Camusso a Fanpage: “Incivile attaccare Reddito cittadinanza, è strumento di contrasto alla povertà”
Susanna Camusso, prima donna a guidare un sindacato italiano, è ora responsabile Politiche di genere della CGIL. Con lei discutiamo non solo della condizione delle donne nel mercato del lavoro, ma anche di salario minimo legale, degli attacchi al Reddito di cittadinanza e della situazione dei giovani sfruttati e sottopagati in Italia.
Il tema della parità di genere secondo Camusso è entrato prepotentemente nel dibattito nazionale, però "Bisogna evitare che questa buona notizia diventi un alibi per non fare nulla. Dal punto di vista concreto per esempio quelli che annunciano che la perdita dei posti di lavoro del 2020, che era stata una perdita di posti di lavoro prevalentemente femminili, è stata recuperata nel 2021, non dicono però che quelli sono contratti a tempo, di pochi giorni, che non hanno prospettiva, e quindi non hanno cambiato davvero il tasso d'occupazione", dice in un'intervista a Fanpage.it.
Secondo i dati Istat della media annua 2021 meno della metà delle donne italiane lavora: in tutto il 49,4%, mentre in Europa la percentuale è 63,4%. "Per anni in questo Paese si è fatta una politica basata sugli incentivi, dando per scontato che questo avrebbe determinato un effetto traino di crescita dell'occupazione. Non è stato così. I numeri della disoccupazione delle giovani donne fanno impressione. Se le giovani donne cercano e non trovano lavoro, questo diventa lo specchio del Paese per molti anni a venire, non si tratta solo di un problema congiunturale", spiega. Secondo Camusso un vero cambiamento nell'ambito della parità di genere passa anche dall'introduzione di un congedo parentale obbligatorio per gli uomini, perché dieci giorni non servono a nulla: "C'è un problema di condivisione del lavoro di cura tra uomini e donne, che oggi non c'è, è quasi tutto esclusivamente a carico delle donne, e allora bisogna fare il congedo parentale obbligatorio per la paternità, dieci giorni non rappresentano una svolta, né culturale né pratica. Bisogna fare poi delle politiche sulla precarietà, perché finché il lavoro delle donne è così frantumato e discontinuo non gli permette di realizzarsi".
Camusso difende il Reddito di cittadinanza
Non bisogna però colpevolizzare le donne, ammonisce. È quello che avviene con i giovani che prendono il Reddito di cittadinanza, misura che pure l'ex segretaria generale della CGIL ha criticato in passato. Gli attacchi al Rdc, che si sono susseguiti in queste ultime settimane, Camusso li definisce però "incivili": "Il Reddito di cittadinanza non c'entra assolutamente nulla con la mancanza di lavoratori stagionali. Non ci si rende conto che è uno strumento di contrasto alla povertà. Noi continuiamo a pensare che può essere fatto meglio, ma qui la discussione non è su questo, ma sul fatto che si vuole negare la necessità di uno strumento di contrasto alla povertà. Credo che questo sia da un lato incivile, nei confronti delle persone che sono in difficoltà, e dall'altro sbagliato, proprio perché ridurre le disuguaglianze è una delle condizioni per avere uno sviluppo migliore del Paese. Dall'altro è insopportabile quest'idea che i ragazzi, le ragazze, i giovani e coloro che non hanno un lavoro e lo stanno cercando, invece di averlo come diritto esercitabile in una condizione di diritti e tutele normali, debbano avere un lavoro povero, che non gli permette di vivere dignitosamente".
Perché i 40enni non riescono a rendersi autonomi
Per Camusso comunque è insensato puntare il dito contro i giovani che non riescono a lasciare la casa dei genitori, perché il loro stipendio non basta a pagare un affitto. Secondo l'Istat il 6,5% dei 40enni (circa 580mila persone) vive ancora con almeno un genitore, mentre oltre il 40% degli over 35 vorrebbe uscire dalla famiglia d'origine ma non può farlo. A pesare, secondo Camusso, sono soprattutto i fattori economici, e in particolare influisce la mancanza di contratti stabili.
"Se sei circondato solo da insicurezza capisco che diventa difficile andarsene. In questo Paese non si discute mai del tema della casa. I giovani se vogliono costruirsi una prospettiva autonoma probabilmente non si possono comprare la casa al primo giro, hanno bisogno di avere un mercato degli affitti ragionevole, un investimento sull'edilizia popolare, un intervento sulle periferie, perché siano luoghi in cui si può vivere positivamente. Ridurre tutto a colpa o responsabilità dei singoli che non si autonomizzano è un modo in realtà che hanno le generazioni che hanno governato per assolvere loro stesse, invece di domandarsi cosa non ha funzionato".