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“Camera delle deputate e dei deputati”: così il Pd vuole cambiare il nome di Montecitorio

Non più Camera dei deputati ma Camera delle deputate e dei deputati: questo l’obiettivo di una proposta presentata nei giorni scorsi dal Partito Democratico.
A cura di Annalisa Cangemi
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Il Partito Democratico ha presentato nei giorni scorsi una proposta di legge costituzionale, per cambiare la dicitura "Camera dei deputati" trasformandolo in "Camera delle deputate e dei deputati", affinché venga riconosciuta nella definizione di tale ramo del Parlamento "una concreta parità di genere".

"Cambia la realtà, cambia la cultura, cambia la lingua che serve a descrivere il mondo nel quale viviamo. E il nuovo nome che si intende attribuire va proprio in questa direzione", si legge nella relazione che accompagna la pdl, presentata dai deputati Gian Antonio Girelli e Sara Ferrari. La proposta è composta da un solo articolo, con due commi: "Ovunque ricorra sostituire la dizione ‘Camera dei deputati' con la seguente: ‘Camera delle deputate e dei deputati'" e "La modifica di cui al comma 1 entra in vigore con l’inizio della XX Legislatura".

I deputati dem ricordano che "in Italia solo nel 1946 il diritto di voto fu allargato alle donne, e per la prima volta in Parlamento, solo nella Costituente trovarono posto 21 deputate (su 556 componenti). Da allora il numero è cresciuto ma con una lentezza inaccettabile e ancora oggi le donne sono una minoranza in Parlamento, nonostante la loro diffusa partecipazione alla vita sociale ed economica del Paese" e "queste ragioni, oltre al fondamentale principio di parità di genere, fanno ritenere che la dizione attuale di ‘Camera dei deputati' sia ormai superata". L'istituzione, aggiungono, ha bisogno di essere ‘smaschilizzata', sottolineando anche nel nome l’importanza dell’opera quotidiana delle donne e il loro diritto ad essere riconosciute.

"Il Parlamento italiano – proseguono – potrebbe ben essere il pioniere di un cambiamento, non solo nominalistico, ma come vero cambio di paradigma, di mentalità, introducendo nella denominazione di uno dei rami del Parlamento, un dato di parità di genere".

Oggi la proposta è stata rilanciata dall'onorevole Pd Laura Boldrini: "Mi sembra una cosa normale, non scandalosa, chi la considera tale vuol dire che non vuole rendersi conto dei cambiamenti che sono avvenuti", ha detto l'ex presidente della Camera, intervenuta alla trasmissione di Rai Radio1 Un Giorno da Pecora, condotta da Giorgio Lauro e Geppi Cucciari. "C'è una mentalità patriarcale trasversale, bisogna abbattere questi pregiudizi anche nelle istituzioni", ha aggiunto.

Fdi boccia la proposta

Fratelli d'Italia ha bocciato la proposta: "In una fase geopolitica delicata e con i cittadini italiani che chiedono risposte su temi concreti, il Pd privo di proposte utili agli italiani dimostra di voler restare chiuso a chiave nella sua torre d'avorio. Stamattina, infatti, i parlamentari Dem Gian Antonio Girelli e Sara Ferrari hanno depositato una proposta di riforma costituzionale per cambiare il nome della Camera in ‘Camera dei Deputati e delle deputate'. La stucchevole attenzione nei confronti del linguaggio politicamente corretto, che evidenzia, per altro, un cortocircuito della sinistra: come possono far convivere l'adozione dell'ideologia gender fluid con il risalto del genere femminile? Come possono, in ambito linguistico, introdurre lo schwa e gli asterischi per annullare le desinenze di genere e, al tempo stesso, dare ridondanza agli aggettivi declinati al femminile? È la solita incoerenza del Pd, che oggi denota anche la difficolta' a contrastare l'azione di un governo che piace sempre piu' ai suoi elettori… ed elettrici", ha commentato in una nota il senatore Raffaele Speranzon, vicecapogruppo vicario di Fratelli d'Italia.

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