Cannabis light, Salvini all’attacco: “Mi fa schifo lo spaccio di Stato, Parlamento si vergogni”
La discussione sulla cannabis light si riaccende dopo l’emendamento alla manovra presentato dal Movimento 5 Stelle che riscrive la legge sulla materia, alzando le percentuali di Thc per cui è legale la vendita di canapa. In attesa del giudizio della presidenza del Senato sull’ammissibilità di quell’emendamento, le opposizioni di centrodestra vanno all’attacco. A partire da Giorgia Meloni: la leader di Fratelli d’Italia parla di una “follia”. Ma ancor più dura è la posizione del segretario della Lega, Matteo Salvini, che parla di “spaccio di Stato”.
L'attacco di Salvini sulla cannabis light
Salvini va all’attacco del governo, responsabile di aver “messo tasse su qualunque cosa in questa manovra, ma hanno trovato i soldi per permettere la libera vendita della droga ai nostri figli. A me l’idea di uno Stato spacciatore di droga fa schifo. È la morte di una società e di una cultura. Il posto degli spacciatori è la galera e un Parlamento che pensa alla droga libera è una vergogna”. “La Lega – ribadisce l’ex ministro dell’Interno – sarà sempre contraria. Non esistono droghe che fanno bene”.
Forza Italia chiede di intervenire alla presidente del Senato, Elisabetta Casellati, sperando nello stralcio della norma perché considerata materia estranea alla legge di Bilancio. Maurizio Gasparri sottolinea: “Mai droghe legali, mai droghe impropriamente definite leggere, mai cannabis light. Mai più grillini, la vera droga che distrugge l’Italia”. L’emendamento contestato dal centrodestra è quello presentato dal senatore M5s Matteo Mantero.
Cannabis light, la difesa del M5s
A difesa di questa norma interviene Francesco Mollame, anche lui esponente del M5s: “Il subemendamento approvato non fa altro che stabilire un’imposta e ratificare quanto previsto dalla legge 242/16 e sancito dall’ex ministro dell’Interno con circolare del 31 luglio 2018 diretta alle forze dell’ordine, in base alla quale sotto il limite dello 0,5% di Thc la cannabis sativa L non è una sostanza stupefacente. Finalmente siamo riusciti a superare un dannoso pregiudizio che ostacola un comparto economico ‘green italiano’ che dà lavoro a migliaia di addetti e che si sviluppa in linea con una economia sostenibile, dalla bioedilizia ai materiali biocompositi compresi”.