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Caos alleanze in Basilicata, M5s attacca Calenda: “È inaffidabile”. Nel Pd chiedono il ritiro di Lacerenza

La candidatura di Domenico Lacerenza per le Regionali in Basilicata ha creato scompiglio nel centrosinistra. L’affondo del M5s contro Carlo Calenda: “Non è una questione di veti, come sta raccontando lui ai giornali. È un problema di affidabilità. Non si capisce cosa voglia fare, vuole stare nel centrodestra o nel centrosinistra?”.
A cura di Annalisa Cangemi
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Ora c'è anche una petizione su Change.org, dal titolo ‘Vogliamo Chiorazzo Presidente'. Per il momento ci sono poco più di 200 firme, ma è il segnale che la frattura nel centrosinistra lucano è sempre più evidente. L'appello chiede sostanzialmente di riconsiderare la candidatura di Angelo Chiorazzo, imprenditore di Senise (Potenza), che ha rinunciato a correre per la poltrona di presidente della Regione Basilicata alle prossime elezioni del 21 e 22 aprile, e di accantonare quindi il nome di Domenico Lacerenza, sui cui Pd, M5S, Avs e + Europa hanno trovato mercoledì un accordo.

Chiorazzo per settimane era stato il candidato di ‘Basilicata casa comune', fino a quando non è diventato evidente che il no del M5s e di Conte avrebbe costretto anche i dem a virare su un altro candidato. Al momento però il nome in pista resta quello di Lacerenza, come fa sapere lo stesso Pd, che considera prive di fondamento le voci di un suo ritiro.

"Possiamo crescere solo con Chiorazzo alla guida del centrosinistra" è il messaggio che compare su un poster allegato alla petizione. Ma non è l'unica dichiarazione di guerra ai vertici nazionali, che hanno imposto dall'alto il nome del medico oculista per la partita contro il forzista Vito Bardi. Sta girando anche un documento, in cui si chiede a chiare lettere di fare un passo indietro sul civico, che non può vantare esperienze pregresse in politica. "Ritirare la candidatura di Domenico Lacerenza o promuoviamo il polo dell'orgoglio lucano": è la richiesta di attivisti, sindaci, amministratori sindacalisti e dirigenti del Pd e del centrosinistra lucano formalizzato nel documento diffuso da Giovanni Petruzzi, all'epoca coordinatore della mozione Cuperlo. Petruzzi ha definito anche "quanto mai opportuno ed urgentissimo" che sia convocata la direzione regionale del Pd, "che non ha mai discusso né deliberato la candidatura a presidente di Lacerenza".

"L'individuazione verticistica del candidato Presidente della Regione – è scritto nel documento – senza alcuna forma di confronto e di condivisione con chi quotidianamente vive nelle trincee del territorio lucano, offende la dignità e l'autonomia del popolo lucano che si riconosce nel centrosinistra e rischia di regalare, senza neanche l'onore delle armi, altri cinque anni di non governo Bardi ai nostri avversari politici del centrodestra".

Secondo i firmatari del testo, vi sono "le condizioni politiche per un ravvedimento operoso, ci appelliamo a tutte le forze, politiche e civiche, del centrosinistra affinché si azzeri la situazione e si converga sull'indicazione della migliore candidatura possibile per sconfiggere il centrodestra, che per noi continua ad essere quella di Angelo Chiorazzo, o in alternativa su una candidatura effettivamente espressione del territorio, magari forgiatasi nell'impegnativa funzione quotidiana di guidare uno dei nostri meravigliosi Comuni. Se questo appello non fosse accolto in tempi rapidi, valuteremo le condizioni per promuovere autonomamente un innovativo polo dell'orgoglio lucano, che tenti di contrastare direttamente alle elezioni regionali del 21 e 22 aprile prossimi sia il Centrodestra che il formato bonsai, romanocentrico, di centrosinistra, che, forse, si realizzerà a sostegno di Lacerenza".

Il documento parla anche di "oligarchica indicazione" di Lacerenza, definito "stimato professionista completamente a digiuno di politica, per sottostare agli incomprensibili veti del M5s": tale scelta "mortifica le energie popolari" che si erano raccolte intorno ad Angelo Chiorazzo, che il Pd lucano, "con ben due pronunciamenti aveva ritenuto il miglior candidato possibile".

L'affondo Calenda: "Conte vuole comandare il campo progressista"

Ma la scelta di Domenico Lacerenza non sta creando solo agitazioni all'interno del Pd. Da quando è stato reso pubblico il nome del candidato unitario del centrosinistra, Carlo Calenda ha subito puntato il dito contro la segretaria Schlein, accusandola di aver accettato senza batter ciglio il veto posto da Conte, sbarrando la strada a un ingresso di Azione in coalizione: "Penso che da molto tempo è in atto un tentativo da parte di Giuseppe Conte di comandare nel campo cosiddetto progressista. Mercoledì ne abbiamo avuto la prova. Io avevo sentito Elly Schlein in mattinata per capire qual era un candidato che loro potessero sostenere, lei mi ha detto che non aveva nomi e che ovviamente lo avrebbe condiviso prima", dice oggi al Corriere della Sera.

"E poi – aggiunge – ci hanno fatto trovare non solo un nome, ma anche una coalizione già fatta che recepiva un veto di Conte su Azione. Ne prendiamo atto". Per questo non ha escluso ieri di poter appoggiare nella Regione l'azzurro Vito Bardi: "Dall'altro lato c'è un moderato europeista, un uomo delle istituzioni, non il ‘trux'". Per le elezioni del 21 e 22 aprile quindi Calenda verificherà "qual è la cosa più giusta da fare per Azione con Marcello Pittella, che è stato governatore della Basilicata, una Regione in cui abbiamo preso il 12 per cento. Anche lui è rimasto attonito per le modalità e il Pd lucano è completamente spaccato. Questa di Domenico Lacerenza è una candidatura improbabile, di una persona che non ha mai fatto politica o amministrato e che ha subito dichiarato che per lui non è importante vincere. Mi sembra un quadro da dilettanti allo sbaraglio".

Su Conte non risparmia critiche: "Non si è mai visto nella storia che un partito come il Pd accetti veti da uno che vale la metà del Pd, non sa scegliere tra Biden e Trump, vuole la resa dell'Ucraina. Il Pd fa finta di niente, pensando di addomesticare il populista, ma è il populista che sta addomesticando loro".

Calenda insomma è furioso: "Ieri da molti territori i responsabili di Azione mi hanno scritto che il M5S ha dato mandato di mettere veti su tutte le coalizioni con Pd che comprendono Azione. Nel mentre Elly Schlein rimane in silenzio".

La replica del M5s a Calenda

Ieri il leader del M5s Giuseppe Conte aveva rimandato al mittente le accuse di Calenda: "Noi non esprimiamo dei veti, nel nuovo corso c’è una politica con il sorriso che vuole rispettare gli altri. Ma è difficile se devi lavorare con leader che pubblicamente dichiarano che l’obiettivo è distruggere il Movimento 5 Stelle". Fonti del Movimento oggi spiegano come è andata la trattativa: "Insieme al Pd, con l'aiuto dello stesso Chiorazzo, che ha fatto un passo di lato, abbiamo individuato un nome di eccellenza e alto valore. Il tema però non è se ci sia stato o meno il veto dei 5 Stelle su Azione, il tema è che non si capisce cosa voglia fare Calenda, vuole stare nel centrodestra o nel centrosinistra?", dice una fonte M5s, sentita da Fanpage.it.

"In Abruzzo era in coalizione con noi, ma mentre Conte era a fare la campagna elettorale nei territori Calenda era in tv a insultarlo. Deve ancora capire da che parte stare, deve chiarirsi le idee. In Calabria sta con il centrodestra, ieri ha pronunciato parole di miele per Bardi". Il M5s in questo momento vede impossibile un dialogo con il leader di Azione, e dubita che possa davvero condividere il programma e il progetto del centrosinistra: "Non è una questione di veti, come sta raccontando lui ai giornali. È un problema di affidabilità. Calenda era quello che diceva che il M5s andava ‘cancellato dalla politica', salvo poi accogliere fiero i due ex M5s Castaldo e Onori. Quando Alessandra Todde ha vinto in Sardegna Calenda ha dichiarato che è ‘impossibile non parlare con Conte'. Quando invece il centrosinistra ha perso in Abruzzo ha detto che del campo largo aveva ‘le balle piene'".

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