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Reddito di cittadinanza, le ultime notizie

Cancellare il Reddito di cittadinanza ha reso più povere 850mila famiglie

Il passaggio dal Reddito di cittadinanza all’Assegno di inclusione nel 2024 ha causato “un peggioramento dei redditi disponibili per circa 850mila famiglie”, soprattutto quelle più povere: hanno perso 2.600 euro l’anno, in media. A calcolarlo è l’Istat. Più in generale, le politiche del governo Meloni hanno aumentato leggermente la diseguaglianza in Italia.
A cura di Luca Pons
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Le misure messe in atto dal governo Meloni hanno reso più diseguale (anche se di poco) la distribuzione dei redditi in Italia. Ma soprattutto, cancellare il Reddito di cittadinanza ha reso più povere ben 850mila famiglie nel 2024. Lo ha calcolato l'Istat, nel suo ultimo rapporto sulla redistribuzione del reddito.

Il rapporto ha tenuto in conto diverse misure che il governo ha varato lo scorso anno: la riforma dell'Irpef; il taglio del cuneo fiscale; l'eliminazione del Rdc con l'introduzione dell'Assegno di inclusione; il bonus madri lavoratrici; è il bonus Natale. Nel complesso, tutto questo ha reso leggermente più iniqua la distribuzione dei redditi in Italia. L'indice di Gini che misura quanto è diseguale la distribuzione (se l'indice è a 0 significa che non c'è nessuna diseguaglianza) è passato dal 30,25% al 30,40%.

Chi è più povero dopo l'eliminazione del Rdc e l'arrivo dell'Adi

L'Istat dice esplicitamente che il passaggio dal Reddito di cittadinanza all'Assegno di inclusione nel 2024 ha comportato "un peggioramento dei redditi disponibili per circa 850mila famiglie". La perdita media è stata di 2.600 euro all'anno. E non solo: l'impoverimento riguarda "quasi esclusivamente" le "famiglie più povere".

Infatti, tra le famiglie danneggiate, ben 620mila hanno perso del tutto l'accesso al beneficio. Le altre 230mila circa, invece, hanno continuato a ricevere un sostegno, ma sono state svantaggiate dal nuovo sistema di calcolo.

L'introduzione dell'Assegno di inclusione, dunque, ha portato principalmente un impoverimento. Tra i beneficiari ci sono anche 400mila famiglie che si trovano in una situazione sostanzialmente identica all'anno precedente, perché ricevono bene o male la stessa somma. E solo un ristretto gruppo di 100mila famiglie ha avuto un beneficio, ricevendo in media 1.216 euro in più nell'anno. Si tratta di persone che hanno potuto avvantaggiarsi del diverso sistema di calcolo, che privilegiava le famiglie in cui c'erano componenti con disabilità.

Gli effetti del Supporto formazione lavoro

L'Adi però non è l'unica misura con cui il governo ha cercato di sostituire il Reddito di cittadinanza. C'è anche il Supporto formazione e lavoro (Sfl), che funziona con un meccanismo diverso e va a chi rispetta specifici requisiti (è ‘occupabile) e si impegna in corsi di formazione o simili. L'Istat non misura l'effetto specifico di questa norma, ma la sua presenza è tenuta in considerazione nel calcolo complessivo del reddito delle famiglie.

Non solo: l'Istituto sottolinea che, tra le 850mila famiglie che sono risultate impoverite dalla cancellazione del Rdc, solo una su dieci potrebbe avere un componente che ha diritto al Supporto formazione e lavoro. Insomma, anche se tutti i possibili titolari di Sfl avessero fatto domanda e fossero riusciti a ottenerlo per tutto l'anno, le cose cambierebbero poco.

Un altro aspetto che l'Istat mette in evidenza è quello a cui spesso fanno riferimento i difensori delle misure del governo. Questo metodo di calcolo, infatti, tiene conto solamente degli effetti che le misure hanno sulle famiglie coinvolte. E non del modo in cui queste famiglie reagiscono. Ad esempio, è possibile che i componenti di una parte di queste 850mila famiglie, trovandosi senza sostegno e aiuti, abbiano cercato e trovato lavoro.

Questo potrebbe portarle ad avere un reddito più alto, rispetto al 2023. L'Istat non ne tiene conto. Bisogna ricordare, però, che entrare nel mercato del lavoro non è semplice per chi ha i requisiti per l'Assegno di inclusione o il Reddito di cittadinanza. È decisamente improbabile, quindi, che la maggior parte degli esclusi dal Rdc si sia trovata un impiego.

Le altre misure del governo: riforma Irpef, taglio del cuneo e bonus madri

L'Istat calcola anche l'effetto avuto da altre misure varate dal governo per il 2024. La riforma dell'Irpef e il taglio del cuneo, ad esempio, hanno alzato il reddito disponibile per 11,8 milioni di famiglie. L'aumento è stato di 586 euro all'anno, in media. In questo caso, a perderci sono state circa 300mila famiglie (426 euro in meno, mediamente). Ben 9,6 milioni di famiglie non hanno goduto del taglio del cuneo, perché avevano un reddito sopra i 35mila euro, ma la riforma dell'Irpef gli ha comunque fatto risparmiare 251 euro di tasse, in media.

Per quanto riguarda il bonus madri lavoratrici, le beneficiarie l'anno scorso sono state circa 750mila, con un guadagno da poco più di mille euro grazie all'esonero totale dai contributi. Infine, il bonus Natale da 100 euro: l'indennità una tantum è arrivata a circa tre milioni di famiglie.

In Italia la disuguaglianza è aumentata

Come detto, però, il complesso delle misure varate dal governo ha aumentato leggermente la diseguaglianza nei redditi del Paese. Normalmente, considerando solo quanto guadagna ciascuno con il suo lavoro, c'è una grande disparità. Poi interviene lo Stato con tasse, contributi e trasferimenti (pensioni, misure contro la povertà…) per equilibrare la situazione.

Utilizzando sempre l'indice di Gini, se lo Stato non intervenisse affatto la disuguaglianza sarebbe al 46,5%. L'azione pubblica la abbassa a 30,4%. La riduzione quindi è di 16,1 punti, ed è anche più alta al Sud (-16,9 punti), anche perché nel Mezzogiorno la disuguaglianza di partenza è ben più alta della media nazionale: 48,2%. Al Nord, per esempio, è del 43%.

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