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Carceri, secondo i penalisti il decreto del governo non cambierà nulla: “Misure destinate al fallimento”

Secondo i penalisti le misure del decreto Carceri non riusciranno a contrastare il fenomeno del sovraffollamento e, di fatto, non miglioreranno le condizioni di vita dei detenuti.
A cura di Annalisa Girardi
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Il governo è sicuro che tra un paio di mesi si cominceranno a vedere gli effetti del decreto Carceri, e le condizioni di vita dei detenuti miglioreranno. Di opinione opposta, invece, non solo i partiti di opposizione, ma anche tante voci autorevoli del settore: una tra tutte quella del presidente dell'Unione Camere penali italiane, Francesco Petrelli, secondo cui "le politiche carcerocentriche del governo costituiscono un grave passo indietro anche per la sicurezza dei cittadini e sono destinate inevitabilmente al fallimento".

Il presidente dei penalisti ha poi spiegato: "Il governo si è messo in un vicolo cieco dal quale ha difficoltà ad uscire e anche l'ipotesi di detenzione domiciliare per i detenuti con fine pena brevi (quelli con fine pena non superiori a un anno sono circa 8.000) implica un vaglio giurisdizionale complesso e il superamento di ostacoli oggettivi". E comunque, secondo Petrelli, in questo momento il governo dovrebbe riuscire a mettere a disposizione non più di 200 domicili, "un numero irrisorio rispetto alla necessità urgente di misure deflattive".

Insomma, il problema del sovraffollamento carcerario non sembra essere, almeno per ora, più vicino alla sua risoluzione, secondo i penalisti.

Anche il procuratore capo di Perugia sembra pensarla allo stesso modo. Raffaele Cantone, già presidente dell'Anac, in un'intervista con Repubblica, ha infatti sottolineato come le misure contenute nel decreto Carceri avranno "un effetto deflattivo sulle strutture carcerarie assolutamente insignificante". E sulla possibilità dei domiciliari per chi ha un residuo di pena di un anno, ha commentato: "Ho qualche perplessità, perché è evidente che gran parte di questi soggetti avrebbero già dovuto poter beneficiare di questa misura in vigore da tempo. E quindi se non è accaduto potrebbero esserci ragioni ostative".

Infine, c'è la polizia penitenziaria, che ha deciso di lanciare un appello direttamente al presidente della Repubblica. "Adesso che finalmente il carcere è tornato sulle prime pagine dei giornali, per non far scemare l'attenzione mediatica sempre più necessaria a dare soluzioni urgenti alle emergenze sovraffollamento e condizioni di lavoro insopportabili per il personale penitenziario non ci resta che appellarci al presidente Mattarella che ha fatto bene a rinviare l'incontro con il ministro Nordio per valutare in concreto le misure annunciate", ha detto Aldo Di Giacomo, il segretario generale del Sindacato di polizia penitenziaria.

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