Carburanti, stop a cartello con prezzo medio della benzina al distributore: il Tar annulla il decreto
Il Tar del Lazio ha annullato un decreto che il ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) aveva adottato il 31 marzo, collegato al dl Carburanti. Si tratta del decreto con cui il ministero aveva stabilito i dettagli pratici per l'obbligo di esporre al distributore il prezzo medio di benzina, diesel e altri carburanti ogni giorno, che era partito il 1° agosto 2023. La sentenza è arrivata in seguito al ricorso presentato da due sigle sindacali dei gestori di distributori – Fegica (la Federazione gestori impianti carburanti e affini) e Figisc (Federazione italiana gestori impianti stradali carburanti) – oltre che da alcuni esercenti.
La loro lamentela era che gli obblighi previsti dal decreto fossero "sproporzionati, ingiustamente afflittivi ed irragionevoli". Questo avrebbe creato una "ingiustificata e irragionevole disparità di trattamento a danno di una sola categoria di operatori (i distributori di carburante) in regime di libera concorrenza rispetto ad altri soggetti economici nelle medesime condizioni". Tuttavia, il motivo dell'annullamento è di tipo tecnico: il decreto è stato adottato dal ministero senza che la presidente del Consiglio Meloni venisse avvisata in anticipo, come invece avrebbe dovuto avvenire, e senza aver avuto il parere del Consiglio di Stato.
Non si tratta quindi di una irregolarità nei contenuti del decreto, ma di una "violazione delle norme procedimentali" per adottarlo. Questo è bastato al tribunale amministrativo del Lazio per dichiarare illegittimo il provvedimento. Perciò da domani nessun esercente avrà l'obbligo di esporre un cartello con il prezzo medio. Il decreto Carburanti, adottato dal governo, resta in vigore. Ma lo specifico decreto del Mimit, che aveva dato tutti i particolari pratici, non esisterà più formalmente.
Il ministero delle Imprese ha fatto sapere di avere subito dato mandato all'Avvocatura di Stato per fare ricorso al Consiglio di Stato, che può sospendere gli effetti della sentenza del Tar e poi valutare se sia corretta. Il ministero ha sottolineato che la sentenza del Tar "si limita ad affrontare questioni procedurali e non pone in dubbio la sussistenza dell'obbligo previsto dalla legge in ordine all'esposizione del cartello". Il Mimit ha poi proseguito difendendo la norma in sé: il cartello con il prezzo medio "ha ampiamente dimostrato la sua efficacia come dimostrato dalla continua e progressiva discesa dei prezzi, che oggi si attestano a 1.827 euro al litro per il gasolio e a 1.838 euro al litro per la benzina, in calo di circa 10 centesimi rispetto a quelle del 10 ottobre scorso".
Le associazioni dei consumatori hanno sottolineato che la decisione "non produrrà alcun danno" per chi deve fare benzina, perché "l'introduzione del prezzo medio non ha in alcun modo contribuito a ridurre i prezzi". Lo ha detto Massimiliano Dona, presidente dell'Unione nazionale consumatori, che ha aggiunto: "Quello che sarebbe invece utile ai consumatori è introdurre l'app carburanti prevista dal decreto-legge 14 gennaio 2023, ossia oramai quasi 10 mesi fa, che educherebbe gli automobilisti a fare il pieno nel distributore meno caro della zona". Assoutenti ha invece detto che se i cartelloni con il prezzo medio saranno rimossi avvierà "verifiche a tappeto in tutta Italia per evitare che i gestori ne approfittino per aumentare i listini al pubblico di benzina e gasolio".