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Cannabis, sospeso stop vendita dei prodotti al Cbd: cosa succede ora e perché continuano i sequestri

Mattia Cusani (Segretario Generale Associazione Canapa Sativa Italia), commenta a Fanpage.it la decisione del Tar del Lazio sul decreto che vietava la vendita di alcuni prodotti al Cbd: “È solo l’inizio di una lunga lotta”. Con la sospensione temporanea del decreto di Schillaci è consentita di nuovo la vendita dei prodotti, fino al 24 ottobre.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (Sezione Terza Quater) ha accolto la richiesta di sospensione cautelare presentata dall'Ici (Imprenditori Canapa Italia) del decreto ministeriale del 7 agosto scorso che imponeva lo stop all'uso orale di prodotti a base di Cbd.

Dunque è stato sospeso il recente decreto del ministro Schillaci, in vigore dallo scorso 22 settembre, che aveva categorizzato i prodotti orali al Cbd come sostanze stupefacenti. Con questa sospensione temporanea in pratica è consentita di nuovo la vendita dei prodotti, fino alla camera di consiglio fissata per il prossimo 24 ottobre.

Il decreto, che era stato pubblicato lo scorso 21 agosto in Gazzetta Ufficiale, aveva stabilito l'inserimento nelle tabelle delle sostanze stupefacenti del Cbd, che quindi poteva essere venduto solo come farmaco: il blocco riguardava la vendita senza ricetta di oli e altri prodotti a base di cannabidiolo da ingerire. Ora la partita si riapre.

Mattia Cusani (Segretario Generale Associazione Canapa Sativa Italia), commenta a Fanpage.it la portata della decisione del Tar del Lazio, che per le associazioni e le imprese del settore della cannabis legale è un risultato importante, perché potrebbe preludere a ulteriori sviluppi: "Questo rappresenta solo l'inizio di una lunga lotta", ha detto a Fanpage.it.

Nonostante la sospensione del recente Decreto ministeriale stabilita dal Tribunale Amministrativo del Lazio, che dovrebbe valere in tutto il territorio nazionale – il Tar del Lazio è competente anche per gli atti delle amministrazioni dello Stato che hanno efficacia ultraregionale – ci sono stati comunque dei sequestri da parte della Guardia di Finanza. È successo ieri pomeriggio a Torino, dove i militari non tenendo conto del fatto che la decisione fosse immediatamente esecutiva, hanno sequestrato tutti i prodotti di due negozi di canapa, sostenendo che il provvedimento del Tar del Lazio non potesse trovare applicazione in Piemonte.

"Vorrei sottolineare che questo negozio che ha subito il sequestro, in modo molto corretto, aveva messo fuori dalla vendita i prodotti a base di olio al Cbd, continuando a esporre solo i fiori, i cosmetici, le tisane o altri accessori. Quando è arrivata la Guardia di Finanza, alle 10 di mattina, ha dichiarato che la proprietaria rischiava di essere accusata per spaccio. Tanto che la signora, che paga regolarmente le tasse, all'inizio si è anche spaventata e si è messa piangere, temendo di poter subire conseguenze anche per gli altri due negozi che possiede, in cui vende sigarette elettroniche", ha raccontato Mattia Cusani.

"Ma il maresciallo della Gdf ha continuato a insistere, nonostante fosse arrivata contestualmente la notizia del ritiro del decreto. Una volta letto il pronunciamento del Tar che gli abbiamo inviato, il maresciallo ha replicato, sostenendo che si trattasse di una decisione del Tar Lazio, che quindi non sarebbe stata applicabile in Piemonte. Ma è sbagliato, perché la decisione è valida su tutto il territorio nazionale, come dovrebbe ben sapere la Gdf". Il maresciallo avrebbe telefonato al ministero della Salute, per chiedere spiegazioni e domandando istruzioni su come comportarsi sul sequestro, sebbene sulla questione non fosse competente il dicastero guidato da Schillaci. Telefonicamente dal ministero della Salute sarebbe arrivata l'indicazione di procedere al sequestro.

"Il risultato è stato che oggi la signora non ha potuto aprire il negozio, perché non aveva più nulla. Sono state sequestrate le confezioni che aveva precedentemente conservato nel retro, anche i cosmetici regolarmente registrati. Solo perché nelle etichette era dichiarato che contenevano Cbd, anche se non si trattava in alcuni casi di prodotti vietati", ha aggiunto Mattia Cusani.

Cosa può succedere adesso dopo la decisione del Tar sul Cbd

In questo momento, come conseguenza della sospensiva cautelare del Tar del Lazio, in teoria non si potrebbe bloccare il commercio né procedere con i sequestri della merce. Ma come abbiamo visto con la vicenda accaduta a Torino, la decisione non è stata immediatamente recepita ovunque. Eppure fino al prossimo 24 ottobre, data in cui è fissata per la trattazione collegiale la camera monocratica, i prodotti orali al Cbd non sono più categorizzabili come sostanze stupefacenti. Una sospensione temporanea del decreto che di fatto ne permetterebbe la vendita.

Il 24 ottobre ci sarà la prima udienza, in contraddittorio con il ministero della Salute, che cercherà ovviamente di difendere il decreto.

Cosa potrebbe succedere? "Le opzioni sostanzialmente sono due: o verrà interpretato che quel provvedimento non si applica a tutti i derivati che rientrano nell'autorizzazione alla coltivazione prevista dalla legge 242, limitando di fatto la portata applicativa del decreto all'ambito farmaceutico; oppure, ed è molto più probabile, visto che un giudice molto difficilmente nella fase cautelare, entra nel merito, verrà confermata la sospensiva, in attesa dell'esito del giudizio". A quel punto il 24 ottobre, potrebbe arrivare la conferma di una sospensione del decreto di Schillaci almeno per i prossimi due anni, la durata media di un processo amministrativo.

Il ministero della Salute si costituirà in giudizio

In una nota diffusa oggi dal dicastero guidato da Schillaci, si legge che "In relazione al Decreto del Tar del Lazio, Sezione Terza quater, del 4 ottobre 2023, con il quale è stato sospeso in via cautelare il Decreto del Ministro della Salute del 7 Agosto 2023, concernente la revoca del Decreto 28 ottobre 2020 di "Sospensione dell'entrata in vigore del Decreto 1 ottobre 2020" recante: "Aggiornamento delle tabelle contenenti indicazione delle sostanze stupefacenti e psicotrope , di cui al decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n 309, e successive integrazioni. Inserimento nella tabella dei medicinali, sezione B, delle composizioni per somministrazione ad uso orale di cannabidiolo ottenuto da estratti di cannabis"", il ministero "si costituirà in giudizio, ritenendo che le ragioni poste a base del ricorso siano prive di fondamento".

La nota conclude così: "In ogni caso il decreto monocratico del Tar non affronta il merito della questione, che sarà esaminato nella prossima udienza davanti al Collegio".

Il commento di Meglio Legale a Fanpage.it

"La sospensione del decreto Schillaci sul Cbd, operata del Tar del Lazio dopo il ricorso delle associazioni di settore, era il minimo auspicabile – ha detto a Fanpage.it Antonella Soldo, di Meglio Legale – Innanzi tutto il provvedimento riguarda una molecola senza effetti psicoattivi, le cui soluzioni orali sono state inserite nella tabella dei farmaci stupefacenti, contro ogni indicazione scientifica, in primis quella dell'Oms Il decreto aveva, inoltre, un chiaro effetto propagandistico, perché mira a ledere un mercato giovane e redditizio come quello della canapa industriale, impedendo il commercio di prodotti italiani e lasciando i consumatori all’acquisto su siti esteri o da mercati illegali".

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