Carlo Verdone: “Roma cade a pezzi e il problema sono anche i romani”
E' un Carlo Verdone afflitto e sconfortato quello che viene fuori dall'intervista rilasciata al Fatto Quotidiano. L'attore e regista parla di Roma, della sua Roma, scelta tante volte come set per i suoi film. E' arrabbiato perché, giorno dopo giorno, è costretto a vedere una delle città più importanti del mondo sommersa dal «caos e dal degrado», altro che To Rome With Love di Woody Allen, ritratto della Capitale, molto più cinematografico che reale, fa capire il romanissimo Verdone. Parla di inquinamento, del traffico che «rovina le persone», di abusi edilizi infiniti, di fenomeni discriminatori, una vita chiassosa. Ma il problema non è certo solo di chi amministra la Capitale, ma è un po' di tutti.
Verdone qualche settimana fa aveva avuto una mezza disputa con Alemanno. Il sindaco infastidito dagli attacchi del regista, aveva promesso di inviargli una copia di Le Monde nella quale si leggeva di quanto è bello scoprire la Capitale andando in giro con uno scooter, «così Verdone si tira un po’ su dalla crisi depressiva che ha avuto per la sua e la nostra amata Roma». E la polemica può continuare dalle colonne dell'articolo di Andrea Scanzi. Verdone, infatti, risponde:
La depressa è Roma, non io. Trasandata. Via Frattina funziona ancora, ma gran parte della città cade a pezzi come il Colosseo. È facile prendersela con Alemanno. Non lo difendo – non esageriamo – ma il problema non riguarda solo lui. Riguarda gli uffici. I romani. E i turisti.
Il problema non è solo Alemanno, dunque, che «ci ha abituato, come troppi politici, alla maleducazione e al mancato rispetto delle regole». Del resto le ultime buone amministrazioni risalgono agli anni Ottanta e Novanta, «poi il nulla» ricorda Verdone. E così succede che «se il governo non dà l’esempio, il cittadino si abbrutisce. A noi è successo». E lo si vede nei «parcheggi in doppia filo» che sono ormai diventati consuetudine. E ancora «caos, gente che non riesce a dormire».
Non perdo la speranza ma la quotidianità è spesso sconfortante. Ho fatto 15 telefonate per chiedere che una moto fosse tolta da un marciapiede davanti a una scuola. Arrugginita, depredata: uno scheletro. L'hanno rimossa dopo due anni. Stessa cosa con una Opel scassata, dentro ci stavano i barboni. E' stata lì per mesi e mesi. Era in discesa. Hanno ceduto i freni e si e' schiantata su un platano. E' solo fortuna se nessuno c'è morto».
Ma ciò che sta davvero stretto a Verdone è la mancanza di cultura:
Io non posso apprezzare la morte della cultura. I ragazzi che occupano il Teatro Valle sono degli eroi. Ogni giorno chiude un cinema. Viviamo l'epoca del centro commerciale. Quelli di mezza età non hanno più luoghi per ritrovarsi. Abbiamo perso l'Etolie, il Corso, il Metropolitan, il Roma. In compenso tutti vanno a Eataly. Entusiasti di cosa? Si e' perso il rispetto per la memoria storica».