Cannabis light illegale: cosa dice il testo discusso in Conferenza Stato-Regioni
Nella Conferenza Stato Regioni di mercoledì, giorno in cui la Consulta ha giudicato ammissibili le firme digitali raccolte per il referendum sulla legalizzazione della cannabis, si è discusso di un testo che andrebbe nella direzione opposta. Rendendo di fatto la cannabis light illegale. Si tratta di un decreto interministeriale (Salute e Agricoltura) che equiparerebbe la cannabis light a una qualsiasi altra sostanza stupefacente. Questo vorrebbe dire che coltivatori e rivenditori andrebbero incontro al rischio di subire le sanzioni contenute nel Testo Unico sulle droghe e il mercato subirebbe tutte le conseguenze del caso.
Tutta la filiera della cannabis light, in altre parole, ne risentirebbe. Sia per quanto riguarda gli introiti economici del settore, sia per il mercato del lavoro. Al momento, infatti, questo campo impiega migliaia di lavoratori, la maggior parte dei quali giovanissimi.
"Se dovesse passare, sarebbe permessa la sola coltivazione di piante per fini industriali (meno del 10% dell'attuale produzione) e la vendita per fini terapeutici sarebbe esclusiva delle farmacie. Un'assurdità priva di basi scientifiche, che rischia di mandare al collasso un settore che dà lavoro ad oltre 15mila persone, la maggior parte giovani under 35. Mentre in tutto il mondo si parla di legalizzazione della cannabis e riduzione del danno, da noi si pensa a far tornare il proibizionismo. Davvero ridicoli", denuncia il leader di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni.
Di fatto, come anticipato, nel decreto interministeriale su cui si è arrivati all'intesa in Conferenza Stato-Regioni, farebbe sottostare la "coltivazione delle piante di cannabis ai fini della produzione di foglie e infiorescenze o di sostanze attive a uso medicinale" alle norme del Testo Unico sugli stupefacenti. Non si terrebbe più conto, quindi, del livello di Thc e per la produzione bisognerebbe avere il via libera da parte del ministero della Salute. Nello stesso giorno, però, ha fatto anche un passo avanti l'iter per il referendum sulla cannabis. È infatti arrivato il via libera della Cassazione al riconoscimento delle 600 mila firme digitali raccolte.