Non arretra di un passo Anna Maria Cancellieri, anzi contrattacca. Nel ribadire di non volersi dimettere e di non aver fatto altro che qualche telefonata "per un detenuto che rischiava di morire", il ministro della Giustizia restituisce la sua lettura della bufera politica che l'ha coinvolta: "Sulla vicenda del mio intervento su Giulia Ligresti si sono innestati interessi politici che l'hanno strumentalizzata, con l'obiettivo di colpire il governo di larghe intese". Ma non solo, perché secondo il ministro "ci sono persone che hanno motivi di rancore nei miei confronti, perché ho sciolto comuni per mafia e fatto pulizia negli enti corrotti. Continuano a dire che sono intervenuta sui magistrati, ma non è vero, basta sentire Caselli. Non c'è serenità nel valutare i fatti, s'infanga una persona senza pensarci".
Nella sua lunga intervista a Repubblica poi, il ministro spiega di non pensare minimamente alle dimissioni e respinge con sdegno le insinuazioni riguardanti un intervento di Berlusconi per agevolare la sua carriera: "Fate pure un'inchiesta. Non ho mai chiesto aiuto a nessuno. […] Sono talmente tranquilla che divento una bestia, una carriera intemerata non può essere macchiata così". Insomma, nessuna autocritica e nemmeno una concessione a quanti avevano visto un trattamento "particolare" per la vicenda di Giulia Ligresti, ora agli arresti domiciliari. E proprio oggi arriva il salvagente offerto dal vice capo del Dap Cascini che spiega: "Non è vero che ci siamo interessati perché era amica del ministro, ma se il caso non ci fosse stato noto io mi sarei attivato eccome; me ne sarei interessato personalmente, come faccio o cerco di fare per ogni situazione a rischio di cui vengo a conoscenza. E sarebbe assurdo il contrario".
Ecco, Cascini poi parla di 40 segnalazioni da parte del ministro: una cifra che sostanzialmente non cambia molto la valenza di quanto avvenuto. Perché non contribuisce a fugare i dubbi sul peso che ha avuto nella vicenda la "conoscenza" tra la famiglia Ligresti ed il ministro (al netto della considerazione sulla peculiarità del caso di Giulia Ligresti, con il pm favorevole alla scarcerazione). Almeno non cambia la sensazione che, anche in questo caso, la formula del "tutti uguali di fronte alla legge" sia stata svuotata negli anni del suo significato originario. Resta uno slogan, al quale credere o meno. Tutto qui.