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Caos mascherine a scuola, Bianchi: “Alla maturità decidano presidenti”. Presidi: “Serve chiarimento”

Nonostante il decreto in vigore obblighi l’utilizzo del dispositivo di protezione individuale fino a fine agosto il ministro Bianchi ha detto che agli esami di maturità e terza media decideranno i presidenti di Commissione se si dovrà indossare la mascherina o no. Insorgono i presidi che chiedono un chiarimento.
A cura di Tommaso Coluzzi
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Mascherina sì, mascherina no. Siamo al caos totale. La procedura per l'esame di maturità e di terza media sarebbe chiara, in teoria – ci ha pensato ieri il Tar del Lazio a confermare l'obbligo a scuola fino al 31 agosto – ma una dichiarazione del ministro Bianchi, dopo le richieste piovute da parte della maggioranza di governo, ha riaperto la discussione e creato nuove incertezze. Per via del decreto Covid le mascherine sono obbligatorie a scuola fino alla fine dell'anno scolastico, anche se da settimane e a più riprese vari esponenti del governo e non hanno chiesto di cambiare la regola almeno per gli esami di Stato, permettendo agli studenti di sostenerlo senza dispositivo di protezione individuale.

Per cambiare la regola, però, serve un decreto, che – come spiegato dal sottosegretario alla Salute Costa – potrebbe arrivare all'inizio della prossima settimana: "Mi auguro che si possa arrivare ad una sintesi – ha detto – C'è un problema di convergenza politica". Insomma, sono le battute finali – speriamo – di una battaglia che va avanti da anni: aperturisti contro chiusuristi, anche se in versione più che ridimensionata. Tra i più duri contestatori della regola a scuola c'è il sottosegretario leghista all'Istruzione Sasso, che da tempo chiede di intervenire.

In questo contesto già infuocato, ma in ogni caso definito, è intervenuto il ministro dell'Istruzione con una dichiarazione che ha scatenato il caos: "Il presidente della Commissione decide se all'orale si può abbassare la mascherina – ha detto Bianchi – Se si è abbastanza lontano, se c'è un'aula molto grande, va benissimo, altrimenti potrebbe essere un problema; è il presidente che decide e va rispettato". E ancora: "Domandate al vostro presidente – ha insistito – dirà sì o no e giustificherà la scelta". Poi ha ribadito che la mascherina è un atto di rispetto, come già sottolineato nei giorni scorsi.

Secondo quanto detto da Bianchi, quindi, l'obbligo per decreto sarebbe derogabile nel caso in cui – solo agli orali, non agli scritti – ci fosse la giusta distanza. Insomma, la palla passa ai presidenti di Commissione, che a questo punto dovrebbero decidere autonomamente anche se non si capisce bene in base a quale potere, visto che c'è un decreto vigente che dice che le mascherine sono obbligatorie in ogni caso a scuola fino al 31 agosto. L'uscita di Bianchi, infatti, non è stata presa affatto bene dai presidi: "A me non sembra possa essere un presidente di Commissione a decidere se la mascherina si tiene o no agli esami orali – ha commentato all'Ansa il presidente dell'Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli – o c'è una ragione sanitaria o non c'è". E ha chiesto "un chiarimento" al ministero della Salute prima e a quello dell'Istruzione poi: "O c'è una norma primaria o la mascherina non si può imporre".

Bisognerà capire a questo punto cosa deciderà di fare il governo: se intervenire con un decreto – come suggerito da Costa – o se lasciare la situazione così com'è, derogando ai presidenti di Commissione come detto dal ministro Bianchi. In ogni caso il governo sta riflettendo sulla proroga dell'obbligo di mascherine sui mezzi di trasporto pubblico oltre il 15 giugno: potrebbe essere l'occasione giusta per chiarire anche la questione scuole, per non lasciare ancora una volta studenti e professori nel caos.

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