti destinati all’intero comparto, maggiore sarà l’impossibilità di offrire agli studenti gli strumenti per potersi formare come dovrebbero.
C’è stato il caos sull’emendamento per sbloccare i 660 milioni già previsti dal Pnrr per gli alloggi studenteschi, presentato e poi ritirato per essere inserito in un decreto omnibus. Come valuta le risposte date fino ad ora dal governo sul caro affitti?
Tardive ed inefficaci. Il governo ha atteso che l’emergenza esplodesse prima di provare ad affrontare il problema. Eppure non possono dire che non li avevamo avvisati. Lo scorso novembre presentammo un’interpellanza per chiedere un intervento urgente, ma ci fu detto dal ministro che era tutto sotto controllo. E meno male, ci viene da dire. Sul giochetto dell’emendamento prima presentato e poi ritirato, siamo sinceramente alle comiche. Nonostante si trattasse di un intervento urgente lo hanno ritirato per estraneità di materia all’atto in discussione, dopo che per mesi hanno infilato emendamenti in qualsiasi tipo di provvedimento. Una manovra che desta più di un sospetto e che ci restituisce una certezza: al momento dello sblocco dei 660 milioni non c’è traccia.
Sul caro affitti nel Pnrr è indicato l'obiettivo di 60mila posti entro il 2026, di cui 8mila già realizzati. È un obiettivo raggiungibile?
Ad oggi, l’analisi degli elementi disponibili fa seriamente dubitare che il target previsto per dicembre 2026 sia raggiungibile. Basta guardare il tortuoso iter, costellato da errori di interpretazione e cambi di rotta, per rendere disponibili i primi 8.000 posti letto che è durato quasi un anno. I restanti 52.000 dovrebbero essere “realizzati” con i 660 milioni appena sbloccati, ma come già detto il governo è partito male, annunciando un emendamento al Decreto PA salvo poi ripensarci e rinviarlo ad un successivo provvedimento.
È stato annunciato un censimento degli immobili da convertire in housing studentesco. La ministra Bernini ha detto che il pubblico da solo non può farcela, bisogna coinvolgere i privati. È così?
Mettiamoci d’accordo, una cosa è la compartecipazione del privato nell’housing studentesco, un’altra è creare delle “autostrade” per i profitti dei privati senza nessuna vera garanzia per gli studenti. Relativamente ai posti già resi disponibili circa il 75% del totale saranno gestiti da gruppi privati. Quindi dei 287 milioni di euro sborsati finora, circa 207 finiranno nelle casse di aziende e fondazioni private che, in alcuni casi, già gestiscono alloggi per studenti con affitti altissimi che arrivano a toccare gli 800 euro a Milano e i 900 euro a Venezia.
La ministra ha detto che più si aumenta l'offerta di immobili per studenti più si soddisfa la domanda e si abbattono i costi. E il Mur garantirà che siano al di sotto di quelli di mercato. È questa la strada?
Ogni qualvolta il pubblico non riesce a garantire prestazioni e servizi ai cittadini, la destra (e non solo), preferisce ricorrere alla via più semplice: affidarsi al privato. Quest’ultimo naturalmente opera con la logica della massimizzazione del profitto mettendo, talvolta, in secondo piano, le esigenze degli studenti appartenenti alle famiglie delle fasce più fragili dal punto di vista socio-economico. Del resto, con gli “strumenti” a disposizione, gli stessi operatori privati stimano una riduzione delle tariffe per posto letto nell’ordine del 10-15%. Una percentuale di ribasso che, per la realtà di molti mercati immobiliari locali delle città universitarie (Milano in primo luogo), non è sufficiente a garantire affitti a costi accessibili. Il diritto allo studio è garantito dalla Costituzione e non può essere lasciato nelle mani esclusive del privato.